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Prova su strada

MV Agusta F4 S 1+1


Avatar Redazionale, il 18/10/01

23 anni fa - Sogno Possibile

Prima la serie oro, bellissima e inarrivabile; ora, con la versione strada la F4 scende dall'olimpo e diventa una moto "normale". E può portare anche il passeggero...

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COM'È E come se un giorno, ti presentassi ai tuoi amici del bar sport con Monica Bellucci sottobraccio. Ecco, l'effetto è lo stesso... Occhi sgranati dal desiderio, sguardi d'invidia, scappa qualche cattiveria... brutta bestia la gelosia, anche quando si tratta di moto.

Chi la possiede la ostenta, chi non cel'ha la vorrebbe avere, nessuno è indifferente. Potremmo chiamarlo "effetto MV" perché la sportiva italiana non è una semplice motocicletta, è un oggetto del desiderio, capace di folgorare chiunque, sia chi della manetta aperta ne fa una religione, sia il tranquillo automobilista che di moto non ne vuole nemmeno sentir parlare. È una MV e tanto basta a suscitare ammirazione, le trentasei stelline sul serbatoio stanno ad indicare altrettanti mondiali vinti. Una leggenda.

UN SOGNO REALIZZABILE Già, una leggenda tornata a nuova vita e che, fino a poco tempo fa, era a disposizione di pochissimi paperoni dal portafoglio elastico, impossessarsi di uno dei 200 pregiatissimi esemplari della serie oro non hanno esitato a sborsare 68 milioni. La F4 S, invece, si pone ad un livello decisamente più abbordabile; cara, certo, ma tutto sommato possibile anche per chi non è un nababbo.

PLASTICA... PERCHÉ? Le differenze rispetto alla serie oro sono tante, ma non così visibili. L'estetica, infatti, è assolutamente la stessa, bellissima. Solo i materiali cambiano. Magnesio al posto dell'alluminio, non più raffinate fusioni in terra, ma industriali fusioni in conchiglia. Fino a qui tutto ok. Ma la plastica... quella no, quella non ci va proprio giù, passi per la carenatura coperta da un'eccellente verniciatura ma le altre parti, quelle non verniciate fanno venire il nervoso.

TUTTO SU MISURA La MV è una scultura su due ruote, la cura dei particolari è impressionante, ogni elemento è stato ripassato, ridisegnato, sottoposto al sommo volere del dio design, la componentistica è al top e personalizzata per questa moto (si guardino le pinze freno, i piedini della forcella, i serbatoi di freno e frizione, le leve), per questo si narra che Tamburini abbia fatto letteralmente impazzire i fornitori jap. Il risultato però è sotto gli occhi di tutti. Il quattro cilindri indossa un vestito attillatissimo, praticamente la carenatura lo ricalca punto per punto, una favola di design.

TU MI FAI GIRAR... Una moto che fa letteralmente girare la testa, che fa sì che ti fermino al semaforo, che non può essere lasciata parcheggiata nemmeno un secondo senza che venga immediatamente circondata da una folla di curiosi, che infiamma gli animi come nessun'altra. Nessuno la guarda distrattamente, la F4 non si guarda, si scruta, si studia in ogni particolare per scoprire i preziosismi di una moto diversa da tutte le altre.

CADUTE DI TONO Proprio per questo viene il nervoso, perché anche la versione economica della creatura di Tamburini si meritava qualche particolare in più in carbonio. In mezzo a tanta perfezione stilistica certe cadute di tono si notano ancora di più. Come tutti quei particolari stampati in plastica nera con una trama che imita (male) il carbonio, lo stesso per altre componenti come i blocchetti elettrici comuni a tutta la gamma Cagiva, o ancora gli specchietti che s'illuminano come un albero di natale quando accendi le frecce. Va bene il risparmio, ma chi spende 32 milioni per una moto poi queste cose le guarda. Per fortuna la MV mette a disposizione dei clienti anche una lunga serie di accessori che riavvicinano la versione strada alla prestigiosa Serie Oro, però occorre essere disposti a spendere ancora un po' di soldini... e ti ritorna il nervoso.
Poi ti allontani un po', la guardi e di nuovo scatta l'attrazione fatale, la F4 è talmente bella da far passare tutto in secondo piano.

AUMENTA IL PESO Il risultato della "normalizzazione" della F4 sono 13 chilogrammi in più rispetto alla Serie Oro. Non è particolarmente leggera la MV, la casa denuncia 192 kg ma la bilancia, spietata, gliene aggiunge almeno una decina.
Per il resto tutto è come sulla pregiata Serie Oro a partire dal motore, un compattissimo quattro in linea che sprizza tecnologia da ogni bullone. Scontata la presenza di un impianto di iniezione elettronica, ma poi ci sono anche le valvole radiali, e il cambio estraibile che rendono questa unità unica sul mercato.

CICLISTICA IPERTROFICA La ciclistica segue schemi cari a Tamburini (papà anche della 916, e si vede) il telaio a traliccio chiude con due piastre pressofuse di alluminio il collegamento cannotto-forcellone, la forcella Showa può vantare steli tra i più grossi in circolazione (49 mm), il forcellone monobraccio è una scultura moderna e l'impianto di scarico a canne d'organo è un altro simbolo inimitabile della F4. Sulla versione strada spuntano anche pedane e sellino per il passeggero, quasi invisibile e, per la verità, anche quasi inutilizzabile se non per un giro brevissimo.
Insomma, l'avrete capito, tutto sulla F4 è stato studiato per essere bello, unico. Per fortuna però la parola bello una volta tanto fa rima con funzionale, efficace. Per capirlo basta salire in sella e partire. La MV conquista anche in movimento.

IN SELLA Scomoda, anzi di più. Usare la F4 su strada vuole dire ucciderla e uccidere anche braccia e schiena di chi la guida. Una posizione di guida da fachiri che sottopone ad un sacrificio notevole e fa sembrare la moto più pesante di quello che in realtà è.

PICCOLA La sella è dura e quasi sullo stesso piano dei semimanubri, le pedane sono altissime, le gambe vanno a vestire un serbatoio stretto quasi quanto quello di una bicilindrica. Solo una volta a bordo ci si rende conto di quanto questa moto sia compatta, e lì sotto ci sarebbe un quattro cilindri, per di più in linea? Roba da non credere.

NATA PER LA PISTA Non ci sono dubbi: anche se ha il sellino del passeggero la F4 resta un animale da pista; tra i cordoli di un circuito tutto si trasforma, ciò che era scomodo diventa perfetto. La gita domenicale sulla classica strada "da piega" lascia addosso una grande stanchezza, la guida in pista un incredibile sensazione di appagamento. Anche su strada, comunque, si apprezza l'eccellente lavoro fatto dall'equipe di Tamburini.

COME UN RASOIOE' soprattutto l'avantreno a conquistare con una precisione esemplare, difficile da riscontrare in altre moto. Merito di quel monolite che è il gruppo forcella-cannotto di sterzo (mai visto nulla di così esageratamente dimensionato su una moto di serie), un insieme talmente rigido da dare l'impressione che gli stretti semimanubri siano attaccati direttamente al perno ruota. Una sensazione che manda in solluchero gli amanti dell'avantreno piantato. Nel contempo però la F4 resta una moto "svelta", rapida nello scendere in piega anche se ci sono concorrenti ancora più agili. Insomma, un compromesso perfetto che sfrutta anche scarpe di prim'ordine, le P irelli Dragon Evo si sposano alla perfezione con la ciclistica della F4.

POCO IMPEGNO In generale, è tutto il comparto ciclistico che va premiato con la lode, perché la F4 è soprattutto una moto che richiede poco impegno psicologico. Non oppone resistenza, ti lascia muovere velocemente in sella, risponde rapida ai comandi ma non è mai nervosa; dove la butti, lei sta, e nemmeno le aperture più repentine del gas riescono a scomporla, una vera libidine.

EROGAZIONE ATIPICA Alla tranquillità del pilota concorre anche l'erogazione del motore. A Schiranna hanno preferito dotare il 750 di una massa volanica consistente. Il risultato è che il quattro cilindri MV sembra più pigro di quello che è in realtà. Fiacco ai bassi regimi acquista corposità man mano che aumentano i giri per poi esplodere sopra i 10.000 con un buon allungo. Tutto avviene in maniera morbida, senza picchi o brusche entrate in coppia, si apre il gas e si aspetta la botta di potenza che, invece, non arriva.

CAMBIO PERFETTO Così ci si ritrova a snocciolare tutte e sei le marce, a proposito il cambio è un gioiello di precisione e rapidità, e sembra quasi di andare piano. Un'erogazione che lascia sulle prime un po' perplessi ma che rientra nella filosofia MV di rendere meno arduo al pilota il difficile compito di avvicinarsi al limite della moto. Con la F4 riesce sicuramente più facile spalancare il gas che su altre moto, poi però basta guardare il turbinare delle cifre sul tachimetro digitale per rendersi conto che la MV corre davvero forte.
Eccellente anche il reparto freni, la coppia di dischi anteriore è potentissima ma anche molto comunicativa. Il pilota "sente" molto bene la frenata nella leva riuscendo quindi a modulare a dovere, lo sforzo. Al piccolo disco posteriore non resta che fare presenza entrando in gioco solo quando occorre stabilizzare la moto nelle staccate più violente.
Bell'oggetto la F4, talmente bello da far passare in secondo piano tutti i problemini pratici che emergono in un utilizzo normale, come il manubrio schiacciadita, quando si gira completamente restano incastrate, oppure il devio luci troppo ruotato verso l'alto (quando si vuole inserire la freccia si suona il clacson). Potrebbe ritornarci il nervoso, invece no... in fondo che importa, possedere una F4 ormai è un sogno possibile, c'è chi se la comprerebbe solo per lasciarla sempre nel box e guardarla di tanto in tanto. Ma la maggiore soddisfazione si ha nel guidarla; una soddisfazione corroborata dal sound del motore. I flauti sotto la sella suonano una musica mai sentita prima su un quattro in linea, anche in questo la MV è unica.


Pubblicato da Stefano Cordara, 18/10/2001
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