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Prova

Suzuki Inazuma


Avatar di Luca Cereda, il 19/10/12

12 anni fa - La Suzuki Inazuma è una entry level buona non solo per i neofiti.

Con un prezzo d'attacco sotto i 4.000 euro e la promessa di oltre 30 km/litro, la Suzuki Inazuma prova a rispondere alla crisi strizzando l'occhio soprattutto ai neofiti. 

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QUELLI CHE IL QUARTO (DI LITRO) Sotto i 300cc c’è ancora un popolo di moto. Ma se scartiamo le carenate, le nude da sole diventano praticamente una specie protetta (Yamaha YBR, SYM SB250, KTM Duke...). Al raro mix la Suzuki Inazuma 250 aggiunge la scelta di un motore bicilindrico, quando nel club è il “mono” che va per la maggiore. In tempi di crisi percorrere i terreni meno battuti può essere un azzardo, ma Suzuki ci prova. Con questa piccola nuda dal prezzo aggressivo che mette nel mirino soprattutto neofiti e scooteristi aspiranti motociclisti. Una piccola per diventare grandi, insomma.

MINI B-KING Il look è una scommessa, a queste latitudini: B-King docet. Sono linee tormentate, quelle della Suzuki Inazuma 250, che sbandierano senza timore la parentela proprio con la B-King, al punto che la moto si era guadagnata il nomignolo di mini B-King  in tempi non sospetti (vedi correlate), ben prima del suo sbarco in Europa. Gusti a parte, nella confezione del vestito stonano un filo i due parafanghi abbondanti, tanto all’anteriore quanto al posteriore. Di sicuro effetto scenico, invece, il doppio scarico, a sottolineare che il cuore del progetto Inazuma (in giapponese “lampo”) è un bicilindrico e non un “mono”. Quanto alla qualità costruttiva percepita, le finiture sono in linea con il posizionamento entry-level della moto, progettata in Giappone ma costruita, per la prima volta per Suzuki, in Cina. Alla fine giusto la carenatura del faro mostra qualche montaggio non proprio a filo.

CICLISTICA Le componenti in lega leggera non abbondano, ma ci sono: pedane poggiapiedi, leva del cambio, del freno e il maniglione posteriore della Inazuma 250 sono in alluminio. Costruita su un telaio a doppia culla, questa nuda offre una ciclistica onesta per il prezzo (sotto i 4.000 euro): forcella telescopica all’anteriore, monoammortizzatore regolabile nel precarico in 7 posizioni al posteriore. La scelta delle ruote da 17’’, con pneumatici anteriore da 110/80R17 e posteriore da 140/70R17, premia la stabilità. La frenata, dal canto suo, è affidata a un singolo disco sia all’anteriore sia al posteriore, dal diametro rispettivamente di 29 e 24 centimetri.

CONSUMI Senza fronzoli è anche la strumentazione digitale, che ha però il merito di essere chiara e ben leggibile. Al centro il contagiri, a sinistra gli indicatori a LED, a destra l’elemento più prezioso del cruscottino: un display LCD dove leggere la marcia inserita, la velocità, l’ora, i consumi di carburante e gli intervalli di manutenzione. Dati dichiarati, il bicilindrico fronte marcia da 248 cc della Inazuma si accontenta di unlitro di benzina ogni 30,4 km (il serbatoio ne contiene in tutto 13,3); sulla sua carta d'identità si legge motore 4 tempi raffreddato ad acqua con una potenza massima di 24 cavalli e mezzo che arriva a 8.500 giri/min, mentre la coppia raggiunge il suo picco di 22 Nm abbastanza in basso, a 6.500 giri/min.

FINANZIATA Una naked entry-level, dunque, la Suzuki Inazuma 250, per sfidare il mercato e la crisi. Il prezzo d’attacco, seppur di qualche euro, si piazza infatti sotto i 4.000 euro: 3.990 euro franco concessionario. La soglia è superata nell’allestimento superiore, la Inazuma Plus da 4.290 euro, che aggiunge di serie gli optional del bauletto da 26 litri e il cavalletto centrale. Ma c’è di più: per comprarla senza prosciugare il conto in banca in un amen, Suzuki ha approvato un finanziamento ad hoc, che dà la possibilità di pagare le prime 24 rate a 40 euro al mese. Per restare su cifre a portata di portafoglio, l’ABS non viene offerto nemmeno a richiesta.

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DA PASCIA’ Che si prepari ad accogliere un novizio assoluto oppure un ex scooterista in cerca di emozioni, la Suzuki Inazuma ha l’indubbio merito di rendere l’iniziazione piuttosto dolce. A cominciare dall’ABC: la seduta. Con una sella posta a 78 centimetri, roba da scooter, non serve certo essere ginnasti provetti per mettersi a cavallo. Una volta in sella, poi, mettere i piedi a terra non crea imbarazzo a chi non è un watusso, e, in marcia, gambe e braccia trovano la collocazione ottimale in modo abbastanza naturale, senza accusare alcun effetto collaterale chilometro dopo chilometro.

FIANCHETTI LARGHI Per chi alle moto da ancora del lei, più difficile è invece familiarizzare con i suoi 182 chili in ordine di marcia - non un peso piuma se si considera la categoria -, che rendono un filo macchinose le manovre da fermo. Detto questo, la Inazuma 250 si può certamente definire una moto confortevole, non solo per la comodità del posto-guida ma anche per la protezione alle gambe offerta dai fianchetti piuttosto pronunciati. Lo stesso, però, non si può dire per quanto riguarda il capo, lasciato in balia dei flussi d’aria da una misera unghietta che sovrasta la strumentazione. Un cupolino, anche piccolo, non guasterebbe: ma al momento latita dalla lista degli accessori.

BI-ELASTICO In aiuto del neofita viene anche una frizione estremamente morbida e dallo stacco mai brusco, un prezioso alleato nello snocciolare senza traumi le marce (sei in totale), che entrano una dopo l’altra con precisione svizzera. E pochi chilometri bastano anche per prendere confidenza con il bicilindrico, docile ma allegro. Il suo forte è la capacità di allungo, che induce inconsciamente a tirare il collo alle marce; si tratta di un bicilindrico molto elastico, dall’erogazione fluida e corposa (sempre entro i suoi limiti), con tanta spinta ai bassi e medi regimi, e il merito di non affievolirsi troppo quando ci si avvicina alla zona rossa.

Il tutto avviene senza strappi, con una regolarità e una costanza tale da non cogliere mai di sorpresa il pilota, che può cavarsela egregiamente in ogni circostanza anche senza avere la marcia ottimale innestata. Anche questo aiuta molto i neofiti. E un percorso simile a quello del test (Torino dintorni), dove il misto la fa da padrone, esalta particolarmente la capacità di ripresa della Inazuma. D’altro canto, di fronte a curve strette e qualche cambio di direzione rapido, emergono anche dei limiti, riconducibili soprattutto a un avantreno un po’ ingessato, che rende la moto poco reattiva in simili circostanze.

SILENZIOSA Se l’avantreno penalizza un po' la maneggevolezza della Inazuma, tanta compostezza si fa invece apprezzare quando, a gas spianato, la moto affronta i rettilinei senza fare una piega né minare la sensazione di stabilità di chi guida. Le vibrazioni sono ridotte al minimo, tanto al manubrio quanto alle pedane. Idem per il motore, aiutato a non agitarsi troppo e a non fare rumore dalla presenza del contralbero di bilanciamento.  

MODULABILE L’ultima nota riguarda i freni, anch’essi, a mio avviso, adeguatamente tarati sul neofita. Soprattutto il disco anteriore, molto modulabile: se si pinza un po’ troppo la leva non c’è rischio di incappare in una risposta brusca, ma allo stesso tempo non è necessaria una strizzata energica per fermare la ruota. Un buon compromesso, insomma. Lo stesso dicasi della Inazuma in generale, capace di accorciare il passo dallo scooter alla moto senza per questo risultare noiosa. Una piccola per diventare grandi, appunto.


Pubblicato da Luca Cereda, 19/10/2012
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