Logo MotorBox
Prova su strada

Piaggio Beverly 200


Avatar Redazionale, il 26/07/01

23 anni fa - Caccia al leader

La motoleggera secondo Pontedera: un ruota alta che va a "disturbare" il successo dello Scarabeo mettendo sul piatto ottime carte. Arriva anche il nuovo motore 200, davvero brioso. Abitabilità e bella guida alla portata di tutti.

LA NOVITÀ

Se l'Aprilia, ha avuto il merito di riportare in auge il concetto di "motoleggera", la Piaggio ha avuto quello di riprenderne il concetto ma in chiave moderna, con il giusto mix d’eleganza e sportività.

TRENDY SCOOTER

Non è un caso che lo scooter in questione si chiami Beverly (come l'esclusivo quartiere di Los Angeles). La linea classica dei "ruota alta" della Casa di Pontedera, si mescola bene con un design elegante ma anche giovane e sportivo (un po’ all’americana). A differenza dello Scarabeo (anch’esso elegante, ma dallo stile Anni 50), il Beverly punta ad un target più ampio, non solo adulto ma anche giovane, forte della sua eleganza sportiva e un po’ sbarazzina.

SPORT TOURER

Il frontale è tutto un programma, caratterizzato da dimensioni imponenti, dal parafango granturismo e dallo sportivissimo gruppo ottico dall’effetto "ciclope", composto da anabbagliante–abbagliante, luci di posizione ed indicatori di direzione. Caratteristici anche gli spoiler ai lati dello scudo, con il chiaro intento di offrire una maggiore protezione aerodinamica a chi guida. A poco serve invece il cupolino "di serie", se non a rendere più filante ed armonioso il frontale del Beverly (ma non preoccupatevi c’è anche il parabrezza oversize).

NON CI POSSO CREDERE!

Già, è proprio così. Perché nonostante la ruota da 16 che gira sotto, per il Beverly alla Piaggio sono riusciti a ricavare un vano sottosella degno di tale nome, capace, udite udite, di contenere ben due caschi jet. A questo, poi, si aggiunge un discreto vano nel retroscudo, in cui sono riposti i comandi manuali per l’apertura della sella (d’emergenza perché il comando principale è elettrico) e del vano serbatoio. C’è anche l’immancabile gancio "spesa", utilissimo per portare la ventiquattrore tra le gambe, senza creare fastidio alcuno.

PLANCIA ALLA TEDESCA

L’impatto estetico del manubrio ci piace: solido, razionale e completo di tutto, con tanto rivestimento in metallo satinato, che però rende la plancia un po’ asettica (alla tedesca per intenderci). Il display a cristalli liquidi è un vero computer di bordo: ha il contakm totale e parziale, l’indicatore dei km percorsi in riserva, l’ora, la temperatura e l’indicatore di possibile presenza di ghiaccio con temperature intorno allo 0°. Appoggiati sul manubrio ci sono due elementi circolari contenenti il resto della strumentazione: a sinistra il tachimetro (scalato a 160 Km/h) mentre, a destra, l’indicatore del livello di carburante è circondato da una completa serie di spie (riserva, spia d’arresto della corrente, temperatura del liquido di raffreddamento, abbagliante, pressione olio e indicatori di direzione).

FIANCHI SNELLI

La parte relativa al posteriore ha una linea morbida e poco ingombrante: qui troviamo le maggiori similitudini con l’altro ruota alta di famiglia, il Liberty. La vita snella è adatta ad accogliere eventuali borse laterali, ed è caratterizzata dalle protezioni laterali in gomma, ben raccordate con il disegno a "freccia" del fanale posteriore, che include gli indicatori di direzione e la luce dello stop.

NUOVO ARRIVATO

Oltre a presentarsi bene, il Beverly 200 ha come punti di forza il motore ed una ciclistica da vera moto. Il motore è l’ultimo nato nella famiglia L.E.A.D.E.R., è un monocilindrico a quattro tempi, raffreddato a liquido e con quattro valvole. La cilindrata effettiva è di 198 cc (un vero 200 quindi) e la potenza sprigionata è di ben 21 cv (record di categoria), con una coppia massima da primato: 17,5 Nm a 6.500 giri. Unico neo è il motorino d’avviamento, un po’ troppo rumoroso.

MOTO-CICLISTICA

Il Beverly è dotato di un telaio a doppia culla realizzato in traliccio di tubi d’acciaio ad alta resistenza che garantisce un’elevata resistenza a flessione e torsione, requisito essenziale per una guida precisa e sicura. Il reparto sospensioni conta su una forcella telescopica idraulica di tipo tradizionale con steli da 35 mm, mentre al posteriore lavorano due ammortizzatori a doppio effetto, regolabili in quattro posizioni nel precarico molla. A mantenere saldamente incollato all’asfalto il "ruota alta", ci pensano pneumatici di sezione generosa: 110/70 all’anteriore e 140/70 al posteriore. Per finire in sicurezza, il Beverly 200 dispone di un impianto frenante di tutto rispetto, con due dischi da 260 mm, ben stretti nella morsa di pinze flottanti a doppio pistoncino.

DOTAZIONE DA VIAGGIO

Ricca la dotazione di serie. Non mancano il cavalletto centrale e quello laterale (se inserito blocca la corrente), l’apertura elettrica del vano sottosella (una chicca però già utilizzata sul Peugeot Looxor 50/100) in cui troviamo la luce di cortesia, il coprisella antipioggia e la presa da 12 V per ricaricare il cellulare, l’immobilizer (coadiuvato dal gancio sotto la pedana). Ma non finisce qui. In optional troviamo il parabrezza a due elementi, il bauletto posteriore, le borse laterali (in tinta), l’allarme elettronico ed il casco jet dedicato con occhiali a corredo.
La dotazione è dunque davvero completa, e il prezzo si adegua: 7.692.000 lire (€ 3.972,59 circa) franco concessionario ed IVA inclusa non poco ma in ogni caso meno dello Scarabeo 200.

IN SELLA

L’abitabilità per le gambe è buona, mentre eccellente è lo spazio offerto dal sellone. Il posto passeggero è forse troppo alto (specie per le ragazze), ma una volta "montati" su, ci si sente a proprio agio sul bel "cuscinone".

SI STA COMODI Nonostante il tunnel centrale, in cui troviamo il tappo serbatoio, il disegno curvilineo delle pedane consente un’ampia abitabilità per i piedi del pilota, potendo così adeguare la posizione di guida in base alle proprie preferenze. Per ottimizzare il comfort di guida il Beverly è dotato di una sella ampia, comoda, a due piani e non eccessivamente alta, specie per il passeggero. A quest’ultimo sono poi dedicate le due pedane estraibili e il maniglione incorporato al portapacchi in alluminio.

PRIMO IMPATTO

Probabilmente all’inizio non vi piacerà. Per chi è abituato ai saettanti scooter a ruote basse, il feeling con il Beverly 200 può non essere immediato proprio a causa dei cerchi da 16". E di un peso che sulle prime pare essere messo un po’ in alto. I cerchi alti rendono l’anteriore sia più "stagno" nei movimenti repentini, specie se a bassa velocità, ma hanno anche il pregio di dare maggiore stabilità e sicurezza al mezzo (a livelli impensabili per un ruota bassa). Comunque, non c’è nulla di che preoccuparsi, perché bastano poche decine di chilometri per apprezzare quella sensazione di anteriore "piantato" a terra, tipico delle moto e per ritrovarsi ad affrontare curve e "slalom" con una disinvoltura inaspettata. Inoltre, a dare maggiore sicurezza e padronanza del mezzo ci pensa il manubrio, largo quanto basta per garantire ogni "recupero" in caso di errore.

200 È BELLO

Una vera rivelazione è il nuovo motore duecento: brioso, scattante, generoso, in grado di sopportare qualsiasi strapazzo senza batter ciglio. Con un motore così ed una ciclistica azzeccata come quella del Beverly viene facile anche togliersi qualche prurito sportivo senza il timore di esagerare.
Il "motorone" dispone di una scuderia d’eccezione, capace di partenze brucianti allo scattar del verde. In pochi secondi raggiunge gli 80 Km/h, per poi lanciarsi in modo progressivo (ma non lento) alla conquista della punta massima di velocità, indicata intorno ai 135 Km/h.

MESSA IN PIEGA

La ciclistica, invece, ricorda molto quella di una moto: telaio rigido, avantreno ben "saldato" a terra e sospensioni (tarate sul rigido) che seguono l’asfalto senza creare imbarazzanti oscillazioni, neanche nelle situazioni più critiche come il terribile pavé. Con queste caratteristiche non è difficile immaginare la facilità nel pennellare qualsiasi curva si pari davanti. L’entrata in curva è piuttosto precisa ed anche il mantenimento della traiettoria è buono anche se a ritmi forsennati si avverte un lieve tendenza ad allargare. Nelle curve più impegnative (dove non è difficile grattare il cavalletto), si avverte un leggero indurimento nel scendere in piega che richiede un maggiore sforzo fisico, specie se la velocità d’ingresso è elevata. Ben dimensionato è, inoltre, l’impianto frenante, che si è dimostrato forte, resistente alle sollecitazioni e ben modulabile, sia all’anteriore sia al posteriore.

SCHERZI DELLA TECNICA Un piccolo appunto pratico va al comando elettrico della sella: a chiave disinserita ovviamente non funziona, però poi funziona in tutte le altre situazioni in cui è dato il contatto (a motore spento, a motore in moto, con il veicolo in marcia). La posizione del pulsante è abbastanza riparata ma può sempre capitare di "toccarlo dentro" senza accorgersene, con il risultato di lasciare la sella aperta. Sarebbe meglio inibirne il funzionamento una volta che il veicolo è in marcia. Il rimedio è un bel controllo prima di allontanarvi dal vostro Beverly.


Pubblicato da Alfredo Verdicchio, 26/07/2001
Gallery
  • Gallery - immagine 2#
  • Gallery - immagine 3#