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Motore “piccolo” da 129 cv, maggiore attenzione al comfort e prezzo basso. La Brutale sposa la semplicità e riesce a centrare l’obbiettivo. Qualche rinuncia nelle finiture, nessuna rinuncia nella guida.
NUDA E CRUDA Niente numeri, niente lettere. Si chiama così, semplicemente Brutale e, in attesa della nuova tre cilindri, è la moto “entry level” della gamma MV Agusta. L’operazione è interessante perché fa scendere la naked varesina dal piedistallo delle moto irraggiungibili per sfidare a viso aperto le naked giapponesi anche dal punto di vista del prezzo. Per lei parla, infatti, il listino, inferiore ai 12.000 € (11.990 per l’esattezza) cosa che la rende decisamente più appetibile rispetto alle sorelle con motori 990 e 1078. In poche parole, quella della nuova MV Agusta Brutale è un’operazione che assomiglia molto da vicino a quella della serie “Dark” di Ducati.
OPERAZIONE RISPARMIO Una moto meno rifinita, quindi, che tuttavia non vuole imporre troppe rinunce a chi la guida. L’operazione comunque è stata azzeccata, anche perché la Brutale non è la moto “vorrei ma non posso”, ma alla fine è una Brutale fatta e finita, con tutte le sue cose al posto giusto, solo un po’ meno rifinita. Il pubblico l’ha capita e non è un caso che la “920” non sia solo la Brutale più venduta, ma sia la MV più venduta in assoluto. Da marzo a oggi la Brutale è stata prodotta (e venduta nel mondo) in oltre 1.000 unità, il che per un’azienda come MV non è certo poco.
UGUALE MA DIVERSA Vogliamo definirla entry level? Facciamolo pure, anche se la definizione va decisamente stretta alla Brutale perché in questo caso MV non è andata troppo al risparmio, se è vero che anche questa nuova naked MV Agusta condivide la stessa identica dotazione con le altre Brutale già in gamma. Telaio, forcellone, sospensioni, freni, cerchi, manubrio, tutto è uguale. Tuttavia questa nuova Brutale è davvero una moto diversa dalle due sorelle perché assieme alla semplificazione (solo estetica comunque) arriva anche una maggiore attenzione al comfort e alla fruibilità.
“MOTORE PICCOLO” Dove la Brutale cambia è innanzitutto nel motore, il quattro cilindri a valvole radiali mantiene inalterato il layout degli altri motori attualmente in gamma (anzi guadagna un circuito di raffreddamento evoluto) ma perde qualche centimetro cubo passando da 990 a 921 cc grazie a pistoni più piccoli (73 mm di alesaggio, la corsa è invariata).
PIÙ MORBIDA Quello che ne consegue è un motore con un rapporto alesaggio/corsa meno spinto e quindi dotato, sulla carta, di un’erogazione meno appuntita e più lineare e omogenea. La potenza dichiarata è di 129 cavalli a 10.500 giri, la coppia è di 95 Nm a 8.100 giri, valori più “tranquilli” rispetto a quelli di 990R e 1090RR, ma comunque sufficienti per dare soddisfazione nella guida su strada. Sì, perché è alla guida stradale che la Brutale si rivolge ma anche all’utilizzo quotidiano dove vuole offrire quella comodità che ti fa venire voglia di prendere la moto invece che lasciarla a casa.
GOMMA STRETTA Le sospensioni hanno una taratura più morbida e scorrevole, la sella (5 mm più bassa di quella della R siamo a 825 mm) è ora realizzata in un pezzo unico perché vuole essere (o almeno tentare di esserlo) ospitale anche con il passeggero e a livello di pneumatici arrivano i Pirelli Angel con il posteriore di sezione 180/55 per migliorare la maneggevolezza. Insomma un lavoro di fino per rendere la Brutale più abbordabile senza per questo che si debba rinunciare al carattere della moto e al suo look che resta comunque unico.
PURCHÈ NERA E BIANCA Verniciatura a parte, la Brutale si distingue dalla 990R anche per lo spostamento degli indicatori di direzione anteriori dagli specchietti ai lati del radiatore e per la mancanza della lente poliellissoidale nel faro che, comunque, mantiene l’inconfondibile sagoma che da sempre contraddistingue la naked di Varese.
COME VA Mentre la guido mi chiedo a quali rinunce andrà incontro un utente che acquista una Brutale 920 invece che una Brutale 990 R. La risposta è “niente”. Diciamo che in MV hanno lavorato molto bene anche a livello estetico, la scelta del monocolore (bianco o nero) opaco rende giustizia alla linea e visto il prezzo in linea con una moto giapponese si può passare sopra a qualche porosità delle plastiche non verniciate, che comunque non sono moltissime.
QUALITÀ DOVE SERVE Ci si passa sopra volentieri perché la Brutale ripaga il suo padrone con una componentistica di ottimo livello e con prestazioni che, su strada, restano comunque esuberanti. Il quattro cilindri da 920 cc, in effetti, non fa sentire la mancanza di cavalli né, tantomeno, di coppia, anche perché come tradizione il cambio MV è rapportato cortissimo (la prima è quasi da moto da trial) il che aiuta non poco il motore a salire di giri. Pochi metri e si può già viaggiare in sesta con il motore che “frulla” non poco.
LA POTENZA CHE SERVE Insomma 129 cv per strada bastano avanzano e il resto è mancia, anche perché quello che non ha perso questo motore è la grinta alla prima apertura del gas. Quella di scattare come una molla appena si prende in mano il gas è sempre stata una caratteristica intrinseca del quattro cilindri MV e anche la Brutale non ne è esente, reagendo in modo “cattivo” appena si tocca il gas. Non siamo all’on-off ma ci andiamo vicini. Poi l’erogazione si mantiene molto consistente ai medi per scemare un po’ una volta che ci si avvicina alla zona rossa.
CALA AGLI ALTI Ecco, se differenze con il motore 990 si notano sono a quei regimi che su strada si vanno a “pizzicare” ben poche volte. Insomma, il motore non appare assolutamente un parente povero di quelli di maggiore cilindrata, anzi, a dirla tutta, su strada riesce a essere anche più gustoso e utilizzabile (anche se continua a vibrare un po’ troppo soprattutto a livello di manubrio).
GUIDA PIÙ FACILE La ciclistica, dal canto suo, soddisfa alla perfezione l’esigenza di minore specializzazione richiesta da chi cerca questa moto. La Brutale non ha perso carattere, né come rumore né come qualità di erogazione e non ha perso nemmeno le sue caratteristiche di guida. Era una moto agile, lo è ancora di più, grazie a pneumatici meno estremi e di sezione minore (il posteriore) e ora ha guadagnato qualcosa per quel che riguarda il comfort grazie alla sella e alla nuova taratura delle sospensioni.
COMODA? Certo, definirla comoda è sempre un’esagerazione, la Brutale resta una nuda che più nuda non si può, l’aria in faccia la prendi tutta, la posizione di guida è compatta e sportiva, ma di sicuro la vita a bordo di questa Brutale è migliore di quella che si può vivere a bordo delle sorelle più estreme. Anche per il passeggero, che ha a disposizione una porzione di sella più ampia ma resta comunque senza troppi appigli perché di devastare il bel codino della Brutale con un maniglione quelli di MV proprio non se la sono sentita. Insomma, se già la new age della Brutale era diventata una moto notevolmente più utilizzabile anche in un contesto urbano e quotidiano, questa versione spinge ancora più verso una fruibilità maggiore.
FRIENDLY MA BRUTALE Ma occhio a non fraintendere, sarà anche più “friendly”, ma l’anima MV, la Brutale non l’ha persa per niente. In sella si ha sempre la sensazione di guidare qualcosa di molto sportivo, le sospensioni scorrono è vero, sono più morbide, è vero, ma non nascondono la rigidità strutturale intrinseca della ciclistica.
AVANTRENO MONOLITICO La forcella da 50 mm e il cannotto di sezione esagerata fanno sì che l’avantreno sia molto rigido e offra sempre una guida molto “diretta”, mentre il mono l’ho trovato scorrevole sì ma anche un pelo troppo sfrenato nel ritorno, così che a volte ci casca qualche rimbalzo di troppo. Nulla di grave, perché sulla Brutale è possibile operare sull’assetto in ogni direzione. Insomma, quando s’inizia a guidare sportivamente, la sensazione con l’assetto standard è che ci sia un piccolo “sbilanciamento” tra l’avantreno (più rigoroso) e il retrotreno (meno sostenuto), cosa risolvibile rapidamente giocando con gli assetti e che non influisce sul gusto di guida.
LA RICETTA GIUSTA La Brutale resta una moto molto agile e reattiva, ottimamente frenata, che volendo riesce ad aggredire le curve come la migliore delle sportive. Guidarla sportivamente resta sempre un piacere, ora però se vuoi andarci a spasso il piacere non diventa sacrificio. Insomma, sarà anche più “semplice” ma la Brutale resta una MV: stilosa, coinvolgente, efficace, e adesso anche più pratica e a portata di qualche portafogli in più. Una bella ricetta, che il pubblico ha gradito.