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Renault Scénic 1.5 dCi 110 cv hybrid assist


Avatar di Luca Cereda, il 27/12/17

6 anni fa - La monovolume compatta diventa crossover

Renault Scénic 1.5 dCi 110 cv hybrid assist, la prova su strada

La monovolume compatta diventa crossover: pro e contro della trasformazione

ESCE DAL CORO E' capitato, a un semaforo o uscendo dal parcheggio del supermercato, che mi guardassero strano. Incuriositi, più che altro. Perché davvero quest'ultima Renault Scénic è un'auto unica nel suo genere: la prima a tentare di impacchettare i litri di carico di una monovolume nel corpo di una crossover per provare a mettere d'accordo l'ingegnere e il poeta. Intesi come i due emisferi del cervello che possono guidarci nell'acquisto di un'auto.

FALSA MAGRA Il segreto? Uno stile più filante. Con qualche colpo sapiente e ben assestato – un accenno di spoiler, la fiancata della spalla mossa, il lunotto stretto ma soprattutto i cerchi da 20 pollici – Laurens Van Den Acker e il suo team di designer hanno reso la Scénic più slanciata e atletica. Non sembra più una monovolume, anche se continua a essere spaziosa, ad avere un baule generoso (572 litri) e pratico, dal pavimento piatto, e una certa versatilità dettata dalle sedute posteriori scorrevoli (in maniera separata ma non singola, di 16 cm). Senza contare soluzioni come il bracciolo scorrevole, i numerosi vani portaoggetti, un portaguanti formato cassettiera e i tavolini in plastica al servizio di chi siede dietro.

DIMENSIONINon è più la Scénic di una volta, nel bene e nel male. E male significa che dietro lo spazio non è pù abbondante come un tempo, soprattutto in altezza, per via del padiglione ribassato. Rimane comunque positivo il saldo tra ingombri esterni abitabilità: provate voi a trovare un SUV che in 4,41 metri per 187 cm accolga altrettanto generosamente umani e valigie. Ma un compromesso tra stile e pragmatismo, per sopravvivere, per una monovolume come la Renault Scénic è necessario. Pena l'estinzione.

SCELTA OBBLIGATA Tutti vogliono la ruota alta, e Renault li accontenta. I cerchi da 20'' sono una scelta obbligata. Una scelta di stile, che si riflette nella guida: un salvagente stretto (195) e dalla spalla abbondante (55) abbraccia il cerchio per smorzare i passaggi su dossi e buche, consentendo una taratura più rigida delle sospensioni. Per una guida più precisa, meno cedevole in curva, più lineare grazie anche alle ruotone. Sempre nei limiti di una monovolume, ovviamente, che però, quando tende ad allargare lo fa sempre in maniera prevedibile e controllata.

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ATTACCATI Qualcuno potrebbe definirla fin troppo sostenuta, per essere un'auto che bada soprattutto al confort di viaggio e nell'uso quotidiano. Per quanto mi riguarda la Scénic resta un'auto comoda – anche se non perfettamente insonorizzata dai fruscii- e fatta per essere vissuta. Ha un che di domestico la dotazione di prese: due USB, una 12V e un Jack. Non è il massimo invece, per restare concentrati alla guida, il fatto di avere quasi tutti i comandi della plancia integrati nello schermo touch: almeno la regolazione del clima è rimasta 'unopuntozero'.

SI PUO' FARE DI PIU' Tolto questo, la Scénic rimane un'auto pratica e facile da gestire negli spazi stretti, grazie allo sterzo leggero in manovra e al parabrezza panoramico. Non un'auto per palati fini, però: la qualità dei materiali che compongono l'arredo e dei rivestimenti è ampiamente migliorabile, sia al tatto sia alla vista.

LA SCELTA GIUSTA Da prendere diesel, assolutamente. Il 1.5 dCi da 110 cv protagonista di questa prova potrebbe bastare: ha sufficiente coppia (260 Nm) per spingere come si deve la Scénic anche a pieno carico - situazione tipica di chi acquista una monovolume. E poi, quanto a consumi, è una garanzia: i fatidici 20 km con un litro sono un obiettivo realistico nell'uso combinato.

C'E' L'AIUTINO Un gradino sopra c'è il millesei da 130 cv, ma dovete rinunciare all'ibrido. Già avete letto bene. La Renault Scénic 1.5 dCi si aiuta nel traffico con un piccolo motore elettrico che recupera in energia in frenata e aiuta il motore termico in accelerazione. Lo chiamano 'mild hybrid' (ibrido mite): praticamente non lo senti.


Pubblicato da Luca Cereda, 27/12/2017
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