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Prova su strada

Triumph Bonneville T120 e T120 Black


Avatar Redazionale, il 05/04/16

8 anni fa - Sotto un look classico c'è una dotazione moderna, a vantaggio di guida e sicurezza

Sotto un look classico c'è una dotazione moderna, a vantaggio di guida e sicurezza

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COM’E’ Devo essere sincero: non ho proprio invidiato, nemmeno per un attimo, i product planner e i designer chiamati a lavorare sulla nuova generazione della Bonneville. Rimettere mano a una vera icona dello stile, cercando di accontentare nello stesso tempo gli aficionados più conservatori e quelli progressisti credo che sia stata una sfida tremenda. Alla fine, tuttavia, questa sfida si può dire secondo me vinta, perché le nuove Triumph Bonneville T120 e T120 Black riescono a evolversi sotto molti punti di vista, pur restando immediatamente riconoscibili anche da Mr Magoo.

AUTOGOL? NO, GRAZIE D’altro canto, stravolgere un look vincente e senza tempo sarebbe stato un autogol clamoroso, specie ora che il filone modern classic va tanto di moda. Ecco, si potrebbe dire che a Hinckley, in occasione di questo ricambio generazionale, siano riusciti a mettere l’accento su entrambi questi aggettivi, che sono solo apparentemente in contrasto. Da una parte, dunque, nel nuovo modello ci sono contenuti tecnici al passo con i tempi e dall’altra si ritrova un’estetica che non avrebbe stonato nella copertina di un 33 giri dei Beatles.

INGREDIENTI DI QUALITA’ I suoi ingredienti sono nuovi ma ricreano una ricetta tradizionale. Parlo per esempio del serbatoio con guancette in gomma e logo in rilievo, arrotondato ma snello tra le gambe (la capacità di 14,5 litri). A completare il quadro ci sono un faro tondo, una sella lunga e piatta, parafanghi senza fronzoli, ammortizzatori cromati e una forcella Kayaba con soffietti di gomma a proteggere gli steli da 41 mm.

IN INCOGNITO Nell’elenco meritano di andare anche gli scarichi con silenziatore a bottiglia, che sembrano filare via dritti, con una linea pulitissima, nonostante facciano in effetti un bel giro sotto il motore per fare passare i gas di scarico nel catalizzatore. Un’altra mimetizzazione quasi perfetta è quella dell’impianto di raffreddamento a liquido, con il radiatore che tiene la pancia in dentro, appena davanti alle travi d’acciaio del nuovo telaio a doppia culla, e con i tubi che giocano a loro volta a nascondino. Il nuovo bicilindrico parallelo 1.200 lascia invece in bella vista la fitta alettatura che strizza l’occhio alle vecchie unità del passato, così come iniettori e corpi farfallati si travestono un po’ da carburatori per completare la messinscena.

HI-TECH Sotto sotto, invece, la Triumph Bonneville T120 ha poco da invidiare alle naked più moderne e tecnologiche. Ok, ha sempre la fasatura a 270°, per avere un timbro di voce e un carattere come quelli di una volta, ma dispone anche di sistema ride by wire e due mappature per la centralina: una garantisce risposte più pronte all’acceleratore (Road) e una le addolcisce, pensata soprattutto per la guida sul bagnato (Rain). A tenere a bada l’erogazione piena del motore, che per la cronaca ha 80 cv a 6.550 giri e ben 105 Nm di coppia già a 3.100 giri, c’è anche il traction control, eventualmente disinseribile, che impiega le stesse ruote foniche dell’Abs, a sua volta di serie. Non manca nemmeno la frizione anti saltellamento, che fa da spalla a un cambio a sei marce. Capito la finta vecchietta?

INDIZI RIVELATORI In fondo, che la Bonneville sia sul pezzo in fatto di tecnologia si può intuire anche armandosi di lente d’ingrandimento e osservando con attenzione alcuni dettagli. Uno tra questi è il ponte di comando, che sfoggia due classici strumenti analogici per tachimetro e contagiri ma affianca loro anche due moderni display, capaci di indicare, tra le altre cose, anche consumo istantaneo, quello medio e l’autonomia (ma non la temperatura). Sotto la sella (che si apre facilmente con la chiave di avviamento) c’è poi anche una presa Usb, perfetta per ricaricare lo smartphone o l’eventuale navigatore.  Di ultima generazione è pure l’impianto frenante, con due dischi anteriori da 310 mm e uno posteriore da 255, mentre un’altra parentesi old style la aprono i cerchi in acciaio a raggi, con pneumatici Pirelli Phantom Sports comp 100/90-18 davanti e 150/70-17 dietro, dotati di camera d’aria.

FACCIAMO I CONTI La dotazione delle Bonneville T120 è davvero completa e comprende anche il cavalletto centrale, il maniglione per il passeggero e le manopole riscaldabili. Due le versioni a listino, la T120, dedicata a chi ama le cromature, e la T120 Black (nera o grigia opaca), che tira fuori il lato dark della Bonneville, con motore, scarichi, cerchi e maniglione neri e sella marrone. Entrambe sono vendute a 11.900 euro ma se si volesse la T120 in Cinder Red al posto del semplice Jet Black occorrerebbe mettere a budget 150 euro in più, pronti a salire a 300 per gli abbinamenti  Cranberry Red e Aluminium Silver o Jet Black e Pure White. Un sovrapprezzo di 150 euro è previsto anche per la Black in tinta grigia opaca. Nel complesso si tratta di cifre non eccessive, considerati l’allestimento e la tenuta del valore della Bonneville sul mercato dell’usato.

TAILOR MADE La Casa propone infine un catalogo con oltre 160 accessori per personalizzare la moto capaci di fare la felicità di ogni appassionato, tanto di chi cerca di fare della Bonneville una globetrotter, quanto di chi le vuole affilare per bene gli artigli. Nel ricco menù merita una segnalazione il kit Prestige, con stemma cromato 4 Bar per il serbatoio, sella nera a coste, frecce piccole bullet a led, manopole a botticella, silenziatori Vance & Hines, paracatena cromato, coperchi frizione e alternatore e decorazioni per i corpi farfallati. E ora è il momento di passare in rassegna la galleria immagini e di scendere poi ancora più in basso, dove si trovano le impressioni di guida.

COME VA Equipaggiata di tutto punto, la Triumph Bonneville T120 mette su qualche chilo, facendo fermare l’ago della bilancia a quota 224 kg a secco. Saltando in sella è però impossibile accorgersene, vuoi perché il peso è piazzato soprattutto in basso, vuoi perché, con una comoda seduta a soli 785 mm da terra e un diametro di sterzata ridotto, ci si sente subito padroni della situazione.

BENTORNATI Da questo punto di vista gioco un ruolo importante anche la posizione di guida, con le pedane alla giusta distanza dalla sella e un manubrio ben conformato, su cui sono montate leve regolabili. Con un quadro così positivo, anche chi magari ritorna alle moto dopo anni d’inattività o chi viene dalle cilindrate inferiori non accusa sudori freddi, neppure se c’è a bordo un eventuale passeggero. Quest’ultimo, tra l’altro, gode di una buona sistemazione, con una porzione di sella ben imbottita, le ginocchia non troppo angolate e un pratico maniglione cui aggrapparsi.

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CUORE DI PANNA Se con la Bonneville la confidenza è immediata è per merito anche della meccanica. Il motore ha infatti un’erogazione molto pulita già al minimo e, complice l’ottimo lavoro della frizione, facilita la vita nelle partenze e nelle manovre a bassa velocità. Sfruttando l’ottimo equilibrio della Bonneville, è un gioco destreggiarsi nel traffico e guadagnare la pole position al semaforo a passo d’uomo, senza togliere i piedi dalle pedane.

CHE TEMPERAMENTO! Con il salire della velocità si sente presto come la nuova Triumph abbia maggior carattere e sia un prodotto più maturo. Il motore è sempre protagonista: rispetto al suo predecessore  ha un funzionamento meno elettrico e molta più personalità, senza diventare per questo più complicato da gestire. La vecchia unità difettava di un po’ di tiro ai bassi e sapeva prodursi in allunghi di cui, francamente, non si sentiva un gran bisogno. Ora invece si ha a disposizione un’erogazione più pastosa, con una bella castagna già sotto coppia e una buona capacità di tirare ugualmente le marce, senza che le vibrazioni si facciano mai sentire. In parole povere c’è più sostanza là dove serve, anche in ottica di un possibile impiego turistico, magari in dolce compagnia. E pure il cambio è molto a punto: non sbaglia una marcia e ha rapporti ben scalati, con una sesta piuttosto distesa, ottima per i trasferimenti extraurbani.

DI BENE IN MEGLIO Anche dal punto di vista ciclistico la Bonneville T120 fa importanti passi avanti. Le sospensioni hanno ora una maggior escursione e, con la taratura standard, assicurano un buon comfort, anche sul pavè. In casa Triumph, però, hanno il chiodo fisso del divertimento nella guida e, al di là del suo aspetto raffinato, la Bonneville non si fa pregare quando le si chiede di buttarsi tra le curve. Con un paio di scatti in più a livello di precarico degli ammortizzatori (ci sono cinque posizioni a disposizione) la T120 diventa più affilata e precisa, pronta a disegnare le traiettorie come con il compasso. Il baricentro basso si rivela ancora una volta un’arma preziosa per rendere la moto ben gestibile nello stretto, mentre quando il misto diventa veloce si apprezza come la moto lasci sempre margine per eventuali correzioni. Promossi anche i freni: sono ben modulabili, hanno una potenza adeguata allo spirito della Bonneville e sono supportati da un Abs molto discreto.

FA CENTRO Nel complesso, dunque, la nuova generazione della Triumph Bonneville fa centro. Da una parte raccoglie l’eredità del passato e va giustamente fiera di un’immagine che ha fatto storia, riproponendola in modo furbo e con una pregevole attenzione per i dettagli. Dall’altra si dota di tutti quei dispositivi che non possono mancare su una moto d’oggigiorno e che le permettono di raggiungere nuovi standard di comfort, piacere di guida e sicurezza

IN QUESTO SERVIZIO (vedi gli ultimi scatti della gallery)

AGV RP60 BONNEVILLE GLADIATOR Questo jet ha un bel taglio old style e dà subito una sensazione di notevole qualità. Le finiture sono molto curate, a partire dalla chiusura a doppio anello per arrivare all’interno, che punta sul marrone ed è completamente removibile e lavabile. Degne di nota anche le impunture in rilievo sul bordo della calotta. Quest’ultima è realizzata in fibra e garantisce una notevole protezione, pur mantenendo il peso del casco sotto il chilo (960 gr, per la precisione). La calzata è piuttosto comoda e solo nella zona delle orecchie avrei preferito un’imbottitura più fasciante. Nella confezione è incluso un visierino parasole in stile cross Anni 70. Io però consiglio vivamente la visiera a bolla, che si vede nelle foto e che garantisce un bel salto di qualità in fatto di protezione. E’ un optional che costa una trentina di euro e ha il pregio di non distorcere la visuale.

DAINESE BLACKJACK Questo giubbotto coniuga un aspetto vintage a un taglio urban e la sua morbida pelle bovina lo rende particolarmente comodo da indossare. Il fatto di essere alla moda non è un limite dal punto di vista tecnico, grazie alla cerniera per il fissaggio ad eventuali pantaloni coordinabili, alla regolazione in vita e alla fodera Tech Frame, che regola la temperatura interna. In materia di sicurezza si segnalano le protezioni suoi gomiti e sulle spalle, oltre alla predisposizione per ospitare il paraschiena. Le due tasche esterne e quella interna sono protette da una zip e decisamente ampie. L’unico appunto si può fare al collo, che resta un po’ largo anche quando viene chiuso con l’ultimo bottone. Le misure disponibili sono dalla 46 alla 60..

DAINESE X-RUN I guanti Dainese X-RUN hanno taglio corto e un aspetto decisamente sportivo. Il loro biglietto da visita sono le nocche Ergo-Tek in acciaio, che lasciano una buona mobilità alla mano pur assicurando una notevole protezione in caso di urto. La vestibilità è comoda, con un giusto rapporto tra l’ampiezza del palmo e la lunghezza delle dita e con una semplice regolazione sul polso tramite Velcro. Perfetti per la stagione estiva ma adatti anche alla primavera e all’autunno, Gli X-RUN hanno rinforzi sul palmo e sul mignolo e, grazie alla buona sagomatura, non infastidiscono neppure nella guida arrembante.

DAINESE BONNEVILLE SLIM Questi jeans sono il prodotto giusto per chi cerca un capo di pesantezza media e vestibilità slim, che si presti bene a un uso in borghese ma senza rinunce dal punto di vista tecnico. Caratterizzati da una punta di blu indovinata, i Bonneville hanno protezioni morbide Pro-Shape sulle ginocchia, che non danno nell’occhio ma che assorbono bene gli eventuali impatti. Anche gli inserti con maglina in fibra di kevlar sono molto discreti ma limitano i danni al fondo schiena in caso di scivolata. La qualità percepita è elevata, grazie un’attenzione maniacale al dettaglio. Un esempio? Se si risvolta l’orlo si scoprono una cucitura rossa e un inserto rifrangente, identici a quelli sulle tasche posteriori.

DAINESE ANFIBIO CAFE’ Questa scarpa appartiene alla collezione vintage, quella caratterizzata dal nome 36060, che corrisponde al codice di avviamento postale della storica sede Dainese di Molvena. L’anfibio è realizzato con pelle di grande qualità e ha rinforzi sulla caviglia, sul tallone e in punta, oltre che, chiaramente, nella zona della leva del cambio. L’interno ben rifinito e ha un rivestimento morbido e sottile che assicura comfort e traspirazione. Lo spazio a disposizione nella parte della pianta e delle dita è molto mentre l’ultima annotazione è per la suola, che esce di fabbrica con un’aria già vissuta, per esaltare l’aspetto vintage.


Pubblicato da Paolo Sardi, 05/04/2016
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