Citroen 2CV Soleil: volante duro come la roccia, freni che non frenano e sospensioni da mal di mare. Ma che fascino andarci in giro.
BEI TEMPI QUELLI Me lo ricordo come fosse ieri quando mio padre mi parlava della sua gioventù e di quanto fosse stravagante quella Citroën 2CV con cui, a sua detta, era riuscito a fare un po’ tutto, dal cappottamento su strada sterrata ai primi viaggi con gli amici. “Che macchina Marco, sembrava di essere su un materasso con le ruote, ogni curva era una roulette russa con la morte. Per non parlare dei freni… Per rallentare uscivamo tutti dal tettuccio per fare effetto vela”. Sì, e poi? Siete riusciti anche a completare il giro dell'Himalaya?
NOSTALGIA CANAGLIA È chiaro che mio padre, in preda ai ricordi, si è fatto prendere la mano. Su una cosa però era serio. Su quel mitico cambio piazzato in una posizione diversa da tutte le altre auto, che, invece di muovere avanti e indietro, dovevi tirare, spingere e ruotare.
UN BEL GIORNO LA SORPRESA Ora mettetevi nei panni di un ragazzo nato a metà degli anni ottanta, che una cosa del genere non l’ha mai vista. Per farla breve, in tutta la mia vita non mi è mai capitato di mettere il sedere su una 2CV. Fino a che, in una mattina di ordinaria follia in redazione, è arrivata la telefonata da Citroën.
SERIE SPECIALE SOLEIL E’ bianca e gialla con l’adesivo di un salvagente sul portellone posteriore e di un cappello da marinaio e una pipa sugli sportelli. Sembra appena uscita di fabbrica per quanto scintilla sotto il sole. E in effetti la storia di questa 2CV è singolare. Derivata da una vecchia Charleston è stata totalmente smontata e rimessa a nuovo seguendo i disegni di Serge Gevin, proprio colui che ne ideò quasi tutte le serie speciali ma che, per un motivo strano, non riuscì mai a mettere in commercio questa serie speciale chiamata Soleil. Qui la storia del restauro.
EPPUR SI MUOVE Caspita, che bella. Fa proprio simpatia con quegli occhioni tondi, che sembrano poggiati sul cofano come un paio di pince-nez sul naso di un nobile ottocentesco. Massimo, il mio collega, sembra stregato dal suo fascino. Continua a fare domande, le gira intorno, apre il cofano e poi dice: io non ho mai capito come sia possibile andare in giro con 2 soli cavalli. Questa macchina non deve andare proprio niente!
UNA STORIA DA RACCONTARE Perdonatelo! Non sa quello che dice. “Devi sapere, caro Massimo, che al contrario di quanto molti pensavano, la mitica 2 CV si chiamava così poiché, ai tempi della sua creazione, montava un motore di 400 cc che, per le imposte francesi, pagava per due cavalli fiscali”. Poi tira in ballo la storia delle uova sul sedile che, grazie alle sospensioni morbide, non si rompono nemmeno su un campo appena arato.
CAMBIO LEGGENDARIO Prima di continuare a dar retta a Massimo, però, devo familiarizzare con il mitico cambio. La piccolina si avvia senza fare un plissé, del resto sotto il cofano è stato tutto revisionato a dovere. Per inserire la prima devo tirare la leva e ruotarla a sinistra. Per la seconda spingo in avanti. E cosi via sino alla quarta. Oddio, e la retro? Ruoto a sinistra e spingo in avanti.
VADO DI BOLINA Più facile a dirsi che a farsi, ma vi assicuro che bastano pochi isolati per capirne il meccanismo. Resta il fatto che il volante è duro come una roccia, i freni rallentano quel poco che serve a non tamponare in coda e le sospensioni apportano alla vettura lo stesso coricamento laterale di una bolina su Luna Rossa.
FASCINOSA ALL'INVEROSIMILE Ma che goduria, ragazzi. Più la guido più mi viene voglia di andare in giro, anche con Massimo di fianco che continua a fare domande. Niente aria condizionata, solo l’apertura di una finestrella sotto il parabrezza in stile tank del conflitto mondiale. Niente radio, niente di niente, solo io e quel bicilindrico boxer da 600 cc da 35 cavalli che fa anche un bel suono. E sapete che vi dico? Che la giornata prende una piega diversa. Provate ad andare a lavoro con lei, arriverete sicuramente con il sorriso sulle labbra. E le uova sane. E sì, perchè le uova sul sedile del passeggero non devono mai mancare. Volete sapere perché? Date un occhio al video qui sotto.