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Si chiama Apollo 2.0 ed è una piattaforma open source. Al progetto Baidu di guida autonoma collaborano anche GM, Ford e Daimler
BAIDU PENSACI TU Guida autonoma, la nuova frontiera. Ma in un settore ancora in fase di avanscoperta, le vie per emergere sono infinite. Chi le auto senza conducente le costruisce in proprio da cima a fondo, e chi invece approccia il tema dalla prospettiva opposta. È il caso, ad esempio, della cinese Baidu, che al CES 2018 di Las Vegas presenta l'ultima versione della propria piattaforma aperta di self driving. Si chiama Apollo 2.0, e a quanto pare è l'ecosistema più evoluto che sia mai stato concepito.
MISSIONE APOLLO Baidu sta alla Cina come Google sta al mondo occidentale. Con uno share globale del 7,5%, parliamo dopotutto del terzo motore di ricerca più frequentato al mondo, alle spalle solo di Big G e di Bing, l'alternativa Microsoft. Dunque anche Baidu si lancia nel mercato dell'autonomous driving confezionando un software chiavi in mano che fa della potenza di calcolo, della flessibilità e della sua filosofia open source le proprie armi principali. Apollo 2.0 perfeziona le proprietà della precedente generazione, restituendo performance di livello assoluto sia in termini di geolocalizzazione, sia di pianificazione, simulazione e percezione artificiale.
A LEZIONE DI SELF DRIVING Attirate dalla tecnologia all'avanguardia di Baidu sono oltre 90 compagnie di tutto il mondo, da costruttori auto come General Motors, Ford e Daimler, a player del settore hi-tech come TomTom, Nvidia, e Microsoft. Il collaudo dei primi prototipi di autobus a guida autonoma sono in programma in prestabilite città del Dragone entro la metà del 2018, mentre il progetto definitivo di self driving di livello 3 (l'auto avanza autonomanente in presenza di determinate condizioni e il conducente deve essere sempre in grado di intervenire manualmente) sarebbe a calendario per il 2020.
NIGHT VISION Le proiezioni di Baidu sono ottimistiche, anche se sembra che Apollo 2.0 non abbia ancora colmato determinate lacune. Il software, ad esempio, è già oggi in grado di funzionare al buio e in presenza di condizioni meteo sfavorevoli, ma se l'ambiente urbano si fa eccessivamente complesso (intensità di traffico, di segnaletica e di intersezioni), ancora rischia di andare in tilt. Presto sapremo se le prime auto a guida autonoma parleranno mandarino.