Cavallo che vince non si cambia. Così il Beverly 200 si mette un nuovo cappello più grande e protettivo e gonfia i muscoli fino a 250 cc. Anche la sella si abbassa in favore di una connotazione più da GT.
NO REVOLUTION Inutile quindi cercare rivoluzioni, il Beverly si è rinnovato con poco. Un manubrio tutto nuovo con parabrezza alto ben integrato (e non più scomponibile in stile Ikea con gli attacchi in bella vista), una sella ridisegnata e più bassa finalmente alla portata di tutti (due centimetri in meno rispetto al modello precedente, che fanno 785 mm). Pochi ritocchi et voilà, il Beverly 200 fa un passo in avanti in fatto di comfort, rimarcando ulteriormente il concetto GT insito nel DNA della famiglia Beverly, e rinunciando a qualcosa in fatto di sportività, in verità più nella seduta "comodosa" che nelle prestazioni.
MOTORE "STELLARE" Infatti, queste sono addirittura migliorate con l’arrivo del nuovo monocilindrico Piaggio della famiglia Quasar da un quarto di litro. Più che la potenza massima, passata dai 21 cv del 200 ai 22 del nuovo duemmezzo (velocità max 125 km/h), Il Quasar migliora di parecchio nella coppia massima che sale a 20 Nm a 6500 giri (il duecento ne ha 17,5 Nm/6500 giri).
PIU' MATURO I numeri parlano chiaro, il Beverly 250 rimane uno scooter grintoso e veloce, ma nella versione 2004 più maturo, con una maggiore attenzione per i particolari e le finiture. Così arrivano nuove modanature cromate sui fianchi come sul Beverly 500 ed anche una nuova strumentazione, esteticamente simile alla precedente montata sul 200, ma più curata ed armonizzata al manubrio, con l'uso di bordature cromate e di una comoda palpebra antiriflesso di stampo automobilistico.
IL TROPPO CHE STROPPIA A parer nostro si poteva evitare invece la cromatura per i blocchetti elettrici (bastano già i grossi specchietti), rimasti identici nella sistemazione dei pulsanti, mentre nel complesso sembrano migliorate le finiture, soprattutto il funzionamento del comando di apertura e la chiusura del vano retro-scudo, uno dei punti deboli dei precedenti Beverly.
CORPO SANO... La ciclistica è rimasta, invece, la stessa. Il robusto telaio doppia culla in traliccio di tubi d’acciaio è sorretto da una forcella da 35 mm e da una coppia di ammortizzatori regolabili nel precarico che lavorano in simbiosi con il gruppo motore-trasmissione oscillante. Identiche anche le misure dei pneumatici, con all’anteriore un bel 110/70 e il posteriore di 140/70, entrambi calzati da ruote di 16". Per chiudere in tutta sicurezza ritroviamo la stessa coppia di dischi freno montati sul 200, entrambi da 260 mm, morsi da pinze a doppio pistoncino. Prezzo? Quasi invariato: 3.910 Euro per il nuovo duemmezzo e 3.610 per il piccolo 125.
COME VA
A prima vista il Beverly 250 non si discosta molto dal precedente duecento, ma una volta in sella, le differenze saltano subito all’occhio. La nuova ergonomia della sella offre una appoggio più confortevole, soprattutto nel sostegno lombare, mentre i due centimetri in meno di altezza sono palpabili, i piedi toccano comodamente terra, e con il manubrio più alto ci si sente meno sul trespolo e più inseriti nello scooter, forse fin troppo dentro, tanto che il Beverly in versione quarto di litro sembra anche più grosso nonostante le forme siano rimaste pressoché identiche al duecento.SIMILE AL 500 Una seduta che ha aumentato il comfort, ma che è costata al Beverly 250 qualcosa in fatto di feeling nella guida sportiva. Si sta troppo incassati sulla sella e il manubrio alto è quasi d'impiccio nel trovare la posizione giusta per aggredire le curve come si faceva sul 200. Sul "vecchio" Beverly il manubrio era piazzato più sotto, perfetto per sentire in mano l'avantreno, mentre ora sul nuovo Beverly 250 si sta e si guida come sul grosso 500. Un vero peccato, il Beverly ci piaceva così com'era, cattivo.
GRAN MOTORE Non che sul 250 si vada male, guidando ci si abitua a tutto e poi in fatto di stabilità e precisione di guida, il Beverly 250 rimane uno scooter di riferimento. La voglia di correre, però, gli è rimasta, visto che con pochi millimetri di gas si riesce ad andare forte senza nemmeno accorgersene. Il motore spinge forte e subito, la trasmissione attacca bene e l’erogazione è pulita e progressiva, piena di "corpo" ai medi regimi, dove quel pizzico di coppia in più del duemmezzo rispetto al duecento si fa sicuramente sentire. Una manna quando si rischia di rimanere intrappolati nel traffico o quando in tangenziale si ha bisogno di quella spinta in più per fare il sorpasso in sicurezza.
I FRENI GIUSTI Per fortuna che l’impianto frenante è ben tarato sulle prestazioni, con il freno anteriore che morde subito, ma che è anche modulabile nonostante il comando sia un pochino duro. Più morbido al tatto quello dietro che rimane comunque robusto e ben modulabile nella morsa.
In questo servizio:Casco: Kiwi K 485
Giacca: Dainese BakerGuanti: Sparco DowntownScarpe: Sidi Indy