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Prova su strada

MBK Doodo 150


Avatar Redazionale, il 25/06/02

22 anni fa -

È la versione "autostradale" del Doodo, identico in tutto e per tutto alla versione più piccola, motore escluso ovviamente. Linea elegante ma giovanile e ottime doti dinamiche sono i suoi punti di forza, senza vantare però un livello di comfort d'eccezione.

COM’È Fanta-rètro, questo è il termine con cui la Casa francese, ha definito il Doodo (si pronuncia dodo e non dudo). Noi invece potremmo definirlo come la versione "adulta" di un altro fortunatissimo "francesino": l’Ovetto. Ma Il Doodo offre anche forti richiami al look degli anni ’60, periodo in cui l’Italia intera (e non solo) si muoveva in sella ad uno scooter.

ROTONDITÀ

È uno scooter tutto tondo, dalle linee molto morbide, semplici, poco impegnative. Allo stesso tempo è elegante e sbarazzino al punto giusto, cosa che lo rende un mezzo trasversale, adatto sia ai manager in grisaglia, sia al pubblico femminile. Il retrotreno è la parte che più s’ispira al passato, con la sua forma tipicamente a goccia e la coda leggermente allungata, senza dimenticare le bombature laterali tipo copri-motore, tipico degli anni addietro.

STILE AUTOMOBILISTICO

Ben amalgamati ai dettagli rètro-style i richiami a linee e concetti di stile dei giorni nostri proposti nella parte frontale. Lo scudo è di tipica ispirazione automobilistica, quasi preso a prestito dalle Mercedes d’ultima generazione, con la grossa griglia centrale e i gruppi ottici ovali e concentrici, dotati di fari poliellissoidali.

SEMPLICE OCCHIATA

Il manubrio, in linea con il design "pacione" del Doodo, ha tutto l’occorrente a portata di mano e d’occhi. La strumentazione è semplice ed immediata, con un grosso tachimetro centrale, attorniato dalle consuete spie (nella parte bassa), dall’indicatore della benzina, dal voltmetro (per essere sempre aggiornati sullo stato di salute della batteria, utile quando non si ha a disposizione una leva per l’avviamento d’emergenza) e dall’ormai immancabile display digitale, che informa su orario e chilometri percorsi.

POCO SPAZIO

Come sull’Ovetto, anche sul Doodo non vi è traccia di tunnel centrale. Questo significa più spazio per le gambe e per piccoli oggetti da "appendere" con il gancio dietro lo scudo. Questo supplisce (ma non più di tanto) alla mancanza d’altri "ripostigli" oltre al vano sottosella (con apertura nel blocchetto d’accensione), peraltro ampio il giusto per ospitare un casco jet.

SELLA RASOTERRA

La sella, bella panciuta, è invitante come poche, ispira sicurezza per le parti morbide del guidatore e il fatto che disti solo 777 mm da terra, semplifica l’appoggio a terra dei piedi da parte di chiunque. Per il passeggero, non mancano i poggiapiedi estraibili, due bei maniglioni robusti cui aggrapparsi ed una porzione di sella che, così ad occhio, sembra studiata proprio al millimetro.

OLTRE I 150

Il "mono" che equipaggia la versione "autostradale" è l’ormai ultrasfruttato Minarelli quattro tempi con raffreddamento a liquido e distribuzione a due valvole, portato questa volta, a ben 152 cm³, in grado di erogare 13 CV di potenza a 8.250 giri/min. Per quanto riguarda la ciclistica, tutto rientra nel tradizionale, con la forcella telescopica da 33 mm, il monoammortizzatore idraulico (non regolabile nel precarico), i cerchi in lega da 3,52x12" e due gommoni panciuti da 120/70 ciascuno. Anche il reparto freni è identico alla versione 125, con all’anteriore il disco da 220 mm morso da pinza Brembo monopistoncino, e il semplice tamburo da 130 mm a frenare la ruota posteriore.

PREZZO ALLETTANTE

Per renderlo più attraente, MBK ha pensato per il Doodo ad un buon rapporto qualità/prezzo. Lo si può portare a casa con 3310 € franco concessionario, un prezzo allettante se confrontato con concorrenti più blasonati e allineato con la concorrenza del Far East, soprattutto sfruttando le promozioni che MBK lancia proprio in questo periodo e che fanno crollare il prezzo a soli 2530 €.

COME VA Per dare subito l’idea di come abbiamo trovato il Doodo, si può fare un giochino con il suo nome: daremo un giudizio ai vari aspetti dello scooter, utilizzando le diverse "o" presenti nel nome.

PIENI VOTI

Due "o" vanno senza ombra di dubbio alle doti dinamiche dello scooter: ciclistica, frenata (ma solo quella anteriore) e consumi, si sono meritati ampiamente il massimo dei voti da parte della redazione. In movimento il Doodo mette in risalto qualità inaspettate per uno scooter prettamente urbano. Le pieghe sono di casa grazie, anche, all’adozione di cerchi da 12" (ottimo compromesso tra stabilità ed agilità) e a pneumatici di larga sezione (120/70 entrambe) che offrono un’ampia superficie di contatto, per grandi angoli di piega e cavalletti scintillanti di contorno.

FISICO ATLETICO

Le ottime doti dinamiche rendono il Doodo agile e maneggevole nel traffico. L’arte dello zigzagare non è mai stata così evoluta e facile da applicare, consentendo rapidi spostamenti, in barba agli automobilisti bloccati in coda. Alle ottime quote ciclistiche, si affiancano un fisico "asciutto", dimensioni contenute, una sella adatta a tutte le taglie ed un peso di soli 113 kg, che lo rendono accessibile a tutti

BEN FRENATO Degno di nota è l’impianto anteriore, sempre ben modulabile e potente al punto giusto, consente spazi di frenata di tutto rispetto senza dare mai segni di cedimento (la staccata è assicurata). Anche i consumi urbani non sono da meno: siamo intorno ai 25 Km/l nonostante i continui Stop&Go ai semafori e di viali sparati a "manetta".

POLLICE VERSO

Una sola "o" per gli aspetti che hanno deluso di più: il freno posteriore a tamburo e, soprattutto, il livello di comfort, un po’ inferiore rispetto all’agguerrita concorrenza che anima la categoria cui il Doodo si riferisce. Se è vero che l’Mbk s’ispira al concetto city di scooter (quello della Vespa per intenderci), con scudo poco protettivo, pedane striminzite e dimensioni contenute, è altrettanto vero che dovrebbe puntare forte sul comfort per rappresentare la giusta alternativa alle quattro ruote.

SPAZIO PER UNO

Invece, quanto a comfort lo scooter francese viene un po’ meno. Le distanze sella-manubrio-pedane sono discretamente rapportate (anche se lo spazio è limitato per i più "corposi") mentre le dimensioni delle pedane sono ridotte all’osso. I piedi sono costretti in uno spazio minuto e le gambe ad assumere un’unica posizione che, alla lunga, tende a stancare.

STRETTI IN DUE

La sella, ciccia come poche, pur avendo un disegno insolito, che porta ad avere una posizione avanzata, offre un appoggio comodo ed ampio per chi guida. Inoltre l’ampia imbottitura protegge dai duri colpi inferti dalle imperfezioni stradali, dando così una mano alle sospensioni facilmente "stressabili". Tutt’altro discorso, invece, per il passeggero, cui è dedicata una porzione minuta di sella ed una coppia di poggiapiedi retrattili piazzati in una posizione troppo rialzata, che costringe le gambe del secondo a posizioni poco naturali.

ANTERIORE "STANCO"

A proposito di sospensioni, quella anteriore è tarata sul morbido ed è accompagnata da uno scarso freno idraulico il che, sommato ad un’escursione alla ruota relativamente breve (90 mm), provoca qualche fondocorsa di troppo sui percorsi sconnessi (situazione piuttosto comune sugli scooter di questa fascia di prezzo). Nulla da eccepire, invece, sul mono posteriore (non regolabile nel precarico), ben tarato nel caso del solo conducente, leggermente morbido nel caso di spostamenti in coppia, specie su strade dissestate.

MOTORE OK

Una "o" e mezzo per il motore, che non delude mai per affidabilità e prestazioni, sempre a buoni livelli. La mezza "o" è giustificata dalle prestazioni globali del mono da 152 cc, che non deludono, ma nemmeno sorprendono, né nello scatto da fermo (nella media), né in velocità massima, che si attesta intorno ai 115 Km/h indicati. Ottimo come sempre è, invece, il gruppo frizione-variatore, instancabile nel suo lavoro senza mai perdere in dolcezza.

Pubblicato da Alfredo Verdicchio, 25/06/2002
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