Alessandro Botturi festeggiato allo Yamaha Village di Gerno di Lesmo per il trionfo nella Africa Eco Race
DIVERTIMENTO ED EMOZIONI È stato veramente un ''Party col Bottu'', proprio come indicava il nome dell'evento, quello andato in scena la sera del 6 febbraio allo Yamaha Village di Gerno di Lesmo e organizzato da Yamaha Motor Europe per celebrare l'impresa di Alessandro Botturi. L'irresistibile ''Bottu'', fresco vincitore della sua seconda Africa Eco Race consecutiva, ha raccontato ad Andrae Minerva le emozioni del trionfo e dei tanti giorni passati nel deserto di un continente che sente ormai essere la sua seconda casa.
Alessandro Botturi (Yamaha) alla Africa Eco Race
SOGNO DI BAMBINO Il pilota di Lumezzane, un'esplosione di semplicità e simpatia, con al fianco la sua fida Yamaha WR450F, ha raccontato l'impegno, la dedizione e la passione messa in questo suo secondo successo tra le sabbie africane, ma più in generale in tutta la sua carriera, iniziata quando da piccolo restava alzato fino a tardi per guardare la sintesi della Parigi-Dakar che andava in onda su Italia 1 a tarda notte, e continuava a ripetere alla mamma che un giorno avrebbe voluto fare la Dakar. Il sogno di quel bambino è diventato realtà, così come è cresciuto l'amore per l'Africa, una terra che la leggendaria corsa è stata costretta ad abbandonare, ma che Bottu ha ritrovato nella Africa Eco Race, vinta nel 2019 e, appunto, in questo inizio di 2020.
VITTORIA MENTALE E la vittoria è arrivata grazie a tanta esperienza, alla capacità di sapere quando osare e quando no, ma anche e soprattutto grazie alla testa: ''Quest'anno bissare non è stato facile. Preparare la gara mentalmente non è stato facile. Ero caduto in Marocco alla Panafrica prendendo una bella facciata, e dunque mi sentivo pronto ma non ancora prontissimo, e poi il percorso era cambiato del 70% rispetto allo scorso anno. Dopo le prime tappe in Marocco comunque ho iniziato a divertirmi e prendere il feeling. La regola numero 1 è sempre la stessa, fare meno danni possibili, bisogna andare forte senza prendere rischi, un paradosso. Con il norvegese (Ullevalsaetter n.d.r.) abbiamo fatto spesso gara assieme, siamo esperti, e alla fine ha vinto chi è stato più duro e più forte mentalmente''.
Alessandro Botturi (Yamaha) alla Africa Eco Race
MAL D'AFRICA Quello che parla è un Botturi innamorato non solo delle moto e della corsa, ma anche dei paesaggi, soprattutto quelli offerti dalla Mauritania. ''Quando ho visto passare quel treno in quel lungo tratto di ferrovia nel deserto accanto al percorso è stata un'emozione grandissima, è lo stesso che vedevo da piccolo in televisione alla Dakar - quello è il treno più lungo del mondo? Lo sapevate - la Mauritania mi ha lasciato veramente emozioni grandi, con quei canyon che non finivano mai, entravi e non uscivi più. Alla fine delle speciali ero più contento di quello che avevo visto che del risultato. Mi è capitato di fermarmi in cima a una duna 4-5 secondi durante la gara solo per ammirare il paesaggio. È una sensazione unica, difficile da raccontare, il senso di libertà che ti dà, ma anche le persone che incontri... sono persone di cuore. Le incontri nel deserto dove non c'è nulla, ti chiedi come facciano a vivere lì in quattro da soli con una capretta in mezzo al nulla. Sono cose che torni a casa e rifletti''.
SOLIDARIETÀ Alessandro ha raccontato anche qualche aneddoto relativo alle due settimane di gara, uno in particolare ci ha tenuto a sottolinearlo: ''In questa gara c'è tanta solidarietà, se ho vinto devo ringraziare anche Giovanni Gritti (altro pilota iscritto alla Africa Eco Race) durante una tappa si è fermato per darmi un po' di benzina, la mia l'avevo persa perché era rimasto il tappo aperto e mancavano ancora 20 km al punto di rifornimento. Il giorno dopo volevo tornargli il favore e visto che partiva due minuti dietro gli ho detto di partire forte, io sono partito tranquillo poi quando mi ha raggiunto ho tirato e siamo andati a prendere il gruppo davanti e così ha vinto la tappa. Era contentissimo, e anche io ero contento perché aveva fatto un gesto che non so quanti avrebbero fatto, senza avrei dovuto abbandonare i sogni di gloria''.
Alessandro Botturi (Yamaha) alla Africa Eco Race
LA TRAGEDIA Non poteva certamente mancare un pensiero a Paulo Goncalves, il motociclista scomparso quest'anno alla Dakar (assieme anche all'olandese Edwin Straver), e che il Bottu conosceva bene. ''Una tragedia che mi ha segnato. Era il giorno di riposo quando è caduto, da lì in poi sono rimasto segnato, avevamo passato un anno insieme in Husqvarna, ho pensato a lui per due giorni con il pensiero fisso, ho fatto 20° nella tappa successiva perché proprio non riuscivo a stare concentrato, poi mi sono ripreso perché ho pensato: lui vorrebbe che smnettassi anche per lui''.
Alessandro Botturi (Yamaha) al
FUTURO Tra un aneddoto e l'altro, Botturi ha raccontato infine i suoi progetti per il futuro: ''La moto è andata veramente benissimo, la mia Yamaha non ha perso un colpo, giusto una volta mi sono fermato che vibrava e con la brugola ho dovuto avvitare il piantone, ma era una tappa di 600km in mezzo ai sassi, ci stava. Per il futuro? Vediamo se mi rinnovano il contratto, il mio è in scadenza - scherza - poi vorrei fare qualcosa con i giovani, ma non è facile. Ci ho provato quando faevo Enduro ma i ragazzi di oggi hanno altre esigenze, quando capiscono l'impegno che serve si spaventano e scappano. Nel 2020 vorrei fare qualche gara in Italia, poi la Pan Africa e magari la Trans Anatolya ma posso fare qualsiasi cosa, per convincermi a salire in sella basta una telefonata, e sono già in moto''. E non facciamo fatica a credergli. In bocca al lupo, Bottu.