Il software dei robot industriali non è sicuro, dice una ricerca di Trend Micro e del Politecnico di Milano
INDUSTRIA A RISCHIOAuto, moto, aerei, smartphone, elettrodomestici: quasi tutti gli oggetti tecnologici che ci circondano sono oggi costruiti da robot, che sarebbero tutti esposti al rischio hacker. L'allarme viene da Trend Micro, una multinazionale specializzata in sicurezza informatica, che insieme al Politecnico di Milano ha sottoposto ad alcuni test le macchine industriali prodotte da ABB, Fanuc, Mitsubishi, Kawasaki and Yaskawa (guarda il video).
SOFTWARE VULNERABILI La conclusione è che le reti di controllo dei robot industriali hanno difese informatiche troppo deboli. Alcune hanno nomi utente e password impossibili da modificare, altre le password non le hanno affatto. Non solo: decine di migliaia di robot avrebbero un indirizzo internet (IP) pubblico e sarebbero già predisposti per il controllo da remoto tramite smartphone, quindi ancora più facili da raggiungere per un eventuale pirata informatico.
RISCHIO SABOTAGGIO Volendo, un hacker potrebbe facilmente alterare il software di questi macchinari per sabotare le linee di produzione e introdurre difetti nei prodotti. Pensiamo per esempio al recente scandalo degli smartphone a rischio esplosione: un problema che, senza bisogno di volare troppo alto con la fantasia, potrebbe essere riprodotto intenzionalmente. Oppure si potrebbero alterare di nascosto gli ingredienti di un medicinale...
UNA QUESTIONE DELICATA La ABB, una delle aziende i cui macchinari sono stati messi sotto esame, ha risolto tempestivamente i problemi emersi, ma Trend Micro avverte: il problema è globale, visto che tutta l'industria mondiale va verso un'automazione sempre più spinta. Per questo il suggerimento è di introdurre nuovi ed efficaci standard di sicurezza prima di lasciare campo libero ai robot. Le daranno retta?