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In Italia sono apprezzate fino a un certo punto, ma altrove in Europa vanno fortissimo: sono le moto GT, quelle grosse, comode e pronte a divorare milioni di chilometri. Della partita è anche la nuova Triumph Trophy 1200
PRONTO A VIAGGIARE? Grossa, pesante e comodissima per viaggiare: tre aggettivi che descrivono al meglio l’impatto che la Triumph Trophy 1200 ha su chi la guarda. Impossibile non notare la somiglianza con la concorrente tedesca: quel muso a ventaglio, le forme e le proporzioni, tutto si ispira fortemente alla turistica di Monaco, la BMW R 1200 RT,ancora il riferimento del settore. Anche se, guardando bene, la Trophy appare un po' più anonima.
QUANDO MI ALZO LA MATTINA E non è proprio la moto più agile del mondo da movimentare di prima mattina: se avete un garage in discesa anche leggera, come il sottoscritto, manovrare la Triumph Trophy 1200 da fermo richiede muscoli d’acciaio e massima attenzione a non fare costosi danni; un'operazione non semplice con la palpebra ancora calante. In compenso, la sella è sufficientemente bassa da permettere anche a chi non è uno pivot di far bene perno con i piedi. Tanto per fare un paragone, è giusto un paio di centimetri più bassa di quella dell’RT, che arriva a 80 centimetri solo selezionando l’optional della sella ribassata.
PRIMI GIORNI Una volta vinto l’imbarazzo iniziale del peso, comunque paragonabile alla concorrenza, anche la Triumph Trophy 1200 è una di quelle moto che, per quanto tu sia stanco o svogliato nella peggiore delle mattinate, riesce sempre a rilassarti mentre la guidi. Dal motore, incredibilmente fluido e regolare, all’equilibro ciclistico, passando per la posizione di guida più comoda di un divano, tutto concorre a una situazione di relax totale, sia nel traffico (anche se la Trophy non sguscia così facilmente a causa dei valigioni laterali) sia nei tratti autostradali. Da menzionare anche la qualità dell’impianto stereo: oltre al volume da impianto per concerti, è capace di regolare autonomamente il volume in maniera sorprendente, tutto in automatico.
LONG WAY Dopo i primi giorni passati in mezzo al traffico del casa-ufficio, farsi qualche chilometro fuori porta con la Trophy 1200 è un vero toccasana: la capacità di carico è sufficiente per portarsi appresso lo stretto necessario per due persone durante un week end, e il comfort di marcia è da berlinona di lusso. Il parabrezza che si erge a coprire l’intero casco, i sedili e le manopole riscaldabili elettricamente, lo stereo che pompa il vostro brano preferito; non fosse per l’aria sui polsi, penserei di essere su una BMW Serie 5. Solo il comando dello stereo non è del tutto convincente, più che altro perché obbliga a staccare per qualche secondo la presa dalla manopola.
CIÀ CHE SI GUIDA Nel giro fuoriporta del week end, mi concedo anche un bel tratto guidato, di quelli che si allunga la strada ma anche il divertimento. E come cominciano le curve, la Trophy manda subito chiari segnali. Come mi aspettavo, nello stretto non è un mostro di agilità, ma quello che mi dà più fastidio è l’avantreno un po’ vago, principalmente quando si entra un po’ spigolati. Provo a settare su Sport (prima ero su Comfort) e la situazione migliora molto, soprattutto a livello di feeling. Rimane comunque una moto con cui pennellare le curve, pelando il gas e tenendo il motore a regimi bassi. Guidata così, senza strafare, la Trophy è piacevolmente equilibrata, a livello e di motore e di ciclistica.
TRE MOSCHETTIERI Dove la Trophy stacca la RT è nel motore: l’erogazione e la curva di coppia è quella classica dei tre cilindri inglesi, quindi zero vibrazioni, sempre in coppia, senza, apparentemente, un vero e proprio picco. Ma qui, grazie alla cilindrata da 1,2 litri, non bisogna aspettare praticamente mai per avere spinta utile: da circa 2.000 giri la Trophy scatta in avanti, pronta e potente, e il bello è che tutta questa forza si protrae quasi fino alla zona rossa, sulla soglia dei 9.000 giri, dove si esprimono tutti i 134 cavalli. E chi rimpiange più il boxer?
LA GRIGIONA Con la Trophy, dunque, in Triumph sono riusciti a proporre l’alternativa alla solita, ormai egemone, BMW RT. Comoda, velocissima e davvero versatile, manca solo un pizzico di connotazione british. Riuscire a proporre un’alternativa valida alla RT è lodevole, ma francamente avrei spinto di più sui valori che caratterizzano la Casa di Hinckley, soprattutto a livello di stile e design.
In questo servizio
casco: Shark EvoLine serie3
pantaloni: Alpinestars Newland Goretex Pants
giacca: Alpinestars Cape town Air Drystar jacket
guanti: Alpinestars Tech Road Gore-Tex
scarpa: Alpinestars Fastback Waterproof