11.700 esemplari BMW avrebbero adottato un software illecito per manipolare le emissioni. Verso i diesel, è lotta senza quartiere
ASCESA E DECLINO Dieselgate, puntata numero cento. Special guest, DameBMW. La notizia di un lotto di 11.700 vetture interessate da un software illecito, le indiscrezioni circa una possibile campagna fraudolenta da parte della Casa, l'irruzione in stile commissario Rex della Polizia federale nelle sedi di Monaco di Baviera e di Steyr, in Austria, dove l'Elica assembla i propulsori a gasolio. Qui l'unica campagna in corso sembra quella a discredito del diesel, carburante al quale oggi si imputano tutti i mali della società, ma che fino all'altro giorno veniva glorificato Urbi et Orbi. Dalle stelle alle stalle: va così, anche per le commodities.
ERRORE IN BUONA FEDE Dopo Volkswagen, Mercedes, Fiat Chrysler e via dicendo, dunque anche BMW ora trema all'idea di eventuali diesel-ripercussioni. Non fa mistero, il Gruppo, di aver installato per errore, in passato, un aggiornamento alla centralina di bordo di una partita di esemplari di 750d ed M550d. Un disguido che avrebbe falsificato i valori delle emissioni dei gas di scarico delle due berline, ma anche un gesto - assicurano dal quartier generale - privo di qualsiasi intenzionalità. Sta di fatto che la Procura di Stato ora vuole vederci chiaro: le prove a carico di BMW sono concrete, si sospetta un'azione sistematica e volontaria.
DAGLI ADDOSSO Comunque vada a finire l'ennesimo episodio che vede il motore diesel nella parte del cattivo, è ormai chiaro come la comunità internazionale abbia imboccato la strada della condanna definitiva. Il gasolio inquina, il gasolio uccide, il gasolio va ucciso. Questa la corrente di pensiero che attraversa le stanze della politica, che frequenta le pagine di autorevoli rotocalchi, che di conseguenza influenza l'opinione pubblica, spaesata di fronte a un tiro al bersaglio mai così aggressivo. All'uomo comune, passa un messaggio chiaro: acquisti un'auto diesel? Ancora qualche anno, e ti sbarriamo l'ingresso in città.
THE SHOW MUST GO ON Da una parte, quindi, la sentenza della pena capitale. Dall'altra, sponda Case auto, il diesel è in ogni caso ancora al centro di cospicui investimenti in ricerca & sviluppo. La tecnologia compie passi da gigante e il gasolio ne approfitta: in cooperazione coi maggiori costruttori mondiali, Bosch sta portando avanti qualcosa come 300 progetti innovativi volti a "ripulire" i gas di scarico e ad accreditare i propulsori diesel dell'omologazione al nuovo protocollo RDE (Real Driving Emission), basato cioè su test su strade aperte al traffico, quindi più aderenti alla realtà di tutti i giorni.
DIESEL INNOVATION Bosch, ma non solo. In attesa della svolta elettrica, Mercedes scommette con convinzione (cioè versando fiori di milioni) sull'ibrido diesel. Apripista dello scandalo Dieselgate, la stessa Volkswagen ha annunciato di avere in serbo progetti a medio lungo termine anche sui motori a combustione interna, turbodiesel compresi. Per non parlare di Mazda, che a differenza dei connazionali di Toyota (che in Italia non vende più modelli a gasolio), dopo l'introduzione dell'unità Skyactiv-D ha in cantiere un gioiello come lo Skyactiv-X che funziona a benzina, ma che copia in gran parte la tecnologia turbodiesel. E via discorrendo.
COSA DICE LA SCIENZA Non tutti i mali, insomma, vengono per nuocere: se il Dieselgate ha propiziato e accelerato la ricerca su una forma di mobilità di massa come quella delle auto a gasolio, ben vengano crisi di questo genere. Ultima considerazione: l'accanimento verso il diesel non ha nemmeno fondamenta scientifiche, dal momento che gli studi dimostrano come i rischi maggiori per la nostra salute provengano dai motori a benzina, qualora essi non vengano equipaggiati di filtro antiparticolato (clicca qui per l'articolo). Persino il metano, se privo di filtri, sarebbe più inquinante di un diesel Euro 6. Ma allora, perché tutto questo "casino"?