I team MotoGP omologheranno in questi giorni a distanza i motori per il mondiale 2020 a causa delle restrizioni imposte dal virus
LA MOTO AI TEMPI DEL COVID La MotoGP prova ad andare avanti e lo fa pensando al completamento delle procedure rimaste in sospeso in Qatar, dove la classe regina non è approdata e hanno corso solamente Moto2 e Moto3. Il tutto ovviamente per il propagarsi quasi incontrollato del coronavirus Covid-19, che ha interessato in primis Cina e paesi del Medio Oriente arabo, per poi espandersi fino all'Europa e alle Americhe. La Federazione Internazionale Motociclistica (FIM), gli organizzatori della Dorna, l'associazione dei costruttori (MSMA) e quella dei team (IRTA) hanno deciso di comune accordo di procedere all'omologazione dei motori delle moto 2020 a distanza per tutti coloro che non avevano potuto farlo in Qatar, non avendo il loro personale avuto accesso al Paese.
Shakedown Test MotoGP 2020, Sepang: Jorge Lorenzo (Yamaha)
OMOLOGAZIONE VIRTUALE Parliamo dunque di Yamaha, Ducati e Suzuki, mentre la Honda era l'unico costruttore ad aver rispettato gli impegni di omologazione essendo già a Losail con le proprie strutture al momento del blocco delle frontiere. Il discorso non riguarda invece KTM e Aprilia, team che non hanno limiti durante la stagione nello sviluppo dei loro motori. Il tutto avverrà per via telematica e per posta: i team dovranno fornire i disegni delle componenti nonché alcune parti campione del loro motore 2020, oltre a quelli della prima delle due conformazioni aerodinamiche che ogni pilota ha a disposizione per la stagione. Per tutte le altri parti non omologate lo sviluppo potrà continuare nel corso dell'anno.