La carriera di Andrea Dovizioso in MotoGP è al capolinea. Il forte pilota forlivese, protagonista di un’intensa stagione di duelli con Marc Marquez all’epoca della sua militanza in Ducati, era tornato in sella a una moto della classe regina alla fine del motomondiale 2021, in seguito al mancato rinnovo con Borgo Panigale e alla scelta di restare fermo. Una scelta che lo aveva portato poi a sposare il progetto del team Yamaha Petronas (oggi WithU) al fianco di Valentino Rossi, ma che si è rivelata poco produttiva in termini di risultati. Da qui, stante l’impossibilità di competere per i podi e le vittorie, la decisione di lasciare la MotoGP al termine della stagione 2022.
MotoGP Spagna 2022, Jerez: Andrea Dovizioso (Yamaha)
PARLA DOVI “Di sicuro – ha spiegato il 36enne in un’intervista al sito MotoGP – non gareggerò qui il prossimo anno. Ho sempre detto che, se non fossi stato competitivo, non avrei voluto essere qui. Di certo non vorrei chiudere la stagione in questo modo, è bello essere competitivi, sapere che puoi fare un buon giro e lottare per le posizioni di vertice, come avevo sempre fatto in passato. Ma non sempre si ha tutto sotto controllo e queste cose possono capitare. La Yamaha, in questo momento, dà sensazioni abbastanza inusuali perché il feeling di guida è buono e riesci a curvare e frenare abbastanza bene, ma ci sono altre parti che non funzionano a dovere. E, se non guidi come Quartararo, è molto difficile essere davanti. Se lui vince, c’è una ragione e quindi si può essere veloci con questa moto. Ma se tutti gli altri piloti si lamentano, allora significa che non ci sono molti modi per essere competitivi come in passato”.
MotoGP Argentina 2022, Termas: Andrea Dovizioso (Yamaha)
GIAPPONESI IN DIFFICOLTÀ “Per esempio – ha proseguito – il modo in cui io e Morbidelli guidiamo è completamente all’opposto, ma i nostri risultati sono simili. E se c’è solo una Yamaha al top vuole dire che c’è solo un modo per essere veloci. Ma è un po’ un problema di tutte le moto giapponesi, che stanno facendo fatica, il secondo pilota di Yamaha e Honda è molto lontano dal primo. Questo significa che la base della moto è difficile. Fortunatamente avevo corso qui nel 2012 perché, se non l’avessi fatto, allora tutti starebbero a dire che non sono capace di essere veloce sulla Yamaha. Ma non è così, i motivi sono diversi. La MotoGP è cambiata, la moto è cambiata e sono cambiati anche i piloti e il modo in cui un pilota deve guidare. Ci sono varie spiegazioni, ma se poi metti tutto insieme allora succede quello che mi sta succedendo adesso”.