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Piccolo, stiloso ed economico, tre parole che si sposano alla perfezione con la vita urbana delle metropoli. E' arrivato il Super Motor Company PIN
IO MI METTO QUI C’è chi punta sul look avant-guarde, chi sulle prestazioni, altri ancora sulla semplice economia. Nel settore scooter, oggi come oggi, ce n’è davvero per tutti i gusti, ma in nessuno di questi si identifica il nuovo Super Motor Company PIN. Piccolo, leggero ma anche stiloso e originale, il PIN è il sogno di Officine Mermaid, realtà tutta milanese che si sta espandendo a macchia d’olio, con l’obiettivo di creare un vero e proprio motoquartiere nella zona cosiddetta dell'Isola. Il look del PIN richiama i due ruote che spopolano nei Paesi asiatici, tutto però condito da una sapiente mano di gusto italiano.
DAMMI LA PASSWORD Il Super Motor Company PIN si spiega in poche parole. Ruote a raggi da 17”, dimensioni poco oltre la bicicletta (è lungo appena 1.850 mm), freni a tamburo (sebbene un disco all'anteriore non l’avrei visto male), scudo anteriore (ma niente pedana piatta), pedane a mo’ di moto ma soprattutto cambio a pedale. Chiedendo delucidazioni, scopro che il PIN ha un cambio a 4 rapporti con frizione automatica, non c’è quindi la leva sinistra al manubrio. Sali di marcia premendo il bilancere anteriore (se tieni aperto il gas mentre lo fai, senti una vera sfrizionata), mentre per scalare va premuto il bilancere posteriore.
MOTOR-INO Interessante anche il gruppo propulsivo del Super Motor Company PIN. È un monoclindrico brevettato Honda (motore asiatico dell’Honda Cub, lo scooter più venduto al mondo e quindi iper-collaudato), 120 cc 4 tempi, raffreddato ad aria. Semplice ma efficacie, perché a fronte della sua compattezza sprigiona 6,8 cavalli a 8.500 giri, 100 km/h ma soprattutto 40 km/litro. Il serbatoio è piccolissimo (3,1 litri) e posizionato sotto la sella, l’avviamento è a pedale o elettrico e la trasmissione è sigillata per evitare di prendere sporcizia. In totale, il PIN pesa solo 83 chili, con tanto di cavalletto laterale e centrale.
QUANTI COLORI Il PIN sarà disponibile in cinque combinazioni cromatiche: bianco, nero, rosso-bianco, oro-bianco, blu-bianco, tutti venduti a 1.395 euro più la messa in strada, con incluso il portapacchi (centrale nel caso di sella sdoppiata, posteriore se si opta per la sella monopezzo).
NO JUSTICE Le sue linee possono piacere o meno, ma è un fatto che le immagini non rendono giustizia al Super Motor Company PIN. C’è molto metallo da toccare, sensazione ormai sconosciuta su tutti gli scooter più in voga del momento. C’è un’attenzione ai dettagli quasi commovente, che avevo dimenticato: la strumentazione, completamente analogica e con cornice cromata, le leve e le pedane, il manubrio bello da vedere e da toccare, nulla insomma lascia trasparire l’idea di economico, un po’ come un bell’oggetto da arredamento.
SCUSA ME LO REGGI? Più che salirci in sella, lo inforco il Super Motor Company PIN. Piccolo, anzi, piccolissimo tra le gambe, mi ricorda molto l’anziano Piaggio Ciao. Lo afferro come una bici, monto sopra e giro la chiave. È stretto, strettissimo tra le gambe, si sente che è studiato per sgusciare nel traffico ma soprattutto si vede: gli specchietti sono più alti di quelli di una normale auto, mentre lo scudo là davanti è davvero minuto. Gustoso anche il sound scoppiettante, con lo scarico più aperto è proprio un bel bombardino.
AIUTO! I primi metri sul Super Motor Company PIN servono un po’ da apprendistato, in primis per la leva del cambio; per chi non è un habituè del genere ci vorrà una mezz’oretta buona prima di avere i necessari automatismi: la frizione si attua in automatico premendo sulla leva del cambio, quest’ultimo vagamente duro da azionare. Inoltre il cambio è rotativo, arrivati cioè in quarta e ultima marcia non serve scalare per mettere la prima, basta un altro colpetto e hop, si riparte dalla folle. Anche il freno a tamburo all'anteriore necessita della vostra comprensione: i miracoli non li fa nessuno, quindi evitate di frenare tardi arrivando lunghi. E comunque, sempre meglio strizzarli entrambi.
PRONTI ALLO SCATTO Certo, meno di 7 cavalli possono sembrare un po’ ridicoli, ma con rapporti così ben spaziati il PIN si muove senza sforzo. Non avendo alcun tipo di variatore, bisogna capire bene dove far girare il motore per farlo rendere al meglio, ed è nella zona intermedia del range utile di giri (il contagiri non c’è, si va a orecchio). Guidato così, tenendolo in tiro ma non troppo, il PIN diventa un bel giocattolino con cui divincolarsi nel traffico, senza contare che, una volta in coda, passerete a lato, sopra e sotto a qualunque ostacolo vi si presenti. Controindicazioni? Forse solo gli ammortizzatori posteriori sono un po’ secchi nella risposta, meno invece l’avantreno, più sicuro e stabile.
MA PER CHI? Dopo un’oretta circa di guida mi è chiara una cosa: il PIN non è la risposta al frettoloso lavoratore della metropoli, frena poco, non è molto pratico (zero sottosella) e non ha il variatore, tutti aspetti che difficilmente uno scooterista è disposto ad accettare. Piuttosto, andrà molto forte tra coloro che, anche negli spostamenti cittadini, vogliono divertirsi, sguazzare allegramente nel traffico arrivando al bar dell’aperitivo facendosi notare: stilosi e, perché no, anche un po’ alternativi. In questo, il PIN ha ben pochi rivali.