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La Moto di Ferro Scrambler è una moto spaccona, in maniera quasi fastidiosa a volte. Ma è fatta così, prendere o lasciare. Vibra, fa baccano e non si concede al primo che passa. E in questo è adorabile
UN PO’ DI FERRO Sono passati pochi mesi da quando ho provato, per la prima volta, una Moto di Ferro. Così si chiama l’azienda di Marco Lugato, uomo di stile e motociclista vero, che qualche mese fa mi lasciò provare la sua Tracker. Dolce nelle linee e nella levigatura dell’alluminio, mi mancò tuttavia un po’ di retrogusto piccante, quella sensazione di moto un po’ ribelle. E che, invece, non manca di certo a questa Scrambler.
BASE KAWA D’altra parte, la base meccanica è sempre quella. Sotto l’abito della Scrambler si nasconde infatti la celebre Kawasaki W800, tradita dal bicilindrico parallelo raffreddato ad aria qui verniciato di nero come anche i cerchi a raggi (caratteristica della Black Edition). La potenza, invece, quella rimane: 35 kW, in linea quindi con i limiti della patente A2. Anche il telaio è la solita doppia culla in tubi di acciaio, ma per il resto tutto, o quasi, cambia.
TU MI PIACI Mi piace la cura per il dettaglio con cui è realizzata la Moto di Ferro Scrambler, l’attenzione anche alla più minuta finitura. Come il tappo serbatoio, finalmente ricavato dal pieno e perciò allineato alla qualità di tutto il resto della moto, ma mi piace anche la strumentazione minimalista, il faro tondo e grosso come una palla da mini-basket, la sella cucita a mano, dall’imbottitura consistente e che va bene anche per due (a differenza della Tracker, ben più minimal). Devo dirla tutta? Se penso a una scrambler, con la memoria corro a moto smilze con scarichi laterali alti. Ma va bene così: la Moto di Ferro è un’interpretazione all’italiana, ben riuscita e un po’ sui generis. Mi piace lo stesso.
ANIMA RIBELLE Giro la chiave, pulsante rosso, e la Scrambler si mette in moto borbottando dal singolo scarico. Relativamente agile e guizzante, vibra per via del tassellone, scoppietta in rilascio, insomma si fa sentire. Il manubrio largo mi aiuta a guidarla come si deve nel traffico della city, e il suo borbottio attira più sguardi di Brad Pitt a una convention per donne single. Addirittura qualcuno con lo scooter mi segue per un pezzo di strada e mi ferma al semaforo per complimentarsi per l’acquisto. “Non è mia, ma riferirò”.
ALL’AVVENTURA Mi capita anche di farci un piccolo tratto di sterrato, con la Scrambler. E, ovvio, non mi posso prendere tante libertà perché il peso c’è e il baricentro è piuttosto basso. Ma mi diverto comunque: il tassello importante mi regala fiducia, le sospensioni dalla giusta corsa mi aiutano a non andare in terra come un salame dopo due metri. Non è una moto per farci del fuoristrada, beninteso, ma davanti a una bella strada bianca la Moto di Ferro Scrambler non si tira indietro.
QUANTO VALE L’ALLUMINIO Non è un segreto che l’alluminio sia l'ingrediente principale di tutte le Moto di Ferro. Sembra un’assurdità dato il nome, ma è così. E l’alluminio non costa poco, soprattutto se pressofuso. Così la Moto di Ferro Scrambler arriva a costare 18.500 euro in versione Black Edition, 18.000 se si sceglie l'Alluminium Edition. Non sono pochi soldi ma l’oggetto è realmente unico e, se amate il genere, inimitabile, soprattutto per la cura con cui ogni dettaglio è pensato e realizzato. Segno che la manifattura italiana ancora esiste, e si fa valere.
IN QUESTO SERVIZIO
Casco ARAI FREEWAY
Giubbotto REV'IT ROAMER
Guanti REV'IT
Jeans MOTTOWEAR GALLANTE BLUE
Stivali GAERNE VOYAGER