Mettiamo alla prova la Tesla Model S 100D: quanto consuma? Come si guida? Quanto tempo devo fermarmi ai Supercharger?
DOMANDE E RISPOSTE Quanta autonomia ha la Tesla Model S? Quanto costa una ricarica al Supercharger? Quanto dura un pieno di una Model S 100D? Con queste domande ben chiare in testa, ho deciso di mettere davvero alla prova una Tesla Model S 100D. Partendo da Gallarate per arrivare fino a Panzano in Chianti in provincia di Firenze, ho voluto capire quanti km si riescono davvero a percorrere sull'auto elettrica per definizione e quanto possano essere pratici i Supercharger. Pronti? Allacciatevi le cinture perché ci aspetta un viaggio di quasi 800 km. Rigorosamente in giornata.
IL MONDO DEL DOMANI Ogni tratto estetico della Tesla Model S 100D è figlio di raffinate esigenze aerodinamiche. Devo dire che, in tutta onestà, i designer Tesla sono stati bravi a ingentilire le forme di un'ammiraglia lunga quasi 5 metri e larga 2. Gli aspetti più caratteristici della Model S 100D che sto provando sono l'assenza della presa d'aria frontale – inutile su un'auto elettrica, visto che non dobbiamo raffreddare alcun motore termico – un particolare ereditato dall'ultimo restyling del 2016, oltre alle maniglie a scomparsa e ad una coda affusolata, quasi da coupé, anche se una linea cromata che mette in comunicazione i fari non mi convince più di tanto.
MADE IN USA Appena aperte le portiere della Tesla Model S 100D restyling ci troviamo davanti ad un'auto americana in tutto e per tutto. Grande spazio a bordo e grande confort, con sedili a prima vista accoglienti e un divano posteriore molto spazioso. L'effetto wow è assicurato dal titanico display tattile da 21” a sviluppo verticale, vera interfaccia della Model S dalla quale possiamo andare a navigare in internet, garantire la portabilità con i nostri smartphone, caricare la nostra libreria di Spotify e regolare l'assetto della vettura, oltre a qualche chicca da nerd come modificare l'icona dell'auto rendendola simile alla Lotus sottomarina di 007. Lo spazio per i bagagli non manca di certo, grazie a ben due bagagliai – uno anteriore e uno posteriore – capaci di una somma in configurazione standard superiore agli 800 litri. Non male davvero.
UN MOTORE, DUE MOTORI La sigla nel nome dice tutto: Tesla Model S 100D, dove 100D indica una batteria da 100 kWh e la D significa Dual Engine, ovvero un doppio motore elettrico, uno dedicato all'asse anteriore e uno a quello posteriore. Così facendo, la Tesla Model S 100D è di fatto un'auto dotata di trazione integrale, pur senza avere l'albero di trasmissione ad intasare gli interni, fattore che aumenta di molto la già buona abitabilità. La potenza di questa versione è di quasi 400 CV, sufficienti per far scattare la Model S 100D da 0 a 100 km/h in 4,4 secondi prima di toccare i 250 km/h di velocità massima.
SI PARTE Parto da Gallarate con 400 km di autonomia, non con il pieno quindi: caricando al massimo la vettura è praticamente impossibile superare i 500 km dichiarati dal computer di bordo, a fronte di un'autonomia massima di 632 km sbandierata dalla casa. Impostando la destinazione sul navigatore della Tesla, la Model S calcola in automatico una sosta di 30 minuti al Supercharger di Modena per arrivare a Panzano in Chianti con circa il 10% della batteria. In tutta sincerità, viaggiare in elettrico è rilassante: non si avvertono rumori salvo il rotolamento degli esagerati pneumatici da 21” e dell'aria, nonostante la velocità di crociera sia ai limiti autostradali. Va detto che, però, l'autonomia complessiva risente molto della capacità del vostro piede destro di adattarsi alle esigenze di una Tesla, quindi per massimizzare la percorrenza della 100D l'optimo è presto fatto: 100 km/h a velocità costante e, possibilmente, aria condizionata spenta. A 130 km/h di velocità, il sito Tesla non dichiara nemmeno l'autonomia prevista, guardate qui anche voi per credere.
PRIMA RICARICA Arrivo al Supercharger di Modena dopo 226 km percorsi. Per arrivare alla stazione di ricarica prevista da Tesla, devo necessariamente abbandonare l'autostrada e, per quanto questo possa distendere gli animi dopo un lungo tratto, sinceramente non la trovo la soluzione più pratica del creato. Se poi aggiungiamo a questo aspetto anche la difficoltà a trovare al primo colpo le colonnine di ricarica, trovo sicuramente il sistema dei Supercharger nettamente perfettibile.
ASPETTA E SPERA La velocità massima di ricarica della Model S 100D grazie al Supecharger è di 120 kWh: se fosse davvero così, in meno di un'ora dovrei caricare al massimo le batterie. E invece no. Il sistema ricarica a 120 kWh sino a metà della capacità, per poi rallentare sensibilmente. Risultato? Per ottenere altri 400 km di autonomia sono dovuto rimanere fermo 60 minuti. Una soluzione per chi va di fretta, insomma.
DA ZERO A MITO Rientrare in autostrada mi da la possibilità di provare lo scatto da 0 a 100 km/h della Model S 100D. Vi assicuro: è un'esperienza interessantissima. Grazie al doppio motore elettrico tutta la coppia di cui la 100D è capace è immediatamente disponibile, incollandomi al sedile. In meno di 5 secondi sono già ai limiti del codice della strada, quindi meglio alzare il piede. Non stento a credere che la versione più performante della gamma, la Model S P100D, riesca a bruciare in accelerazione la quasi totalità delle supercar odierne.
ANDATA E RITORNO Tra l'Officina della Bistecca, la succulenta meta del mio viaggio, e il Supercharger di Modena ci sono 316 km tra andata e ritorno. Se il ristorante avesse a disposizione un Destination Charger il tutto sarebbe più semplice, ma voi sinceramente vi dirottereste dalla leggendaria Fiorentina di Dario Cecchini verso una location più anonima, anche se dotata della colonnina di ricarica? Al cuore, o allo stomaco, non si comanda. A conti fatti, dovrei tornare al Supercharger di Modena con 76 km di autonomia ma sulla via del ritorno all'altezza di Bologna ho una visione mistica: continuando ad andare a 130 km/h e con l'aria condizionata accesa, rischio di fermarmi in autostrada. Quindi, si continua alla folle velocità di 100 km/h e rinuncio al gradevole refrigerio. La fame fa fare dei salti, ma la paura li fa fare più alti: arrivo a Modena con meno del 5% della batteria, equivalente a 29 km di autonomia.
IL TEMPO PASSA, PASSANO LE ORE Fortunatamente, i Supercharger sorgono vicino a bar e ristoranti interessanti, dov'è possibile mangiare qualcosa di diverso dal solito Camogli dell'autogrill. E per fortuna, mi viene da dire, perché per tornare sulla psicologica e tranquillizzante quota di 400 km di autonomia, devo stare necessariamente fermo ben 80 minuti. Avere il gigantesco display della Model S a disposizione, in questo caso, aiuta davvero a distrarsi: navigare in internet è compreso nel prezzo, grazie ad una scheda dati con cui l'auto è in grado di surfare in rete e di aggiornare in autonomia il proprio software.
AUTOPILOT La stanchezza, dopo 600 km di viaggio, inevitabilmente si fa sentire. Ne approfitto per utilizzare al meglio l'Autopilot. Va precisato ancora una volta che, nonostante il nome abbia indotto ed induca in errori spesso fatali i conducenti, l'Autopilot non è un sistema di guida autonoma, bensì di guida assistita. Grazie ad una serie estesa di sensori ad infrarossi, telecamere e radar affogati a 360° nel corpo vettura, la Tesla Model S 100D è in grado di leggere la segnaletica stradale e le strisce, impostando la curva e seguendo la vettura davanti a lei, frenando e ripartendo in totale autonomia. In sostanza, è un buon sistema di lane assist con funzione cornering che si abbina ad un valido cruise controll adattivo con funzione stop&go.
L'ULTIMA Un'auto elettrica in autostrada è a suo agio come uno squalo bianco nella savana. La Model S 100D, così come anche le rivali, in autostrada è energivora. Decido di fermarmi un'ultima volta al Supercharger di Melegnano prima di tornare a casa. Anche qui la scena di Modena si ripete: si abbandona l'autostrada e si vaga alla ricerca delle bianche colonnine, anche se stavolta sono meno ansioso rispetto a poche ore prima. Una sosta flash di 20 minuti e si riparte verso casa.
IERI, OGGI E DOMANI Tutti i costruttori di auto si stanno rivolgendo all'elettrificazione. Chi punta sui sistemi mild hybrid, chi sui full, chi sui plug-in o sulle elettriche: dobbiamo rassegnarci, la direzione intrapresa è questa, e difficilmente si tornerà indietro. Arrivare ad affermare però che l'elettrico è il presente è tutto fuorché reale, almeno per la situazione attuale in Italia. Prendiamo ad esempio i Supercharger: ad oggi in Sicilia e Sardegna non esistono, e sotto Roma ne troviamo aperti solo 5. C'è ancora parecchio da lavorare, se davvero si crede in questa mobilità e se davvero la si vuole rendere alternativa allettante ai carburanti.
GRATIS O NO? I Supercharger sono ancora gratis, ma fino a pochi mesi fa il Divino Elonavrebbe fatto pagare a chiunque avesse acquistato una Tesla oltre una certa data una cifra giudicata “inferiore a quella del carburante”. Eravamo quasi arrivati ad una rivolta popolare da parte degli acquirenti Tesla, così il buon Musk ha fatto dietro front. A rigor di logica, mettere i Supercharger a pagamento non sarebbe un'idea stramba, visto che l'elettricità in qualche modo va pur sempre generata. E sono pronto a scommettere che, in futuro, i Supercharger seguiranno questa via, sempre che Tesla dovesse riuscire a elettrificare il mondo dell'autom come ripete da anni.
ELITARIA Per portarsi a casa una Tesla Model S 100D come quella che ho provato, bisogna prepararsi ad una spesa di almeno 110.000 euro. Citando l'immortale Guido Nicheli in arte Dogui, “cambiar car è una scelta di vita”. Mai parole furono più azzeccate come in questo esempio. Con la stessa cifra, il portfolio delle rivali è ampio: dalla Porsche Panamera 4 E-Hybrid passando per BMW Serie 7 50d e arrivando fino alla Mercedes Classe S 450 4Matic. Rivali che, in tutta onestà, a livello di qualità costruttiva hanno ancora molto da insegnare alla Tesla.
NUOVA VISIONE Va detto, però, che in 800 km di viaggio ho avuto modo di ragionare profondamente su cosa voglia offrire Tesla al mondo dell'auto e non solo. Il costruttore californiano è intenzionato a realizzare auto che non emettano anidride carbonica o agenti inquinanti – anche se non tutto quello che inquina in un'auto esce dal suo terminale di scarico – e per farlo offre un'idea diversa di viaggio: più lunga in termini temporali, dato che si è costretti necessariamente a programmare soste tutt'altro che brevi per arrivare a destinazione, ma per certi versi più rilassato e meno frenetico. Il che, per il mondo di oggi, è difficile da accettare.