Per gli appassionati di videogame ha quasi il sapore di una rivincita: ricordate quando mamma e papà vi bacchettavano perché stare attaccati al monitor era una perdita di tempo? Ebbene, ora anche le aziende specializzate nel recruiting riconoscono nel mondo dell’e-gaming un’importante leva per le aziende alla ricerca di nuovi talenti. Ma diciamolo, gli appassionati di motori di tutto questo si erano già accorti: non è solo il frutto di iniziative come quelle di Sony e Poliphony Digital, che per il lancio di alcuni capitoli della saga Gran Turismo hanno organizzato concorsi che mettevano in palio la partecipazione a gare vere.
Gran Turismo: La storia di un sogno impossibile
QUALCHE CASO REALE È il caso, per esempio di Jann Mardenborough, che è diventato professionista transitato anche per la Formula E grazie a un contest su Gran Turismo, come raccontato nel film omonimo uscito quest'anno nei cinema. E non è il solo. Lucas Ordonez, dopo la stessa trafila con il videogioco di Poliphony, è approdato al FIA GT e alla Le Mans Series, mentre Cem Bolukbasi è approdato in Formula 2 partendo dal mondiale di F1 e-sports. Inoltre sappiamo da decenni che i piloti delle ultime generazioni si allenano con i simulatori e che alcuni di essi sono accaniti sim-racer. Guardate per esempio Max Verstappen, che nel weekend del GP di Imola si è fatto montare una postazione per partecipare alla 24h Nordschleife su iRacing. Ma anche Lando Norris e Charles Leclerc non disdegnano le gare online, quando non sono impegnati a suonarsele nel mondo reale.
Le Mans Ultimate, la coperrtina del videogame
NON SOLO RACING Ora, non tutti i piloti virtuali sono riusciti a coprirsi di gloria dietro a un volante vero (vedasi per esempio Cem Bolukbasi), tuttavia un collegamento tra i due mondi c'è. Quello di cui il mondo degli adulti si sta accorgendo solo ora - con millenni di ritardo, diciamolo! - è che i videogame aiutano a sviluppare ''un vero e proprio bacino di competenze trasferibili al mondo del lavoro'', leggo in un comunicato stampa della nota agenzia per il lavoro Adecco. Nel comunicato leggo che, per provare la tesi, la società ha organizzato insieme con Confindustria Bergamo il torneo Play2Work, in cui 256 partecipanti si sono sfidati ai comandi del titolo Forntnite. L’iniziativa avrebbe permesso di intercettare giovani talenti spesso non reperibili attraverso i tradizionali canali di comunicazione, di mettere in luce le loro capacità operative e strategiche, ''oltre a sperimentare un nuovo approccio per la valutazione di questi profili potenzialmente interessanti per le aziende''.
Una schermata di Fortnite
COSA IMPARI GIOCANDO Tra gli e-gamer, spiccherebbe in particolare la capacità di ''complex problem solving'': l’abilità di gestire le problematiche in modo attivo, trovando soluzioni rapide ed efficienti anche considerando le informazioni in possesso sotto prospettive differenti. ''Segue uno spiccato orientamento al risultato, che anche di fronte situazioni stressanti e di forte incertezza, porta il giocatore a definire traguardi e obiettivi impegnativi e mantenere performance ottimali''. ''I gamer, inoltre, si distinguono per visione strategica e rapidità decisionale nell’affrontare la complessità del contesto con curiosità e versatilità'', prosegue la tesi di Adecco, ''adattando rapidamente il proprio comportamento alle diverse situazioni, cambiamenti, ambienti e persone, mantenendo i livelli di efficienza ed efficacia richiesti per il ruolo intrapreso. I giocatori di videogiochi, infine, si contraddistinguono per elevati livelli di lucidità, impegno e concentrazione, anche di fronte a un contesto mutevole e forti pressioni, ed empatia grazie alla capacità di sviluppare proattivamente cooperazione e integrazione con gli altri membri del team''. Che pirla sono stato a iscrivermi all'università!