Giunto alla terza generazione, lo sportivo del leone si rinnova profondamente. Si allunga di 12 cm, incattivisce lo sguardo, aggiorna la ciclistica per aumentare il divertimento alla guida. E volendo diventa "discotecaro". Lo abbiamo "assaggiato" tra i cordoli, a Ottobiano.
SALTO GENERAZIONALE A distanza di otto anni, lo Speedfight concede il tris. Anche se sarebbe più opportuno parlare di bis e contare tutti e 12 gli anni che lo separano dal suo capostipite (lo Speedfight1), dato che la versione intermedia, lo Speedfight2, aveva portato soltanto un restyling estetico.
Figlia di un'altra epoca, questa terza generazione mantiene i tratti somatici di famiglia puntando soprattutto sull'aggiornamento tecnologico. Dopo quasi due lustri, le linee sportive sono state ritoccate ma non stravolte; altra musica, invece, la meccanica, la ciclistica e le dotazioni. In tutti i sensi.
STRETCHING Lo sportivone del leone si presenta con uno sguardo spavaldo con quello scudo tutto spigoli rivisitato soprattutto nel design dei gruppi ottici. Gruppi ottici che trasudano l'altra anima del leone, quella automobilistica, nella predilezione di una forma più pitagorica e "rampicante". Muniti di metro della sarta, poi, gli prendiamo le misure in lungo e in largo, e constatiamo che di stretching, in officina, ne ha fatto parecchio: +12 cm di lunghezza e +3 di interasse.
MUSICA DA STRADA Lo spoilerino posteriore resta un "must", anche i retrovisori si tirano un po' mostrando adesso una sagoma più profilata rispetto a prima. Ai lati della sella, due mascherine traslocate più in alto per diventare casse e "pompare" musica. Grazie a una presa da 12 V posta nel vano sotto-sella, infatti, è possibile collegare un impianto stereo disponibile come optional e composto da boomer, amplificatore, due casse, e comandi al manubrio. In alternativa, la presa può tornare utile più semplicemente per ricaricare il cellulare mentre si guida, riponendolo nel vano sottosella dove c'è spazio abbondante anche per un casco integrale, dal momento che il serbatoio è spostato sotto alla pedana.
DA GRANDI Ripudiata la soluzione "monobraccio" anteriore, lo Speedfight torna al tradizionale, una forcella idraulica con steli da 32 mm di diametro. La ciclistica si aggiorna poi con alcune dotazioni ammiccanti al mondo delle moto: freno a disco anteriore Shuricane da 215 mm e pinza freno con attacco radiale a doppio pistone. Con il salto generazionale, infine, i cerchi diventano da 13" (non più 12") e calzano pneumatici dalla sezione abbondante per favorire le pieghe.
MOTORI Il motore è un monocilindrico 2T, disponibile nelle varianti raffreddate a liquido o ad aria, quest'ultima più parsimoniosa nei consumi ma meno prestante, oltre che dallo scontrino più leggero: da 2.250 si scende a 2.000 euro. Bisognerà aspettare qualche mese, invece, per vedere sul mercato la versione 4T, più idonea a un utilizzo dello scooter prettamente urbano.
Dal supermarket degli optional si possono pescare due differenti tipi di parabrezza (alto o corto, entrambe abbinati a una coppia di paramani), un bauletto da 29 litri e il kit hi-fi. Da buon accalappiagiovani, lo Speedfight si veste spiccatamente racing. Le versioni bianco-blu e bianco-rosso, entrambe in tinta molto accesa, sono le più osé; tanto che, a confronto, la verniciatura grigio Stone lo fa sembrare quasi "cittadino". Ci sarebbe anche una quarta opzione, la versione RS: nera lucida, o opaca, puntellata di particolari in rosso qua e là. Come per il motore 4T, però, debutterà nelle concessionarie più avanti.
PROVA PEPATA Uno sportivo vero si vede sul campo. Ecco perché lo Speedfight, per la prova, ci attende direttamente sulla pista di Ottobiano. E per invitarci a testare la nuova ricetta, Peugeot ha deciso di metterci del pepe: qualche giro per prendere confidenza col mezzo, poi una garetta tra giornalisti con tanto di finale sul podio. Così, tra i cordoli, vediamo come risponde questo scooter se quel che si cerca è un po' di divertimento.
STABILE Anche il meteo fa la sua parte nel "colorire" la prova. Scampato il rischio pioggia, si alza il vento, che spalma sabbia come phard sulla pista e sulle visiere dei nostri caschi, scippandola dal piccolo circuito da enduro che affianca l'autodromo. "Sempre più difficile", come al circo; ma lo Speedfight tiene bene nonostante le folate, anche quando, in uscita dalle curve, ci si ritrova un po' esposti. Merito del baricentro basso che aiuta a bilanciare e a gestire il suo peso non proprio "piuma" (97 chili), ben coadiuvato dalla ciclistica; anche se, quando lo si solleva per parcheggiarlo, la bilancia torna ad essere sincera fino in fondo.
COLPO DI (F)RENI A proposito di dotazioni "superiori" per un cinquantino, a impressionare su tutto è la frenata anteriore, forte e molto pronta, segno che l'accoppiata disco da 215 e pinza radiale forma un tandem efficiente; se invece le traiettorie portano a salire e scendere dal cordolo, l'operazione è agevolata da ammortizzatori (a cartuccia rovesciata sulla versione liquid cooled) capaci di ammorbidire a dovere il contraccolpo senza il rischio di perdere l'equilibrio.
IL SERBATOIO TRA I PIEDI Sull'ampia sella la seduta è comoda; e tra la sella e il manubrio, le gambe godono di tutto lo spazio necessario. Il piede poggia comodo sulla pedana, non troppo infastidito dalla presenza di un tunnel centrale dal quale fa capolino il tappo del serbatoio; una soluzione che, come già accennato, permette di guadagnare spazio nel sottosella, ma che crea un certo incomodo se si intende poggiare tra le gambe uno zainetto o il sacchetto della spesa, ad esempio.
A QUALCUNO PIACE FREDDO Lo spunto in partenza non è propriamente da scattista, ma quando il motore si scalda la risposta al gas è più che soddisfacente per divertirsi un po' entro i limiti dei 50 cc. A tal proposito, netta è la differenza di prestazioni tra la versione raffreddata a liquido e quella raffreddata ad aria: se dallo scooter si pretende prima emozione che parsimonia, i 250 euro in più per il liquid cooled valgono certamente uno strappo all'economia.