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Peugeot Vivacity 125


Avatar di Luca Cereda, il 13/06/10

14 anni fa - Su e giù per le strade di Lisbona in sella allo scooter economico a ruota bassa del Leone, ora disponibile anche in versione "quarto di litro". Fatto in Cina, ma agghindato in Francia, bada al sodo puntando sul doppio vano di carico...

Su e giù per le strade di Lisbona in sella allo scooter economico a ruota bassa del Leone, ora disponibile anche in versione "quarto di litro". Fatto in Cina, ma agghindato in Francia, bada al sodo puntando sul doppio vano di carico...


DALLA CINA COL LEONE Arriva dalla Cina il low-cost a ruota bassa di Peugeot. Dopo il Sum Up, ecco un altro modello nato dalla joint-venture col colosso Qingqi, stavolta sancita per rispondere alla concorrenza nel segmento economico degli scooter tipicamente cittadini e indirizzati non a un pubblico più adulto. Il design è marchiato Peugeot; tutto il resto, bullone su bullone, viene prodotto e assemblato all'ombra della Muraglia con la supervisione del Leone.

CORNA DI TORO Il Vivacity 125 esce un paio d'anni dopo il fratello minore, il cinquantino – lanciato nel 2008 prima in versione 2T, poi 4T -, e qualche mese prima del suo clone elettrico, l'e-Vivacity, che probabilmente vedremo a Colonia e testeremo entro la fine dell'anno. Nessuna sorpresa dunque per quanto concerne il look: scudo "cornuto” (per il particolare disegno delle luci, riproposto anche sul Tweet) e dal naso appuntito, pedana piatta e ampia, codino tornito, munito di maniglione e gruppi ottici a mo' di alette. Un particolare che lo distingue dall'omologo cinquantino è la sella con cuciture doppie in rilevo. Fa storcere il naso, invece, qualche componente a vista di troppo (le viti che fissano la pedana, ad esempio, o la ventola per il raffreddamento ad aria, che forse meritava una griglietta più coprente).


APRITI SESAMO Già noto è anche il vero plus di questo scooter, un vano frontale al quale si accede premendo un tasto in testa allo scudo, che rimane coperto dal manubrio una volta inserito il bloccasterzo. La capacità di carico totale, sommati vano-scudo e vano-sottosella, sale a 35 litri e permette di trasportare, senza ricorrere a borse o ingolfare le tasche, qualche oggetto un po' ingombrante. Comoda anche la doppia opzione in fase di parcheggio: cavalletto centrale o stampella laterale.

MOTORE AGGIORNATO Dal punto di vista tecnico l'offerta si allinea agli standard dell'entry level: sospensioni idrauliche, freno a disco da 200 mm sull'anteriore e tamburo da 130 mm sul posteriore. Il motore – un monocilindrico 4T raffreddato ad aria - esce dalla gamma del Sum Up ma è stato migliorato con alcune modifiche: una cinghia più resistente alle alte temperature, un nuovo filtro ad aria, uno scarico in inox verniciato, nuove pulegge (per addolcire l'innesto) e l'aggiunta di un riscaldatore di carburante con termo contatto. Prodotto in quattro varianti di colore (nero, rosso, crema e bianco), si tuffa nel mercato a un prezzo di 2.000 euro netti, 140 in meno del suo più diretto rivale, il Piaggio Fly.

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ALLA BILANCIA Di fronte ai prodotti comunemente definiti "low-cost”, o entry level, che dir si voglia, c'è sempre il rischio di perdere la bussola, in un senso o nell'altro. Si può essere ipercritici perdendo di vista il fine ultimo di questi scooter: fornire l'essenziale o poco più a un prezzo il più possibile contenuto. Viceversa, può succedere di chiudere gli occhi fino al punto sorvolare su tutto con la scusa che "meno spendi, meno pretendi”. La terza via sta nel bilanciare i due punti di vista tenendo conto, però, che negli ultimi tempi gli standard del low cost si sono alzati (vedi Honda Pcx).


QUESTIONE DI STOFFA Facendo un parallelo tutto interno a Peugeot, ci vien da dire che - di low-cost in low cost - l'operazione di rivestire all'europea un prodotto asiatico sia riuscita meglio col Tweet che col Vivacity. Parliamo di dettagli e di cura di particolari soprattutto estetici, dove in generale il Vivacity paga dazio per qualche centimetro di stoffa in meno, ovvero spazio lasciato alla plastica nera a sfavore della carenatura. Plastiche che comunque non sono affatto di bassa qualità, così come è di tutto rispetto la fattura della sella, ampia e comoda anche per due e impreziosita dalla doppia cucitura.

DA CARICO Qualche componente meccanica troppo in vista penalizza il look del Vivacity, che nel complesso è senza fronzoli, sobrio come si addice a chi non vive il casa-ufficio come una passerella, che poi è lo stesso cliente al quale interessa piuttosto spostarsi agevolmente da una parte all'altra portando con sé armi e bagagli. E allora ben vengano il doppio vano (in quello frontale il casco della fidanzata ci sta a fatica, ma torna buono per tanti altri oggetti), la pedana piatta e larga (comoda per i piedi) e una sella posta a 79 centimetri per un facile sali-scendi (che però costringe i più alti a una seduta un po' accucciata).


A DURA PROVA Nei suoi due metri di lunghezza e un peso contenuto nei 118 chili, il Vivacity è piuttosto maneggevole, preciso nei cambi di direzione con il solo impiccio, quando si tratta di sgusciare tra le colonne di auto, di una coppia di retrovisori un po' troppo "a sventola”. Il disco all'anteriore frena con il giusto morso quando la stretta è vigorosa (buona invece la modulabilità), e lo stesso vale per il tamburo posteriore. Le prestazioni in frenata sono comunque più che discrete, come è nella media della categoria comportamento delle sospensioni; per le quali si potrebbe sì far la pulce alla taratura rigida degli ammortizzatori (penalizzante sulle superfici sconnesse), ma va anche considerato come il terreno di prova (grattugianti distese di pavé lusitane) chiamasse a un esame piuttosto severo.

POCO NERBO Chiudiamo con il motore, che stando a quanto dichiarato da Peugeot promette circa 100 km con mezzo serbatoio (per l'esattezza 3,4 litri dei 7,2 stivabili). A bassi regimi, poco da ridire: non brilla per scatto ma offre una spinta costante, e soprattutto finché si gira in centro città assolve appieno il proprio dovere. Nei tratti più spinti, invece, la scalata del contachilometri dai 75 agli 85 è peggio del Mortirolo, accompagnata da qualche vibrazione al manubrio di troppo che invita a rallentare.


Pubblicato da Luca Cereda, 13/06/2010
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