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In diretta dal Marocco una prova molto speciale della Yamaha Super Ténéré. Un raid di quasi 600 chilometri per farci capire meglio (a noi e a voi) quanto questa moto ami davvero l’avventura.
GIORNO 1 Ouarzazate - M'Hamid
DUBBI OK, come mi vesto? La domanda nasce spontanea quando ti invitano per una prova in Africa, anzi più che una prova un raid di tre giorni con cui affrontare davvero ogni tipo di terreno e di temperatura. L’oggetto della prova è l’edizione 2011 della Yamaha Super Ténéré, moto che essendo arrivata lo scorso anno sul mercato non porta novità tecniche ma solo colorazioni rinnovate. Yamaha però ha ritenuto opportuno farcela provare di nuovo e questa volta non sulle comode strade europee, ma su quelle ben meno agevoli dell’atlante marocchino. Il motivo? Semplice, di queste maxi enduro si dice tutto e il contrario di tutto, hanno successo sul mercato è vero, si ispirano a viaggi avventurosi, vero anche questo, ma poi spesso il massimo dell’avventura che si trovano ad affrontare è un ingorgo in tangenziale e il massimo dislivello che superano e quello del marciapiede in città.
VADO FUORI?Così l’immaginario collettivo le vede sempre più come buone moto da turismo stradale ma non le vede affatto come moto avventurose pronte a mordere polvere e sassi. Anzi a dirla tutta sono viste un po’ come pesanti “cancelli” assolutamente inadatti a mettere le ruote fuori dell’asfalto. Bene, ecco il perché siamo in Marocco, nel raid che stiamo affrontando c’è davvero di tutto, asfalto, ma anche pietraie sabbia dune, tutto per quasi 600 km. Yamaha ci vuole dimostrare con i fatti che la Super Ténéré non è una rammollita moto cittadina ma un'avventuriera capace di andare veramente dappertutto. Via quindi le gomme stradali e su un paio di Metzeler Karoo con un tassello degno di questo nome. Il gioco è fatto. All'una di notte arriviamo a Ouarzazate, cittadina nel bel mezzo dell’atlante Marocchino, punto di partenza della nostra prova speciale.
CHE FASCINO Inutile che lo dica, a me queste prove piacciono molto, e poi quando si viaggia in luoghi diversi dal solito è ancora più bello. Il bello del viaggiare in moto è proprio questo, essere immersi nel paesaggio circostante, che qui in Marocco è a dir poco spettacolare. Ma prima torniamo al quesito iniziale: come mi vesto per un raid in Marocco con la Super Ténéré? È una grossa enduro, per cui ci starebbe qualcosa di turistico ma mi dicono che ci saranno passaggi impegnativi (dove si suda sempre); in compenso da queste parti la mattina la temperatura si avvicina allo zero. Essendo io esperto di Africa come Messner di Caraibi e non volendo fare la figura di Totò e Peppino che si recano al Nord vestiti da esquimesi, decido di esagerare. Tre paia di guanti di “peso” differente, un abbigliamento turistico e uno più tecnico, casco rigorosamente da cross con occhialoni (avete mai provato a fare del fuoristrada vero con la visiera? Vi si appanna in meno di un secondo); ho il borsone che scoppia ma sono pronto a tutto e sono pronto a partire.
CHE FREDDO! Saremo anche in Africa ma stamattina a Ouarzazate faceva un freddo bastardo. Il mio abbigliamento da off road turistico è, mi pare, la soluzione migliore, per cui scendo nella hall dell’albergo per scoprire che invece tutti i miei colleghi sono vestiti come se dovessero partire per una manche di supercross. Totò e Peppino appunto… In ogni caso, con il passare dei primi km scopro che ci ho preso, c’è un sole fantastico e un cielo terso come solo in Africa ci può essere, ma la colonnina di mercurio resta dannatamente bassa. Sarà che stiamo scalando un passo a 1700 metri d’altezza ma il freddo non molla e io non mollo i miei guantoni imbottiti. La trasferta su asfalto è lunga ma non noiosa, questa zona del Marocco offre davvero scenari incredibili e il tempo lo passi guardandoti attorno.
PANORAMI UNICI Canyon pazzeschi, montagne di sassi che sembrano messe lì apposta, paesi costruiti nel nulla. E la gente. Un mare di gente in giro a piedi, in bicicletta, a dorso di mulo o (per i più fortunati) con gli immancabili Motobecane. Girano macchine che da noi sono scomparse un decennio fa (le Peugeot 404 spopolano) e poi ci sono un’infinità di bambini lungo tutta la strada. È un posto dove bisogna venire di tanto in tanto l’Africa, perché ti fa pensare, ti fa riflettere, ed è un posto bellissimo.
GOMME CHE MUOVONO Intanto la strada scorre sotto le Karoo che cambiano un bel po’ il carattere della moto, perché per forza di cose sono gomme che si “muovono“ parecchio di più facendo perdere precisione di guida. Sulle prime la SuperTénéré sembra un po’ strana, poi ci si fa l’abitudine e si capisce che si guida bene su asfalto anche con il tassellone, a patto di non esagerare. Con il traction control sul livello 2 è perfino divertente derapare un po’ in uscita di curva. L’ABS invece non entra quasi mai, la sua taratura è ottima. L’asfalto continua (a fine giornata saranno 240 km) e l’impazienza serpeggia tra i presenti: la carreggiata asfaltata si restringe sempre di più e qualcuno inizia a percorrere la strada a lato, dove c’è lo sterrato. Ogni stradina è un invito quasi irresistibile a buttarcisi dentro. Insomma, abbiamo tutti voglia di andare a giocare con la sabbia.
40 DI OFF, PER INIZIARE Accontentati: gli ultimi 40 km del nostro itinerario di oggi sono tutti in sterrato, per scaldarci; anzi, non solo in sterrato perché in men che non si dica ci troviamo sulle dune. Sabbia molle, insidiosa. Via Traction control e via anche l’ABS (non sarebbe disinseribile ma con un trucchetto che vi spiego domani si leva eccome) e dentro nella sabbia. Ovviamente l’impatto è devastante. Non siamo Dakariani (anzi) e a parte qualche eccezione tra i presenti, gestire i 260 kg della Yamaha non è uno scherzo, servono braccia robuste.
CHE SUDORE! Lo sterzo è pesante e tende a prender sotto, ci scappano gli inevitabili insabbiamenti, qualcuno (tra cui io) appoggia la moto sulla sabbia (e devo dire che le protezioni della moto funzionano molto bene perché non ci sono danni) il freddo del mattino lascia spazio a sudore e caldo esagerato. Sudiamo come cammelli, siamo tutti incrostati, trovare la traccia buona in un fondo dove si passa da tratti duri come il cemento a tratti che sembrano di borotalco richiede una concentrazione incredibile e una conoscenza del deserto che in pochi hanno. Infatti, per fare 40 km ci mettiamo quasi due ore (compreso un po’ di tempo per fare foto e video). Certo, è una forzatura, stiamo anche esagerando, ci stiamo andando a cercare le situazioni più estreme ma è vero che la Super Ténéré tiene botta e dimostra con i fatti che certe cose si possono fare. E ve lo dice uno che tutto è fuorché un campione di off road. E domani ci tocca un giro di 100 km tutti off road. Ancora pietre, polvere, dune e sabbia. Benvenuti in Africa.
A tutti un consiglio, date un'occhiata al video, vale più di mille parole...