La dimostrazione della compagnia britannica Thatcham Research: i sistemi di assistenza alla guida mostrano ancora grossi limiti
GUIDA (POCO) AUTONOMA Autopilot, ProPilot, Autonomous emergency brake, Autonomous parking, e via dicendo. Nomi e sigle che lasciano intendere una cosa sola: cioè che l'auto guida da sé, il conducente è sollevato dall'impegno di prestare attenzione alla strada. E invece no, non è affatto così. La guida autonoma è un traguardo che prima o poi l'umanità raggiungerà, ma quell'orizzonte dista chissà quanto. Oggi gli automobilisti hanno a disposizione un ventaglio di sistemi di assistenza sino a qualche tempo fa impensabili. Ma guai a confondere i cosiddetti ADAS con il principio di self-driving car. E qualcuno, finalmente, ci spiega anche perché.
ALLA PROVA DEI FATTI Solleticata dai recenti episodi di cronaca, tragedie come quella dell'incidente tra un pedone e un prototipo Uber, ma anche tragedie potenziali come l'imbarazzante passaggio col rosso di una Mondeo targata Mobileye, la compagnia britannica Thatcham Research è scesa in pista per dimostrare sul campo i limiti che gli odierni sistemi di assistenza ancora scontano nei confronti di una ipotetica guida autonoma. Gli ingegneri hanno messo alla prova due tra i più comuni ADAS sul mercato: frenata automatica di emergenza e mantenimento attivo della corsia di marcia. Ecco cosa è successo.
FRENATA FANTASMA Capitolo Autonomous braking: come illustrato anche nel video tutorial, la Tesla Model S impiegata per il test fallisce la missione di riconoscere per tempo un ostacolo piombato in traiettoria all'improvviso. Se l'auto alla quale si aggancia l'Adaptive Cruise Control scarta di colpo verso la corsia adiacente, se quindi di fronte a sé la nostra vettura si ritrova un veicolo fermo in panne, l'impatto sarà con ogni probabilità inevitabile. In sostanza, i sensori radar tardano a rilevare una presenza che non sia la medesima registrata sino a un istante prima. Mai delegare al Cruise Control, nemmeno se ultraevoluto, il 100% della guida.
TI SEI PRESO UNA SBANDATA La ricerca passa poi ad esaminare la funzione Lane Keeping Assist. Anche in questo caso, le telecamere deputate a leggere le strisce bianche lavorano egregiamente sino a quando la corsia è perfettamente rettilinea. Non appena la strada accenna a movimentarsi, con semicurve a destra e sinistra, il sistema entra in crisi e pennella traiettorie tutt'altro che precise. Invadendo la corsia limitrofa, e - in caso di doppio senso di marcia - esponendo l'auto a un impatto frontale dalle conseguenze che è meglio nemmeno immaginare.
DISINFORMAZIONE Non è una coincidenza che i tecnici di Thatcham Research abbiano svolto il test a bordo di una Tesla: l'Autopilot in dotazione ai modelli della innovativa firm californiana è unanimente considerato il software più avanzato sulla piazza. Ma a quanto pare (e per chi ci segue, non è certo una sorpresa), allo stadio attuale nemmeno un sistema sviluppato nella Silicon Valley mette al riparo il guidatore da imprevisti che spiacevoli è dir niente. Per l'ultima volta: la guida autonoma, ancora, NON esiste. Dichiarazioni come quelle di Elon Musk sull'Autopilot di imminente release non aiutano il pubblico a prendere coscienza dell'equivoco.