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Prova su strada

Voxan Café Racer 1000


Avatar Redazionale, il 23/05/01

23 anni fa - Joe Bar Bike

E' la proposta sportiva di Voxan, il marchio che ha fatto rialzare la testa ai motard francesi. La linea sembra uscita da un fumetto, ma le soluzioni originali non mancano. E nemmeno le prestazioni.

COM’È L’orgoglio della rinata Francia motociclistica si chiama Voxan. Se ne parla da parecchio, da quando Jacques Gardette, fondatore e attuale presidente Voxan, ha iniziato la sua avventura nel mondo delle due ruote. Prima le foto, le indiscrezioni, i primi timidi passi sul mercato francese e tedesco, e ora il debutto sul difficile mercato Italiano. La Voxan ha tutte le carte in regola per ritagliarsi un suo spazio, soprattutto perché propone prodotti che, quanto a personalità, non sono secondi a nessuno. Le aspettavamo, queste motorette e confessiamo che quando la Café Racer è arrivata in redazione è stata molto contesa. 

INCONFONDIBILE La Café Racer è la sportiva della famiglia Voxan. Piccola, aggressiva, ha una linea che non può essere vera…sembra la caricatura di una moto, uscita dritta dritta dai fumetti del Joe Bar. Protesa in avanti, con il codino piccino, deformata come nelle scene d’azione di Ed il Polso. È spettacolare. Sul mercato non c’è nulla di simile

FINITURE COSÌ COSÌ Inutile negarlo, su strada la Voxan fa davvero la sua figura, e lo dimostrano gli sguardi che ci siamo trovati addosso ogni volta che siamo usciti per un giretto. Purtroppo il look entusiasmante non è supportato adeguatamente dalle finiture. La cura con cui è realizzata non è il massimo; nulla di drammatico s’intenda, ma qualche finitura è un po’ troppo frettolosa, le plastiche sono un po’ spartane, alcune fusioni hanno un aspetto un po’ grezzo, il forcellone è bello ma non finito a dovere. Insomma, una moto che costa più di 23 milioni e mezzo meriterebbe migliore attenzione. Peccato, perché la sostanza c’è, eccome: la Voxan 1000 Café Racer non è solo affascinante, è anche realizzata con ottime idee. 

IDEA ORIGINALE Prima di tutto il telaio, con i due tuboni superiori in acciaio che girano sopra il motore e vanno ad imbullonarsi alle sinuose estremità di cannotto e attacco forcellone, realizzate in alluminio. Alain Chevallier i telai li sa fare davvero e questo della Voxan ha dalla sua non solo la funzionalità, ma anche l’effetto coreografico, che su una moto come la Café Racer non guasta di sicuro. Anche l’ammortizzatore, posizionato sotto il motore, fa la sua scena, pur non essendo una soluzione del tutto inedita. In certi particolari la Café Racer sa anche riscattare quelle finiture così così. Davvero belle sono, ad esempio, le piastre portapedane regolabili, ricavate dal pieno

MADE IN ITALY Messo da parte l’orgoglio nazionalista, la Voxan è venuta a fare la spesa in Italia attingendo a piene mani dai prodotti degli specialisti nostrani. Sulla motò francoise troviamo tanti nomi italiani che danno sicurezza: Paioli ha realizzato una bella forcella a steli rovesciati; Brembo ha affidato ai suoi dischi flottanti da 320 mm e alle sue pinze a quattro pistoni il compito di raffreddare i bollenti spiriti della francesina. E così per altri fornitori.

MOTORE INEDITO Tutto nuovo anche il motore, e va dato atto a quelli della Voxan di aver voluto percorrere una strada difficile ma ricca di soddisfazioni. Troppo semplice andarsi a comprare un motore già in commercio. No, la Voxan è fatta tutta in casa e deve essere personale anche nel motore. C’è voluto del tempo per raggiungere questo obiettivo e non è stato certo facile, ma la Voxan può fregiarsi di particolari costruttivi unici anche in questo comparto. Il risultato di tanto lavoro è un bel bicilindrico dall’aspetto forzuto. Il raffreddamento è a liquido ma non s’intuisce subito, perché il radiatore è mimetizzato molto bene. Oltretutto, con la lubrificazione a carter secco il basamento è molto compatto, per cui del motore spiccano soprattutto i due cilindroni argentei. Che divergono di 72°, come sottolineato dagli stickers sulla carena; dalle dimensioni  dimostrano ben più dei loro 498 cc ciascuno. L’alimentazione a iniezione elettronica e la distribuzione bialbero in testa con 4 valvole per cilindro chiudono la scheda tecnica di un motore che eroga 106 cavalli a 8000 giri e una coppia di 110 Nm, a 7500 giri. Non sono valori impressionanti, nemmeno per un bicilindrico, ma più che sufficienti a garantire ai 185 kg della Voxan il giusto brio. 

COME VA La posizione di guida è strana, il manubrio non bassissimo è piuttosto largo, le pedane sono un po’ alte, la sella è piccola. Nonostante ciòla Café Racer non è scomoda, occorre solo assuefarsi e lo si fa abbastanza rapidamente. A guardarla sembra alta e corta, e in effetti la sensazione in sella è la stessa. Il particolare andamento dei tubi del telaio impone anche la conformazione del serbatoio che sembra più alto del normale. 

IN ALTO IL PESO Questa soluzione non porta certo un contributo all’abbassamento del baricentro e alla fine la Café Racer, soprattutto nelle manovre a motore spento, non è propriamente una piuma. Di peso ce n’è anche troppo, a "orecchio" più di quello dichiarato, e a ruote ferme sembra sistemato anche un po’ in alto. Il bello però è che alla fine non lo si avverte troppo. Non è certo una moto iper reattiva, va guidata e accompagnata in piega, ma alla fine il suo equilibrio paga e la Voxan piace anche quando la strada si fa contorta. Il merito va anche al manubrio largo, che aiuta a timonare la moto proprio dove si vuole. Le sospensioni lavorano in perfetto affiatamento con i tuboni del telaio, la frenata è la solita, ottima, degli impianti Brembo. Insomma, metro dopo metro la Voxan conquista perché ha dalla sua un bell’equilibrio generale. Non è un fulmine, non è nervosa ma offre un bell’appoggio e una guida divertente. Solo andando a cercare il limite la forcella accusa una certa morbidezza, rivelandosi un po’ sfrenata. Ma ci sono tutte le regolazioni del caso per migliorare la situazione. 

MOTORE CHE CONVINCE MA… Il valido comportamento ciclistico è supportato da un motore abbastanza convincente. L’elasticità ha dell’incredibile, sicuramente è una delle sue doti migliori: in sesta si può scendere sino a 2000 giri per riprendere senza un sussulto. Poi, ai medio bassi, la spinta è vigorosa anche se ci sono bicilindrici molto più pieni. Nell’arco di erogazione c’è anche spazio per un deciso cambio di carattere, a 6000 la grinta aumenta , la spinta pure, si entra nella fase bella, quella del gusto. Il twin francese si distende abbastanza bene anche se l’allungo è un po’ limitato. Proprio quando ci si aspetta che arrivi il meglio finisce tutto. Colpa di uno spietato limitatore che interviene a 9300 giri. 

CAMBIO DI FORZA Meglio dunque buttare dentro la marcia superiore senza indugiare troppo, il cambio supporta l’operazione con una corsa corta e innesti precisi anche se la morbidezza non è certo il suo punto forte. Certo da bicilindrici a quattro valvole con velleità sportive siamo abituati ad attenderci un po’ di più. Comunque la potenza c’è, i 106 cavalli dichiarati sembrano reali e anche la coppia (pur se un po’ in alto per questo tipo di motore ) è vigorosa. 

DIVERTENTE Per divertirsi basta e avanza, e anche a prestazioni non tradisce. Senza nemmeno troppo lancio si raggiungono i 230 indicati, con il contagiri quasi in zona rossa. Per vederli occorre comunque sdraiarsi per bene, anche perché la protezione aerodinamica è da sportiva vera, quindi limitata. Testa e spalle del pilota restano quasi completamente esposte all’aria, anche se il risicato cupolino fa il suo dovere, almeno fino ai 150 indicati. 

MOTORE VIBRANTE Non fa lo stesso il motore, che si fa sentire distribuendo una bella dose di vibrazioni, avvertibili su pedane e manubrio a qualsiasi regime, con un picco particolarmente fastidioso a 5000 giri, dove ad andare in risonanza è anche il fondo del contagiri. Peccato, perché il comfort non sarebbe stato niente male per una moto di questo genere. Insomma qualcosina da migliorare c'è, ma c'è anche tanto di buono in questa Café Racer, una sportiva "morbida" con un'estetica avvincente e buone doti di guida. I peccatucci di gioventù sono comunque da perdonare mentre va apprezzato lo sforzo di creare qualcosa di nuovo, di diverso. Se poi, strada facendo, la Voxan saprà migliorare anche nelle finiture allora il successo sarà assicurato.


Pubblicato da Stefano Cordara, 23/05/2001
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