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Le gomme invernali e le catene restano le soluzioni preferibili per affrontare la neve e la stagione rigida. Con cinture antineve e calze si rischia e non conviene
ZAPPING SELVAGGIO Ai professionisti dello zapping notturno sarà capitato quasi sicuramente nell’ultimo periodo di imbattersi in una televendita a sfondo automobilistico, che, assieme alle vasche con porticina laterale, spezza un po’ l’egemonia mediatica dello Chef Tony e dei suoi miracolosi coltelli. Protagoniste sullo schermo sono le cosiddette cinture antineve, ovvero fascette di plastica con un inserto metallico che si possono fissare attorno al battistrada e al cerchio di qualsiasi auto per limitare lo slittamento.
VEDERE PER CREDERE? Le immagini che si vedono in televisione mostrano come una gomma estiva fascettata faccia presa su fondi difficili come neve e terra, permettendo di uscire da situazioni complicate, mentre una voce fuori campo illustra altri pregi: facilità di montaggio, versatilità d’impiego e prezzo abbordabile. L’unica frase che però non si sente pronunciare dallo speaker per l’intera durata della televendita è “in regola con il Codice della Strada”. Già, perché se le fascette in questione sembrano il toccasana quando ci si è piantati in un campo o nella sabbia, così come se c’è da risalire una rampa coperta da un bel manto nevoso, per il momento non rientrano ancora tra i dispositivi di aderenza riconosciuti dalla legge.
DURA LEX SED LEX Come, sfortunatamente, troppo spesso accade in Italia, anche in questa materia il quadro normativo è a dir poco fumoso, come ci ha illustrato Fabio Bertolotti, direttore di Assogomma. Chi non volesse avere problemi di alcun tipo e volesse star sempre dalla parte del giusto farebbe bene a montare quattro gomme invernali omologate e mettersi il cuore in pace per tutta la stagione. Tuttavia, questo consiglio non calza a pennello a tutti: l’Italia è lunga e ci sono zone in cui obiettivamente di neve ne cade ben poca; soprattutto al Sud e nelle isole è quindi normale che si cerchino soluzioni alternative.
LA SOLITA GIUNGLA Già, ma quali? L’articolo 6 del Codice della Strada, oltre che di pneumatici invernali, parla genericamente di mezzi antisdrucciolevoli e a definire meglio il quadro intervengono altri provvedimenti, come il decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti 13-03-2002. Per farla breve, secondo la legge italiana, davvero in regola con il Codice sono solo pneumatici idonei e quelle catene che riportino stampigliata la dicitura UNI 11.313, le uniche in grado di superare una severa prova di trazione imposta su scala internazionale e che rappresenta una mission impossible per qualsiasi altro dispositivo non metallico, fascette antineve comprese. Tutto chiaro, quindi? Nemmeno per sogno, perché nella vicina Austria c’è un provvedimento, la ÖNorm V5119, che dice che possono circolare anche i mezzi equipaggiati delle cosiddette “calze” (montate però su pneumatici invernali) e qualcuno ha fatto ricorso al Tar del Lazio, ipotizzando vizi nella norma nazionale rispetto a quella austriaca e sperando di aprire uno spiraglio sul mercato italiano anche per questi prodotti. Il Tar ha accolto in parte il ricorso con una sentenza un po’ pilatesca, il Ministero dei Trasporti ha quindi fatto a sua volta ricorso al Consiglio di Stato e quello dell’Interno, in attesa di sviluppi ulteriori, pare abbia invitato sottovoce la Polizia a tenere un atteggiamento morbido verso chi porta in macchina dispositivi antisdrucciolevoli diversi da quelli prescritti.
CONCLUDENDO In definitiva, la soluzione migliore per gli automobilisti è evitare per il momento – almeno sulla pubblica via - soluzioni differenti da quelle previste dalla legge, per schivare possibili multe, non incorrere in divieti di transito e non esporsi nemmeno a rischi di rivalsa in caso di sinistri. Qualora infatti si restasse coinvolti in un incidente mentre sono montati sui pneumatici dispositivi non riconosciuti, l’assicurazione potrebbe chiedere la restituzione delle cifre pagate come risarcimento a terzi.