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Prova

Moto Guzzi Griso


Avatar Redazionale, il 08/09/05

19 anni fa - Nuda come nessuna.

La Casa di Mandello esce dagli schemi con una nuda che sorprende per le forme personalissime e per una guida efficace e sicura in ogni situazione. In vendita da ottobre, ha un prezzo di 11.990 euro chiavi in mano.


SCUSATE IL RITARDO Dopo una gestazione lunga un paio di annetti, la Griso sta finalmente per arrivare: la catena di montaggio andrà a regime il 20 di settembre e con ottobre i primi esemplari si potranno ammirare dietro le vetrine delle concessionarie. Sia ben chiaro però che a Mandello del Lario, nel frattempo, non sono stati con il naso per aria a girarsi i pollici. Molto semplicemente la scelta di fare della moto di serie una copia fedele della prima concept bike apparsa nel 2003 al salone di Milano ha imposto un lungo e difficile lavoro di progettazione.

A BOCCA APERTA Il risultato è di quelli che lasciano a bocca aperta; roba da mettere a rischio le coronarie di chi, a sentire nominare Moto Guzzi, pensa ancora alla T5 dei Carabinieri. Lo stile della Griso porta qualcosa di nuovo non solo sotto le insegne dell'Aquila, tanto che si fa fatica a classificarla secondo criteri convenzionali. Bassa e lunga ben 2.260 mm, con un interasse di 1.554, non è di certo una custom, una cruiser neppure e quella di naked è un definizione che le va maledettamente stretta.


A ME GLI OCCHI A girarle attorno c'è da perdersi via, tanti sono i dettagli capaci di catturare l'attenzione con l'abilità di un incantatore di serpenti. Le sovrastrutture sono minimaliste, tagliate a metà dai tubi superiori del telaio (a doppia culla aperta in acciaio) che collegano con un arco il cannotto di sterzo alle piastre posteriori. I fianchi sono atletici, con piccole aperture schermate da una retina metallica. Il codino, che ospita una modernissima luce a tre Led montata a filo, scivola svelto verso il parafango come il posteriore di pastore tedesco verso la coda.

DICE TUTTO Di taglio molto più classico è il faro anteriore, tondo e cromato, così come reduci da un bagno nel cromo sono pure il manubrio oversize e gli specchi retrovisori. Il cruscotto, protetto da una piccola "unghia" a suo volta dotata di finitura metallica, è composto da un contagiri analogico e dal display multifunzione del computer di bordo. Integrato da una nutrita serie di spie, questo permette di visualizzare molteplici informazioni come i consumi, la velocità istantanea, quella media e quella massima, la temperatura ambiente, i chilometri percorsi (con due parziali) e l'ora.


IN PRIMO PIANO Con una carrozzeria così attillata, è naturale che il motore sia protagonista della scena. La Griso ostenta con fierezza il bicilindrico 1.100 a V di 90° raffreddato ad aria e con teste a due valvole e doppia candela. E' una sorta di marchio di fabbrica per la Moto Guzzi e l'ultima generazione, montata anche dalla Breva, ha subìto numerosi aggiornamenti e migliorie. La più importante è la riduzione della lunghezza di ben 4 cm, ottenuta spostando l'alternatore in mezzo ai due cilindri, cosa che ha consentito anche una miglior centratura delle masse.

A DIETA Rispetto al passato, le bielle sono alleggerite di un buon 10% e cambia anche il rapporto tra la loro lunghezza e la corsa del pistone, per contenere l'inerzia e abbattere le vibrazioni. Pure i pistoni sono alleggeriti e adottano un mantello ribassato con segmenti a loro volta più snelli. Ad alimentare le camere di scoppio provvede un sistema d'iniezione elettronica che spruzza il carburante nella parte bassa dei collettori di aspirazione, a tutto vantaggio delle prestazioni, dei consumi e del contenimento delle emissioni nocive. La potenza massima è così di 88,1 cv a 7.600 giri, con un picco di coppia di 89 Nm a 6.400 giri e nel rispetto delle normative Euro 3.


CURVE SEDUCENTI Il circuito di lubrificazione è studiato per offrire una costanza di rendimento in ogni condizione e si avvale di un radiatore montato longitudinalmente sul lato destro del basamento. Subito sue spalle si notano la frizione e il cambio, sempre a sei marce ma con la primaria accorciata dell'8% rispetto all'unità gemella della Breva. Dalla parte opposta tiene banco un impianto di scarico incredibilmente sinuoso e muscoloso. Realizzato con una doppia camera che vede l'involucro esterno separato dal vero condotto di scarico interno per evitare lo sgradevole effetto arcobaleno sui collettori, adotta uno schema 2 in 1 e un terminale a megafono di taglia XXL. Costruito in acciaio inox, ha un fondello in alluminio.

GRAZIE AL CA.R.C. Tornado sul lato destro, la Griso sfoggia al retrotreno il massiccio monobraccio in lega d'alluminio già ammirato anche sulla Breva, con articolazione progressiva e monoammortizzatore Boge completamente regolabile nel precarico molla e nell'idraulica. Secondo lo schema CA.R.C., (cardano reattivo compatto, per chi non ama le sigle) al suo interno sono alloggiati l'albero di trasmissione e il pignone, mentre un'asta di reazione completa il quadro nella parte superiore. Il tutto è studiato per eliminare il fastidioso sollevamento della moto in accelerazione ma, funzione a parte, fa anche la sua figura dal punto di vista estetico.


GRIFFATA Grazie all'abbondante luce che la separa dal motore, ancor più suggestiva è la vista della forcella da 43 mm a steli rovesciati firmata Showa, anch'essa completamente regolabile. L'inclinazione del cannotto di sterzo è di 26°, per un'avancorsa di 108 mm. I freni sono della famiglia Brembo Serie Oro, montati su ruote in alluminio a tre razze da 17 pollici. All'avantreno c'è un doppio disco da 320 mm con pinze a quattro pistoncini; al posteriore spazio invece per un disco da 282 mm con pinza a due pistoncini, mentre a far da comun denominatore ci sono tubi in treccia metallica.

SU MISURA Vista la qualità della componentistica e delle finiture in genere, il prezzo di 11.990 euro chiavi in mano richiesto dalla Moto Guzzi pare ragionevole. Offerta in quattro colori, nero, rosso, giallo e azzurro perlato, la Griso dispone inoltre di una lunga lista di accessori che lascia ampie possibilità di personalizzazione. Si va dal cupolino alle borse semirigide da 25 litri, passando per la borsa da serbatoio e componentistica varia in ergal. Basterà tutto ciò a fare della Griso un fenomeno di moda? A Mandello ci credono sul serio, al punto da aver studiato una linea di abbigliamento dedicata, con il marchio Griso a fare da ritornello.

SOPRA, NON DENTRO Le forme personali ed essenziali della Griso si riflettono anche sulla posizione di guida. Complice l'assenza di un serbatoio tradizionale, una volta seduti la prima impressione è di essere semplicemente appoggiati sulla moto. In effetti, però, le cose non stanno così. I fianchi sono appena scavati ma ciò basta a permettere alle ginocchia di lavorare a dovere negli incavi. La sella è sagomata in modo da sostenere bene la zona del cavallo e impedisce di avanzare troppo in frenata, scongiurando anche il rischio d'involontari contatti delle rotule con le teste dei cilindri. La sua altezza da terra di 800 mm consente a chi non gambe da trampoliere un sicuro appoggio a terra.

SOTTO CONTROLLO Il manubrio è largo, relativamente basso e assicura un eccellente braccio di leva, il massimo per sfruttare a dovere negli spazi stretti il raggio di sterzata contenuto della Griso. Le leve del freno e della frizione sono entrambe regolabili, mentre i blocchetti elettrici sono di quelli con le frecce e il clacson invertiti rispetto alla norma, con quest'ultimo sopra e le prime sotto, in posizione piuttosto scomoda. Le pedane sono centrate, ottime per la guida turistica, mentre a chi ama la postura più sportiva a ranocchio farà piacere sapere che a breve arriveranno in listino come optional anche pedane regolabili.


IN GRAN FORMA Uno scatto della chiave, una leggera pressione sul pulsante e il bicilindrico inizia a scuotersi e a pulsare con un timbro di voce molto familiare. Nessuna incertezza, né esitazione: il motore V2 gira tondo come un orologio e sono sufficienti due sgasate per capire che è più brillante e in forma che mai, grazie al minuzioso lavoro di affinamento svolto sulla meccanica.

SILENZIO, CI CAMBIA Il cambio è una bella sorpresa. L'innesto della prima è tanto morbido e silenzioso che, se non fosse per lo spegnimento della spia verde sul cruscotto, verrebbe da dubitare di aver realmente inserito la marcia. E con i rapporti successivi la scena si ripete: la corsa della leva è fluida e piuttosto breve. Mai un passaggio a vuoto, né in accelerazione né in scalata, nemmeno quando si agisce senza troppo riguardo e si scalcia la leva senza usare la frizione. Il "tlonk" che una volta accompagnava le cambiate delle Aquile di Mandello va dritto nel dimenticatoio, a braccetto con il sollevamento del posteriore in accelerazione, cancellato con un colpo di spugna dal CA.R.C.


CUORE D'ORO E dire che quando si dà gas, di birra ce n'è, eccome. La spinta si fa subito regolare e la progressione è costante. A meno che non si sia in pista a girare con il coltello tra i denti, la generosità dell'erogazione è anzi tale da sconsigliare di tirare le marce allo spasimo. Per tenere un passo da fanfara è sufficiente arrivare a ridosso del regime di coppia massima e passare al rapporto superiore, con un impegno fisico e uno stress per la meccanica risibili. Di vibrazioni ce n'è poche, localizzate più che altro sotto la sella e la loro frequenza non è fastidiosa.

PASSIONE SFRENATA Il monobraccio posteriore funziona a meraviglia anche quando si tratta di copiare le asperità del terreno, tanto in rettilineo quanto in curva. Solo se si forza l'andatura e il terreno è particolarmente sconnesso è consigliabile liberare un po' il freno in estensione, operazione che porta benefici soprattutto se replicata all'avantreno. La taratura standard è comunque già un ottimo compromesso tra le esigenze di comfort e di guidabilità. Alla fine, nei lunghi viaggi, l'unico limite, scontato, è rappresentato dal riparo aerodinamico inesistente, che complica la vita, quando vuole provare a vedere se la velocità massima dichiarata di 200 km/h è vera o se si cerca di tenere medie superiori alle velocità Codice in autostrada.


BILANCIATISSIMA La Griso è una moto cui viene spontaneo dare subito del tu. Il senso di padronanza trasmesso dal manubrio è totale e in un batter d'occhio ci si dimentica dell'interasse e del peso di 227 kg a secco. Anche nelle svolte strette percorse a bassa velocità il bilanciamento è ottimale e non si ha mai la sensazione che la moto tenda a cadere all'interno. L'ideale per muoversi nel traffico in città.

VALORE ASSOLUTO Nel misto la discesa in traiettoria è rapida e omogenea e le svolte vengono percorse con rigore invidiabile. E non si tratta di giudizi relativi, dati pensando al marchio che c'è sul serbatoio e ai progressi enormi rispetto al passato. Dal punto di vista dinamico il valore della Griso è assoluto. Quali che siano l'andatura e il raggio della curva, questa Moto Guzzi sembra conoscere già la strada, viste la naturalezza con cui raggiunge la linea ideale e la scorrevolezza alla corda.


UNA FIONDA In uscita di curva anche la motricità soddisfa appieno e la pastosità del bicilindrico lariano fionda la Griso da una curva all'altra permettendo di aprire prestissimo il gas. La tendenza ad allargare la traiettoria in accelerazione è molto limitata a si contrasta facilmente agendo con il peso sulla manopola interna. I margini di sicurezza sono sempre elevati e la risposta è immediata quando occorre fare correzioni, in caso di errori di valutazione o in situazioni di emergenza. L'agilità nei cambi di direzione è notevole e anche al crescere della velocità il rigore direzionale non è sinonimo d'inerzia.

SCARPE SPORTIVE Le capacità di piega sono ottime e, su strada, solo nelle curve a sinistra può capitare di firmare l'asfalto con il cavalletto, a inclinazioni però già elevatissime. Una grossa mano sul fronte della tenuta la danno i pneumatici Metzeler Rennsport, qui nelle misure 120/70-17 e 180/55-17. Queste coperture sono di norma pistaiole e alla Guzzi le hanno scelte anche per il loro look, con la parte esterna del battistrada praticamente slick, priva di scanalature. Il loro rendimento è eccellente una volta portate in temperatura, anche se qualche dubbio legittimo sorge in materia di durata e di tenuta sul bagnato. Nessuna incertezza, invece, nel promuovere a pieni i freni, ben modulabili, potenti e capaci di accusare solo un minimo aumento della corsa della leva anche dopo lunghe sevizie.


Pubblicato da Paolo Sardi, 08/09/2005
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