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È il giorno dell’off road, sabbia e deserto ma anche montagne e pietraie. Quando il gioco si fa duro...
M'Hamid - M'Hamid
PENSIERI Se penso che sono ai margini del Sahara al confine tra Marocco e Algeria e sto caricando le foto con una connessione ADSL WiFi mi vien da pensare. L'Africa è anche questo, una terra di contrasti fortissimi e per questo bellissima ed emozionante. Del Marocco porterò a casa due cose, i panorami mozzafiato di giorno e il cielo stellato di notte. Solo chi è stato in Africa almeno una volta può capire cosa intendo, in Africa non c'è illuminazione notturna, quando è buio è buio sul serio e la volta stellata assume dei toni quasi surreali.
IL SORRISO Ho le braccia spezzate dalla stanchezza, e i muscoli della schiena a pezzi, ma sul viso è comparso quel sorrisino ebete tipico del bambino che è stato tutto il giorno al luna park. E guardando in faccia i miei compagni di avventura capisco che per loro è stato lo stesso. Perché oggi con le Yamaha Super Ténéré, abbiamo goduto. Goduto dei panorami, ma anche per quello che siamo riusciti a fare con le nostre Yamaha. Diciamo che dopo l’approccio un po’ choccante di ieri sera con la sabbia, oggi ci siamo divertiti davvero come bambini.
CAMBIAMENTI La mattina fa ancora freddino, ma meno di ieri, per cui partiamo subito vestiti leggeri, perchè dopo 5 km siamo già in fuoristrada e iniziamo a scaldarci subito. Abbiamo anche operato qualche cambiamento di assetto per tentare di migliorare un po’ la Super Ténéré per la guida prettamente off road. Ovvio, i kg non si possono eliminare, c’erano ieri e ci sono anche oggi, e la Yamaha resta una moto importante. Ma per fortuna i kg si possono anche ridistribuire in modo differente, per cui ci diamo dentro con la chiave da 15 e con il pomello del precarico del mono. Meno precarico dietro, molla tutta "tirata" davanti. L’intenzione è quella di alzare l’anteriore quanto più possibile e di far “pesare meno” la moto sul davanti per farla galleggiare meglio sulla sabbia. Le modifiche sembrano dare i frutti sperati, la Ténéré resta una moto pesante, ma in questo modo si dispone effettivamente di una moto che tende meno ad affondare e per questo è più gestibile. Aggiungete anche che con il passare dei km prendiamo sempre più confidenza con la Super Ténéré e impariamo a conoscerne le reazioni e il gioco è fatto: le stesse persone che ieri sera erano provatissime da qualche km di sabbia oggi non volevano più smettere.
GIOCO INFINITO Un gioco infinito, questo è il deserto per il motociclista, un posto dove derapare all’infinito senza soluzione di continuità, dove godere di spazi immensi. Le Super Ténéré ci hanno assecondato alla grande, sempre in piedi sulle pedane, marcia alta e via giocando con il gas, così si guidano questi transatlantici del deserto, che quando hanno preso una loro velocità sono degli autentici rompighiaccio inarrestabili. Con loro devi solo avere un po’ di coraggio, devi crederci e avere poche incertezze, più facile a dirsi che a farsi. L’erogazione morbida del twin Yamaha non sarà il massimo della personalità quando si guida su asfalto (dove vorrei più carattere) ma in fuoristrada aiuta non poco; la Yamaha gommata Karoo di trazione ne ha davvero parecchia, e personalmente, tra le due mappature disponibili, quando c’è “sporco” per terra preferisco la T che ha una gestione più morbida del gas alle minime aperture: fondo piatto, compatto, con quella “crosta” che sorregge la moto quel tanto che basta a farla galleggiare. Tutto attorno spazi smisurati.
OCCHIO LUNGO Tutto molto, troppo divertente, farsi prendere la mano è un attimo, con tutto quello spazio attorno mancano i riferimenti e si fatica a rendersi conto della velocità reale. E con un 1200 ci vuol poco ad andar forte, il che è un bel problema perché anche se tutto sembra piatto come un biliardo, all’improvviso ti trovi nella sabbia molle o, peggio, ti trovi una depressione alta un metro in cui letteralmente precipiti dentro. La distrazione qui è fatale, occorre avere sempre l’occhio molto lungo e soprattutto saper riconoscere guardando all’orizzonte i cambiamenti del terreno. Ci vuole insomma un po’ di malizia e ci vuole anche un po’ di velocità, perché, sembrerà anche un paradosso, ma avere una certa velocità con queste moto è meglio che andare piano. Velocità che inevitabilmente arriva man mano che prendi confidenza con la moto, quando inizi ad avere il controllo della situazione o almeno credi di averla…
CAMBIO DI SCENARIO Il bello di questi posti è comunque che lo scenario cambia in modo quasi drammatico nel giro di pochissimo tempo. Così dal piattone del deserto passiamo alle pietraie delle colline, le stesse che odiano (anzi odiavano, visto che da questa parti non ci si passa più) i piloti della Dakar. In alcuni punti non c’è nemmeno la pista, il terreno si fa davvero difficile, quasi da mulattiera, sassi, ciotoli, passaggi stretti, ci scappa qualche fondocorsa (più di uno…), le spanciate non si contano ma il paracolpi tiene botta. Si fa una gran fatica, ma quando arriviamo in vetta alla collina che stavamo scalando lo spettacolo è semplicemente grandioso.
ROBUSTA DI SERIE La sorpresa è scoprire come la Super Ténéré sia stata in grado di affrontare tutte queste angherie senza problemi e soprattutto senza smontarsi, la robustezza di questa moto è notevole. Tengo a sottolineare che le moto che abbiamo in dotazione sono assolutamente standard, montano solo il kit sport (fari supplementari, paracolpi, frecce a LED) che Yamaha offre a tutti i propri clienti a 445,60 €. La concessione allo scarico Akrapovic (859 €) è qualcosa che mi sento di suggerire non fosse altro che toglie qualche kg in una zona importante e dà un po’ più di personalità al sound del bicilindrico Yamaha.
VADO DOVE VOGLIO Insomma, non ci vincerete la Dakar ma certo non è la moto che va bene solo per l’aperitivo, con un minimo di abilità (e anche di forza fisica) con le maxi enduro si va davvero quasi dappertutto e questa prova lo dimostra. Cadute? Anche oggi, ovviamente, sempre tutte innocue e a bassissima velocità (con queste moto si cade di più quando si va piano che quando si va forte) per colpa di qualche duna “bastarda”. “Appoggiare” la moto in questi posti non è così strano, anzi. Quello che invece colpisce è come la Super Ténéré resista anche ai colpi proibiti. In effetti, le protezioni laterali si sacrificano volentieri per proteggere plastiche e serbatoio che non si segnano e alla fine l’inventario di giornata è limitato a una pedana spezzata che, in perfetto stile africano, abbiamo rimpiazzato con quella del passeggero. Domani si torna verso Ouarzazate, e si farà di nuovo tanto asfalto, ma è già partita formale richiesta di effettuare più “tagli” possibili. Perché, quando inizi a giocare con la sabbia, non vorresti più smettere…