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Prova su strada

Vor 503 SM


Avatar Redazionale, il 29/06/01

23 anni fa - Giochi d'asfalto

Leggerissima, aggressiva e tanto tecnologica. La 503 è una moto pronta per correre ma con targa e fari. Ha un motore potentissimo e non pesa niente. Ideale per chi vuole divertirsi senza scendere a compromessi.

COM’È

Nulla come una moto si avvicina ai mezzi da competizione. E tra le moto nulla come una supermotard si avvicina alle moto da competizione, soprattutto se la moto in questione si chiama VOR SM 503. Sì, perché con una supermotard la differenza che passa tra il modello omologato e quello da competizione è in pratica uguale a zero.

POCO PESO TANTA RESA

Compromessi? Nessuno. La 503 è una moto da competizione omologata per l’uso su strada, nulla di meno, tanto di più, perché come vedremo nei suoi soli 115 kg, di sostanza ce n’è davvero tanta. Una sostanza che alla fine giustifica la firma su un "assegnino" da 16.500.000 lire per averne una.
Non è molto che è iniziata l’avventura della VOR, era il 1998 e da allora le moto nero/argento costruite a Ronco Briantino, in provincia di Milano, si sono fatte amare. Negli Stati Uniti impazziscono per averne una, e la produzione 2001 è già tutta prenotata… Anzi alcune novità arrivano addirittura prima negli States che qui da noi (andate a dare un'occhiata al sito www.vor.it). Non male per una factory che combatte contro colossi chiamati KTM, Husqvarna, Honda, Yamaha, ecc…

AMORE A PRIMA PIEGA

L’innamoramento è giustificato perché la VOR ha tutto il sapore di una moto artigianale senza per questo averne i difetti. Il vantaggio di costruire mezzi in serie limitata è anche questo… Lo si capisce subito guardando la SM503: essenziale ma curatissima, e tecnologica. In lei c’è tutto il fascino di una moto da competizione fatta d’essenzialità e nessuno spreco.

SENZA POMPA

A partire dal motore, un monocilindrico, made in VOR naturalmente, nato per correre. Le dimensioni incredibilmente compatte di questo mono lasciano di stucco. Il carter è come quello di una moderna due tempi… Infatti, è praticamente lo stesso, perché la pompa dell’olio semplicemente non c’è, tutta roba che assorbe potenza. L’olio viene trascinato fino alla testa dalla cascata d’ingranaggi che comanda l’albero a camme.

TRENO D’INGRANAGGI

Tra le sue particolarità il mono Vor ha anche quella di avere la distribuzione ad ingranaggi, soluzione questa che aumenta la precisione della fasatura, diminuisce gli attriti e non ultimo azzera di fatto la manutenzione. Così le quattro valvole lavorano precise senza rischi di andare fuori fase anche se si sfolla. Ma il motore può vantare altre chicche, come le sedi valvole in CuBe2, uno dei materiali più duri e resistenti in circolazione, o i carter realizzati interamente in magnesio, o ancora il cambio estraibile, che permette di cambiare la rapportatura senza dover per forza "esplodere" il motore ogni volta. Roba da far leccare le dita a chi con le moto ci corre.

TESTA PICCOLA

Tutto sommato tradizionale, invece, la soluzione scelta per la testa. Le quattro valvole sono mosse da un monoalbero con tanto di bilancieri, una soluzione che sulle prime lascia perplessi ma che rispetto al bialbero ha il vantaggio di diminuire le masse in movimento e di realizzare una testa più compatta.
Chiudono la scheda tecnica (ricchissima) la frizione a comando idraulico (dalla pompa mignon) e l’avviamento ovviamente… a pedale e per di più in avanti. Aspettate a storcere il naso, leggete fino in fondo prima di giudicare.

RIDOTTA ALL’OSSO

Insomma, l’avrete capito, la 503 i compromessi non sa nemmeno dove siano di casa. E se il motore colpisce, la ciclistica non è da meno. La compattezza è infatti il fiore all’occhiello di tutta la SM. Snellissime, le sovrastrutture vanno a vestire un’ossatura nata per resistere alle sollecitazioni del fuoristrada. Il telaio è realizzato in tre parti imbullonate tra loro. Il travone quadrato centrale funge anche da airbox e ospita il filtro dell’aria (così si risparmia altro spazio prezioso).

QUESTONE DI COLLA

L’alluminio è invece utilizzato per il forcellone e anche qui la factory di Ronco Briantino ci ha messo del suo realizzando un forcellone forgiato e incollato (si avete capito bene: incollato). La soluzione, secondo i tecnici VOR, permette di avere maggiore robustezza, vista l’assenza di saldature che da sempre sono il punto critico per l’innesco di cricche.

SOSPENSIONI DA GARA

Professionale in tutto, la 503 non poteva che esserlo nel reparto sospensioni e nei freni. La moto appoggia su una forcella Paioli Kayaba a steli rovesciati da 46 mm, l’ammortizzatore posteriore è invece un Ohlins di quelli "belli" tutto si può naturalmente regolare in ogni modo. Innovazione anche nei freni, con uno scenografico quanto efficace disco anteriore a margherita della Braking morso da una pinza a quattro pistoncini ricavata dal pieno. Insomma se siete amanti della bella tecnica potreste restare incantati a guardare la 503 SM per ore. E infatti è proprio quello che succede ogni volta che ci si ferma. La VOR attira gli sguardi come Anna Falchi, non fosse altro perché le supermotard sono di gran moda, l’ultimo grido della tendenza su due ruote…

COME VA Comfort.. cos’è? In sella ad una VOR scordatevi parole come comodo, confortevole e quant’altro. Dimensioni minimal, sella risicata, e tante vibrazioni vi faranno compagnia ogni volta che vi sposterete.

VITASNELLA

In mezzo alle gambe è come non avere nulla tanto è stretta la zona d’attacco tra sella e serbatoio, una eredità questa che la SM riceve dalle nobili sorelle cross/enduro con le quali condivide la quasi totalità di componenti e sovrastrutture. A suo favore la SM porta una sella più bassa (ma comunque alta 920 mm) rispetto alle parenti a ruote artigliate, una scelta dovuta soprattutto alle sospensioni dall’escursione ridotta. Tutto è ridotto all’osso: imbottitura sella, plastiche, persino la strumentazione, che si riduce ad un minuscolo display con funzione tachimetro alloggiato dietro la tabella. Non c’è nemmeno il contachilometri perché le moto da corsa contano le ore di funzionamento non i chilometri percorsi.

PEDALE CHE PASSIONE!

Insomma la VOR è una macho bike a tutti gli effetti, rinuncia a tutti i comfort, compreso l’avviamento elettrico. Del resto la 503 non manca (quasi) mai il colpo, basta seguire la procedura: gas completamente chiuso, si fa scorrere il pedale fino a quando si avverte il "clack" del decompressore, pedale tutto su e colpo, nemmeno troppo deciso, verso il basso. L’avviamento è garantito almeno nove volte su dieci. C’è chi ci ha assicurato che la 503 parte anche con la mano. Non siamo arrivati a tanto ma, lo sforzo alla leva davvero modesto, lascia pensare che qualche omone piuttosto robusto possa facilmente riuscire nell’impresa. Unica avvertenza: attenti a non far scivolare il piede… l’alluminio sullo stinco fa male.

CATTIVA CATTIVA

"Trottotootootoototttttotttoott" il rumore gutturale poco filtrato da scarico e aspirazione riempie subito gli orecchi. Cattivissimo, il motore VOR prende i giri come mai avevamo sentito prima su un monocilindrico. La risposta all’acceleratore è istantanea…e non solo in folle. Alla VOR non dichiarano i cavalli, noi semplicemente possiamo dirvi che ce ne sono tanti. La 503 scarica con brutalità la potenza a terra. La rapportatura è in perfetto stile supermotard, cioè cortissima, bastano cento metri e si è già in quinta con il motore che gira già bello allegro.

PIANTATA ANZI, LEGGERA

Moto piegatissima, gomito alto, gamba interna in avanti. Ecco siamo già entrati nel girone infernale dei "motardisti" impenitenti. L’erogazione violenta del mono VOR unita alle marce corte e alla incredibile leggerezza della SM accende subito l’interruttore della stupidera a qualsiasi pilota ci salga in sella; così ogni tragitto si debba compiere è condito dalle immancabili impennate e derapate che diventano patrimonio naturale di chi guida una moto del genere. Appoggiata su pneumatici sportivi a spalla larga e sostenuta da sospensioni rigorose la 503 non teme nemmeno le pieghe più ardite, arrivando presto a fresare le pedivelle sull’asfalto. I cerchi sono da 17 pollici a raggi, ma hanno canali da superbike. I pneumatici hanno mescola morbida e attaccano la SM all’asfalto; le sospensioni commuovono per come copiano la strada. Con queste premesse i limiti della 503 praticamente non esistono, in mano ad un pilota smaliziato può fare qualsiasi cosa.

BATTITO ANIMALE

Il mono spinge da far paura, e si fa sentire parecchio. Ogni colpo di pistone si propaga per tutta la moto come un’onda d’urto non filtrata da contralberi o silentblock che siano… tutta roba da signorine che la VOR non vuole nemmeno vedere. Ma le vibrazioni alla fine si sentono solo se si utilizza la SM come non si deve, ovvero per andare dritti. Quando invece comincia la danza delle curve e nel cervello parte l’embolo del divertimento non si avverte più nulla, concentrati come si è a voler violentare ogni centimetro di strada.

IN CITTÀ PER MODA

Perché tutti usano le supermotard in città? Ce lo chiedevamo anche noi. Ma dopo aver provato la VOR abbiamo capito. Moda a parte, una SM in città è il massimo. Leggera, iper reattiva, con uno sterzo esagerato, la VOR non conosce file. Guizza nel traffico ed è irresistibile in accelerazione (anche per le altre SM) senza contare che si guida belli alti e si vede bene ciò che succede davanti. Va bene, sono tutte scuse: chi si compra una SM in città lo fa soprattutto perché fa "figo"… fa figo usarla, fa figo parcheggiarla, fa figo accenderla con la scalciata eccetera. Probabilmente i motardisti urbani in pista non la useranno mai. Peccato, perché noi invece in pista invece ci siamo andati… e ci siamo divertiti come bambini.

IN PISTA PER VOCAZIONE

Tuta di pelle casco e stivali da cross e la VOR ha tirato fuori tutto il suo vero potenziale che, diciamolo subito, è davvero elevato. In un circuito tortuoso come un intestino la SM 503 si sente a casa e la guida epilettica, tipica di questi tracciati, giustifica le scelte di rapportatura, sospensioni e freni. La percorrenza di curva è fulminea e il motore spara la VOR fuori dalle curve come se fosse stata lanciata da una fionda; seconda, terza, quarta il cambio corto e preciso snocciola marce su marce anche se il rettilineo dura solo 200 metri. Poi ci si attacca ai freni gli steli spariscono nei foderi, (morbidina la taratura standard della forcella) la "margherita" fa il suo dovere, la moto scoda ma non è un problema, anzi il bello è proprio questo.

MOUNTAIN BIKE A MOTORE Incredibile la maneggevolezza, non c’è inerzia, ogni comando è eseguito immediatamente, è come andare con una bicicletta… da 50 cavalli. La posizione di guida assicura un controllo assoluto nella guida. Il manubrio alto e largo facilita la gestione delle derapate e con 115 kg sotto il sedere viene quasi naturale osare e andare a cercare il numero d’alta scuola. Non sempre ci è riuscito ma… che giocattolo ‘sta VOR, un giocattolo da cui non vorresti più scendere.


Pubblicato da Stefano Cordara, 29/06/2001