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L'ARABA FENICE Marc Marquez è tornato, un guerriero mai domo, un'araba fenice moderna. Dall'infortunio di Jerez alle vittorie del Sachsenring, di Austin e di Misano nel 2021, e poi ancora, dal primo episodio di diplopia alle vittorie di Austin al rientro nel mondiale in Qatar con un ottimo quinto posto, e infine dalle cadute di Mandalika e il secondo problema con la diplopia, alla superba gara di Austin di domenica scorsa, nella quale senza un problema tecnico al via avrebbe potuto vincere, Bastianini permettendo. Nelle dichiarazioni del dopogara e nei titoli della stampa del lunedì è possibile tuffarsi nel mare di lodi sperticate per un campione del calibro dello spagnolo, che tutti già considerano un serio candidato al titolo. Non vi è alcun dubbio che Marquez sia in possesso del talento più cristallino della MotoGP moderna, un talento eguagliato nella storia forse dal solo Valentino Rossi dei tempi andati (ah, se avessimo potuto vederli lottare da pari età...), ma è giustificato tutto questo clamore?
È VERA GLORIA? D'altronde, una volta guarito dal problema alla vista, Marc è un atleta in forma, esperto, allenato e capace di guidare una moto, soprattutto nelle piste che girano verso sinistra, e ancor di più nella ''sua'' Austin, dove in carriera ha praticamente sempre vinto, salvo quella volta che nel 2019 cadde e il successo andò ad Alex Rins. Non va dimenticato che nel Gran Premio delle Americhe Marc scattava dalla terza fila, in nona piazza, e che sul giro secco non era stato all'altezza delle Ducati e di altri concorrenti. Poi quel problema allo spegnimento dei semafori che non è dipeso da lui, e da lì in poi, la furibonda rimonta, un marchio di fabbrica, che in un paio di episodi ha ricordato quella volta che in Argentina, per recuperare dal fondo, fece cadere un paio di piloti (tra cui Rossi), e che solo per un pizzico di fortuna in più stavolta non è accaduto. Infine i tempi. Ha girato su ritmi record chiedendo troppo al suo fisico e alle sue gomme, d'altro canto se devi recuperare dal fondo non puoi permetterti di fare calcoli, ma quei tempi mostruosi sono stati agevolati anche dalla riasfaltatura della pista, che gli ha consentito di battere il suo stesso record in gara, prima che negli ultimi passaggi Enea Bastianini se ne prendesse la paternità.
COSTANZA E NIENTE FRETTA Il suo team manager Alberto Puig ha dichiarato: ''Marc è stato il più veloce in pista, è un gradino sopra a tutti gli altri piloti''. E il Marc in forma probabilmente lo è, ma siamo sicuri 1che quello di ora lo sia? Certo, il duello con Quartararo (con una moto al momento inferiore) dà fiducia, e capiamo bene che il capo del team Honda Repsol non possa dire altrimenti, è anche una questione psicologica. Ma prima di sbilanciarsi in affermazioni roboanti, per un pilota che ancora non ha in mano perfettamente la nuova moto e che dovrà ora affrontare tutti i circuiti europei tra cui quello di Portimao (dove nel 2020 non corse per infortunio e nel 2021 ottenne un buon settimo posto al rientro dopo la lunghissima sosta), sarebbe bene riflettere e non alzare troppo le aspettative. Se Marc ha una possibilità di lottare per il titolo - e ce l'ha, visti i valori equilibrati e ondivaghi di questa stagione, al momento è a soli 39 punti dalla vetta, con un campionato ancora tutto da disputare - non è certo solo dopo questa prestazione che, pensandoci bene, è stata in linea con quelle che potevano essere le attese. Lo potrà fare, invece, con la costanza e con la lenta crescita, quello che stava facendo già nel 2021 prima dell'infortunio con la moto da cross, avvenuto dopo la doppia affermazione di Austin e Misano. E sarà comunque un elemento in più che renderà ancora più avvincente una stagione iniziata nel segno dell'incertezza.