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Prova su strada

Moto di Ferro Tracker


Avatar Redazionale, il 11/06/14

10 anni fa - Alluminio in movimento

Ferro di nome, alluminio di fatto. Si chiama Tracker la special realizzata dai ragazzi veneti di Moto di Ferro. L’abbiamo provata e scoperta, gustandola in tutte le sue sfaccettature

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ESSENZIALE Milano, mattina calda. Il mio garage ha la cler alzata quanto basta per vedere, in ombra per metà, la Moto di Ferro Tracker. Entro e la studio nei dettagli. Subito mi cattura il codone, un monolite di alluminio, che mi hanno detto essere ricavato dal pieno ma non ho difficoltà a intuirlo di mio: è troppo perfetto e levigato per essere fatto a mano. Mi piace la cura del dettaglio ma anche l’assenza di materiale superfluo. Come Michelangelo, che nel blocco di marmo ancora da scolpire intravedeva l’opera compiuta, così ha fatto Marco Lugato, fondatore di Moto di Ferro, veneto di origine. Cercando la bellezza non nei dettagli cromati ma nella sostanza: pochi elementi ma essenziali. E tutti in alluminio, da qui non si scappa.

MADE IN ITALY Afferro il manubrio, largo come una vera Tracker degli anni 60, e tiro fuori la moto, appoggiandola alla luce del sole. L'operazione mi costa poca fatica: i 173 chili a secco della Moto di Ferro Tracker sono decisamente gestibili. Anoressica con le zampe larghe, ha l’aria di un animale selvatico, affamato perché mangia quando capita. Ma sotto queste sembianze, so cosa si nasconde. Mi è stato detto, vero, ma un occhio clinico non avrebbe troppi dubbi: motore e telaio sono Kawasaki W800, traditi dall’inconfondibile bicilindrico parallelo ad aria. Il resto, invece, è roba italiana, o comunque maneggiata da italiani. Come la forcella, a steli tradizionali e idraulica griffata Ohlins, il carter in acciaio spazzolato o i due ammortizzatori Bitubo regolabili. C’è però qualcosa che stona: il tappo serbatoio pare un po’ troppo da grandi magazzini, montato su cotanto diamante grezzo.

TOSSICA Oggetto unico, guida unica. Un po' me l’aspettavo, ma la Moto di Ferro Tracker è una sorpresa piacevole. Per l’anima, innanzitutto. Perché coinvolge chi guida su tutti i piani sensoriali. Mi basta toccare la sella, tanto bella e bassa quanto sottile. E quando giro la chiave e metto in moto scatta qualcosa di magico. Al minimo, tutto è abbastanza soft, ma basta un tocco al gas in stile motocross per sentire la voce gracchiante e irregolare dello scarico fatto a mano. Come farebbe un tabagista incallito, che si schiarisce la gola prima di fare un discorso.

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COPPIA DI FERRO Vero, leggi 35 kW e ti scappa il mezzo sorriso. Perché oggi, 35 kW a 6.500 giri è una potenza da neopatentato. Però i 60 Nm poco sopra il minimo ci sono tutti, e sono belli incazzati. Non mi strappano le braccia ma mi convincono che bastano e avanzano per guidarla bene tutti i giorni. Spinta subito, e di quella scorbutica: la Moto di Ferro Tracker è un bel peperino. Che, peraltro, sputacchia raudi in rilascio, una Panacea per il malessere causato dallo stress milanese.

GAZZELLA Gagliardo il motore, piacevole il telaio. La guida è un po’ d’altri tempi: è come riscoprire un buon vino lasciato a invecchiare in cantina. Leggera e agile, la Tracker si guida spigliata. All’inizio, come la prendo in mano, non mi convince quell’avantreno dominato dal gommone: non trovo il feeling. Però poi mi resetto, cerco di capirla e conoscerla meglio, senza pregiudizi o preconcetti. Mi sciolgo, mi adeguo, e allora è magia. Mi appaga guidare la Tracker in scioltezza, facendo borbottare il motore e senza forzare i movimenti, quando la lascio correre. Anche se la voce da V8 americano in zona limitatore è un’esperienza che coinvolge come un film d’autore, ad alto volume. A luci rosse, perché ci si sente un po’ in colpa una volta finito (per il rumore che fa...).

PROVALA! Questo è stato un assaggio del mondo Moto di Ferro: un antipasto dai sapori forti. Ho ancora le narici impregnate di benzina incombusta, il borbottio tossico del motore che risuona nelle orecchie, gli occhi che rivedono le sue forme esili ma proporzionate, fatte di alluminio. Se siete curiosi di vederla, toccarla e perché no, provarla, sappiate che c’è una bella iniziativa. Questo week-end, nello showroom Di Ferro a Milano, in via Thaon De Revel 9, chiunque manderà una mail all’indirizzo info@motodiferro.it potrà partecipare a un test ride, non solo della Tracker ma anche del resto della gamma: Bobber e Scrambler. Saprete dirmi se avevo ragione o meno. Ah, quasi dimenticavo il prezzo: la Tracker costa 19 mila euro. L'esclusitvità si paga e si è sempre pagata, perchè con le Moto di Ferro dovrebbe essere diverso?

IN QUESTO SERVIZIO
Casco ARAI FREEWAY
Giubbotto IXON MECHANICS
Guanti REV’IT
Jeans IXON EVIL
Stivali TCX X-RAP WP


Pubblicato da Alessandro Codognesi, 11/06/2014
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