A FAVORE: allungo formidabile, prestazioni motoreCONTRO: guida difficile per chi non è esperto, frenata non al topDati rilevati con GPSMiglior giro: 58,9Ideal Time: 58,6Velocità massima: 203 km/h
A COLPO SICURO Se la Honda è stata eletta "moto del mattino", la Yamaha è "la moto della sera", quella con cui devi avere bene in mente le linee, con cui devi essere ben caldo e "rodato" per guidare aggressivo, senza indecisioni. Salire sulla R6 dopo che si è guidato le altre moto significa trovarsi un po' spiazzati.
RACING PURA La Yamaha è una racing fatta e finita, poco accomodante, con piloti indecisi mal digerisce i compromessi. É altissima dietro, ha una distribuzione dei pesi sbilanciata sul davanti e questo all'inizio dà sempre l'impressione che l'avantreno sia più di là che di qua, il che non rassicura granché. Poca confidenza all'inizio, quindi, anche se guidandola giro dopo giro entri in sintonia con lei e capisci che in realtà l'avantreno non ti molla, sta lì.
ULTRARIGIDA E quando entri in sintonia ti senti imbattibile, perché la Yamaha è una fucina di emozioni racing. La R6 ripaga la tua decisione con ingressi in curva fulminei e una maneggevolezza esemplare. La ciclistica ultrarigida (non solo d'assetto ma proprio strutturalmente) è di sicuro quella più vicina alle moto professionali come reazioni e come feeling. Proprio per questo i piloti più scafati, quelli che hanno una guida decisa e non conoscono l'incertezza la amano senza mezze misure. Chi invece è meno esperto rischia di sentirsi un po' soverchiare dalla guida tecnica della R6, che non ammette incertezze durante la sua conduzione.
4 CILINDRI DA URLO Il suo evolutissimo quattro cilindri è uno dei più potenti ma soprattutto è quello con il maggiore allungo agli alti (sua la velocità massima rilevata, la più costante oltre i 200 km/h). Sotto il mento l'urlo dei suoi 16.000 giri fa rabbrividire e grazie ai cornetti a lunghezza variabile anche il "sotto" non è affatto male. Infatti, la velocità massima (pari a quella della Kawasaki) è seconda solo a quella della Daytona. Dove la R6 paga dazio è in frenata, l'impianto è buono ma non è a livello dei migliori concorrenti, richiedendo forza consistente alla leva per offrire rallentamenti adeguati. Però, forse è perfino meglio così, perché il peso sbilanciato in avanti porta a sollevamenti evidenti del retrotreno causando coreografiche spazzolate che però certo non fanno guadagnare tempo...