SULLA SCENA DEL CRIMINE Stati Uniti d'America, 2017. In Michigan viene assassinato misteriosamente un meccanico. Indagini complicate, non se ne viene a capo e il caso viene archiviato senza essere risolto, come tanti altri negli USA e in ogni parte del mondo. Ma a due anni dall'omicidio la polizia decide di riaprire le indagini e analizzare la Chevrolet Silverado della vittima, rubata proprio in concomitanza della morte dell’uomo. Durante le analisi i detective scoprono alcune registrazioni vocali utilizzate da uno sconosciuto per interagire con il sistema multimediale di bordo, più precisamente per riprodurre alcuni brani di Eminem alla radio. La famiglia della vittima, ascoltando le registrazioni risalenti proprio alle ore del delitto, individua la voce di un conoscente, tale Joshua Wessel. Identificato così il presunto assassino, le autorità hanno ricostruito minuziosamente le ultime ore prima del crimine arrestando, infine, il sospettato. Sebbene questo sia solo uno caso eclatante di come la tecnologia sia diventata pervasiva e sofisticata, va ricordato che le auto di oggi memorizzano davvero qualsiasi cosa: velocità, accelerazione, apertura e chiusura delle portiere, comandi vocali e addirittura accensione/spegnimento delle luci. Tutto ciò ha reso i veicoli elementi fondamentali per le indagini forensi, in quanto in grado di rivelare dove e quando si trovava un certo indiziato, a che velocità stava viaggiando e se eventualmente vi erano dei complici. Sebbene queste informazioni (alle volte) diano un contributo determinante nell’assicurare criminali alla giustizia, si fanno largo inevitabili ricadute sulla privacy di molti automobilisti.
PRO E CONTRO Perché oggi gli smartphone e la tecnologia digitale hanno cambiato la nostra vita in meglio, non c’è dubbio. Ma non ci deve sorprendere che queste evolute applicazioni siano allo stesso tempo fonte di grande preoccupazione quando in ballo ci sono privacy e dati sensibili. Non è un segreto infatti che gli smartphone raccolgano una miriade di informazioni sui loro proprietari, così come le auto, che con il passare del tempo si sono trasformate a loro volta in dispositivi sempre più interconnessi. Il cervellone elettronico dei modelli di ultima generazione può memorizzare davvero qualsiasi cosa: dalle telefonate ai messaggi di testo fino ad arrivare alla cronologia dei nostri spostamenti quotidiani. E il caso di omicidio che abbiamo appena citato ne è un esempio.
Auto connessa al servizio delle forze dell'ordineIL VALORE DELLA PRIVACY I sistemi di infotainment di bordo in genere non sono infatti protetti da passcode o da impronte digitali, in questa maniera la polizia può accedervi davvero molto facilmente. Come osserva giustamente l'emittente NBC News: ''Le forze dell'ordine possono estrapolare messaggi di testo privati, chiamate o file incriminanti da un'automobile molto più semplicemente di quanto sia possibile fare con normalissimo smartphone''. Non stupisce dunque che la polizia utilizzi queste informazioni con molta più frequenza rispetto al passato. In Michigan, per esempio, ci sono quattro diversi uffici della Polizia di Stato che conducono questo tipo di indagini anche per risolvere reati minori. Sia chiaro, non si vuole mettere in dubbio l'operato delle forze dell'ordine, tuttavia la gente compra e noleggia auto senza rendersi conto della mole di dati registrati nelle proprie vetture e del conseguente rischio a cui si espongono. In effetti, la maggior parte degli automobilisti non fa nulla di male e comprensibilmente nessuno di loro gradirebbe che, in determinati casi, gli aspetti più intimi della loro vita privata divenissero di pubblico dominio.