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4.885 km, un milione di curve, tanto divertimento e zero inconvenienti. Questo il resoconto di viaggio del Raid che ha portato 20 Moto Guzzi Norge e Stelvio da Mandello a Caponord. Una prova estrema che vi raccontiamo giorno per giorno dandovi anche tanti consigli per affrontare un viaggio nel grande nord.
INTRO MANDELLO DEL LARIO km 0 GPS N 45°53.703' E 009°20.017
IN VIAGGIO VERSO IL CAPO Nonostante le moltissime mete esotiche offerte dal nostro pianeta, un viaggio a Caponord rappresenta ancora oggi uno dei punti di arrivo per molti motociclisti. Del resto i punti "più" del mondo sono sempre un'attrazione irresistibile per ogni viaggiatore. E Capo Nord è uno di questi, semplicemente il punto più a Nord d'Europa con i suoi 71° 10' 21" di latitudine: più a nord di così, in Europa, via terra non si può andare. Un viaggio perfetto per celebrare i 90 anni di uno dei Marchi motociclistici più famosi e amati al mondo, forse non più avventuroso come quando Giuseppe Guzzi nel 1928 portò una Guzzi Norge GT 500 a vedere da vicino il mappamondo reticolato piazzato là dove la terra finisce. Allora strade sterrate e difficoltà di ogni genere, oggi autostrade e asfalto ovunque. Ma il fascino resta intatto, perché i luoghi e gli scenari del grande nord non possono lasciare indifferenti.
COMPAGNE DI VIAGGIO Anche nel 2011, insomma, un viaggio a Caponord resta un viaggio da sogno e noi lo faremo ancora con una Guzzi, anzi per l'esattezza lo faremo con due Guzzi, perché a lasciarsi alle spalle i cancelli di Mandello del Lario per puntare la ruota anteriore in direzione nord saranno 14 tra Norge GT 8V e Stelvio, le due ultime nate in casa Guzzi. Con loro riprecorreremo lo stesso itinerario che Giuseppe Guzzi intraprese nel 1928. La Norge nasce per viaggiare e il suo nome è già un programma, dedicato proprio alla nazione che ospita il punto più a Nord d'Europa. La Stelvio è la maxi enduro all'italiana, sospensioni lunghe e serbatoio gigante (32 litri) per non avere paura di niente.
DAY BY DAY Per entrambe il protagonista sarà il nuovo motore V2 quattro valvole per cilindro da 102 cavalli, ultima evoluzione del bicilindrico Moto Guzzi. Con queste un gruppo di tester percorrerà circa 5.000 km in meno di 8 giorni. Italia, Svizzera, Germania, Danimarca e poi tutta la Norvegia, da sud a nord per 2500 km di curve e fiordi. Un test molto severo per mettere alla frusta le due nuove Moto Guzzi. Ci saremo anche noi e vi racconteremo come è andata a finire. Chi giustamente afferma che di Moto Guzzi si parla sempre troppo poco, si metta pure comodo. Da oggi in poi ne parleremo tutti i giorni per 10 giorni...
GIORNO 1 STOCCARDA KM 505 Coordinate GPS N 48° 45.869' E 009° 10.223
TANTO TEMPO POCA STRADA Lo so, non siamo andati molto lontano, diciamo che io normalmente sono abituato a viaggiare a ritmi un po' più sostenuti. Il problema, però, è che quando si viaggia in gruppo e il gruppo è grande i tempi inevitabilmente ne risentono. E noi siamo in 14: 5 italiani, 1 spagnolo, 2 francesi, un olandese e tre tedeschi/austriaci, più le guide. Un gruppo molto eterogeneo che ovviamente si deve affiatare. E poi dobbiamo fare le foto e anche il video. Così, mentre ripercorriamo le strade percorse da Giuseppe Guzzi nel '28 rischiamo di ripercorrerle alla stessa media di allora, anzi forse ancora più piano grazie a uno stillicidio di soste. Ma va bene così, la meta che dovevamo raggiungere l'abbiamo raggiunta lo stesso anche se più tardi del previsto. Quella di oggi è stata la giornata di partenza, con feste, ricchi premi e cotillon, per cui il tempo lo abbiamo utilizzato in un altro modo. Tra la sfilata a Mandello, il saluto del sindaco, le foto e il video finisce che alle 11 siamo ancora sul lungo lago di Lecco.
PRIMA MONTAGNE POI AUTOSTRADA L'intinerario di oggi prevede la salita al Passo Spluga, un toboga tortuoso come un intestino che scollina in Svizzera, e poi parecchia autostrada prima svizzera e poi tedesca. Questo pezzo di Svizzera sembra un po' un antipasto della Norvegia, stessi colori, stesse caratteristiche, con la differenza che in Svizzera le cascatelle si buttano nei laghi, in Norvegia invece si buttano in mare. Un bell'antipasto, visto che poi ci aspetteranno due giorni di piattissima e noiosissima Germania.
PRIMA LA NORGE Parto con la nuova Norge 8V e la cosa non mi dispiace, visto che (penso) in autostrada la turistica Guzzi offre senz'altro migliore protezione rispetto alla Stelvio. Devo dire che noto con piacere i passi avanti fatti dal progetto Norge. Chi pensa che in Guzzi tirino a campare riproponendo sempre le stesse moto e e gli stessi motori si ricreda in fretta, i progressi ci sono e sono parecchi, soprattutto nel motore. Il bicilindrico 4 valvole che provai per la prima volta sulla Griso mi lasciò piuttosto perplesso per l'erogazione non del tutto convincente. Questo della Norge, svariate mappature dopo (e airbox e alberi a camme), è invece un motore che funziona davvero bene. Fluido, lineare, con un bellissimo cambio e pochi giochi di trasmissione, vibra anche poco e offre prestazioni convincenti, comunque allineate alle concorrenti con motori similari. In quest'ultima versione avrà forse perso per strada qualche cavallo ma ne ha guadagnato in qualità di erogazione. Le pistonate "secche" dei vecchi V2 Guzzi sono qui del tutto scomparse e anche quanto a rumorosità meccanica direi che ci siamo. La Norge è confortevole, ha una bella posizione di guida e una sella bassa che aiuta a manovrarla senza problemi anche sullo stretto.
ANDIAMO SUL PRATICO Provare le moto in viaggio significa provarle davvero e valutarne anche molti aspetti pratici che magari in altre situazioni non si noterebbero. Per questo inizio a segnare alcune cosette che non mi piacciono sul mio libretto nero, come ad esempiol'assenza di un qualsiasi vano a lato della carenatura (lo spazio ci sarebbe) o l'assurda disposizione dei pulsanti di regolazione del parabrezza (che sulla nuova 8V è elettrico) comandabili solo da chi ha un pollice opponibile da scimmia o togliendo la mano dal manubrio. I due pulsanti (uno per parte, a sinistra scende, a destra sale) sono decisamente troppo lontani per qualsiasi mano. Comodo invece il computer di bordo comandabile da manubrio anche se forse la Norge meriterebbe una strumentazione più moderna. Sarà che io detesto le cornici cromate su qualsiasi strumento ma questa della Norge non mi piace molto pur essendo molto completa. I primi tornanti dello Spluga mi svelano una Guzzi molto piacevole da guidare: la Norge non è una "motona", non offre la protezione sontuosa di certe concorrenti, ma protegge il giusto (anche a parabrezza abbassato restano però esposte le mani e parte delle spalle) e isola bene dal calore. Ed è anche elastica (il motore scende a 2000 giri in sesta senza problemi), maneggevole ben messa di sospensioni. Insomma guidarla sui tornanti mi è piaciuto perché in questo frangente la Norge mostra il suo lato più "italiano" e meno turistico.
COME MI VESTO? Mentre faccio queste riflessioni finiamo in un inorgo a Wintertur, ci sono code ovunque e la temperatura sale oltre i 30 gradi e si soffre. Andare a Caponord significa anche essere preparati a qualsiasi clima. L'ideale sarebbe portare con se tre tipi differenti di abbigliamento (forato estivo, primaverile e invernale) ma per fortuna ce la si può cavare con un abbigliamento multistrato di quelli moderni. Lo sbalzo di temperatura può anche essere di 30 gradi, per cui bisogna essere pronti a tutto ed essere anche preparati a soffrire il caldone qui al sud per stare bene quando le temperature scenderanno inevitabilmente al nord. Un completo in cordura con membrana impermeabile è la cosa migliore "fresco" quanto basta quando fa caldo e caldo a sufficienza se al nord si vedono i soliti 6-7 gradi. Il mio problema è che ne ho uno nuovo e come un pivello non ho provato niente prima di partire. Poteva andarmi peggio, giacca e pantaloni sono perfetti. Il problema sono gli stivali che quando li ho indossati erano misura 44 ma dopo un po' di km di viaggio sembrano essere diventati dei 42 come gli stivaletti malesi di Fantozzi. Prima lezione, per viaggi così lunghi partire sempre con materiale ben rodato.
QUANTO BEVE? Chiudo con una piccola nota sui consumi: si parla tanto di moto che consumano troppo. Bene questa Guzzi non sembra essere una di quelle, tra le sue doti ci sono sicuramente grande autonomia e consumi ridotti. Non abbiamo certo fatto le corse oggi, ma vedere che dopo 220 km l'indicatore del livello carburante se ne stava a metà scala è stata una piacevole sorpresa. Il computer di bordo a fine giornata indica 4,5 litri per 100 km. Ottimista? Un po' sì, ma nemmeno troppo. Nell'unico pieno fatto oggi il mio calcolo empirico (ma che non sbaglia mai) indica 12 litri netti per percorrere 217 km il che significa oltre 18 km/litro. Ovviamente terrò sott'occhio i consumi per fare ulteriori verifiche, magari domani quando dei 500 km che ci porteranno ad Hannover 498 saranno di Autobahn senza limiti... una buona occasione anche per spremere il V2 Guzzi e capire di che pasta è fatto.
GIORNO 2 HANNOVER KM 1.061 coordinate GPS N 52° 21.767 E 009.44784
POCO PANORAMA, TANTA AUTOSTRADA Viaggiare è curioso. Se sei a casa e devi fare 100 km di autostrada in moto spesso ci pensi due volte e poi… prendi l’auto. Ma se stai viaggiando e sai che dovrai farne 500 in un giorno parti con il sorriso sulle labbra. Diciamo che dal punto di vista paesaggistico la tappa di oggi ha ben poco da dire (escludendo la zona di Kassel dove l’autostrada è un continuo saliscendi tra viadotti da brivido e curvoni), se chiudo gli occhi mi vedo ancora davanti l’interminabile nastro di asfalto che abbiamo percorso da Stoccarda a qui. Però, sarò strano, ma a me viaggiare sulle autostrade tedesche piace.
AUTOBAHN Mi piace perché il traffico è ordinato (cantieri a parte) e, se hai voglia, qualcosa da fare c’è sempre, tipo fare qualche garetta con le auto che da queste parti sfrecciano come aeroplani. Essere in corsia di sorpasso a 170 e credere di andar forte qui è un grave errore, si rischia di venire inceneriti dagli abbaglianti laser (i fari allo xeno qui sono già passati di moda) di qualche sportivona tedesca. Quella che va per la maggiore mi pare la Porsche Panamera, ne ho viste tante quante 500 vedo a Milano. Insomma, se sei un competitivo e ti ingarelli con le auto, la Germania passa anche in fretta. In ogni caso anche se ti piazzi a 130 costanti è un bel viaggiare e se hai il “culo di piombo” puoi fare un sacco di strada in una giornata.
POCA BENZA, TANTA STRADA Se poi hai moto come le nostre Guzzi ne fai anche di più, perché anche oggi ho avuto la conferma che queste moto, anche in autostrada e senza andarci troppo per il sottile, continuano a consumare poco. La Stelvio fa leggermente peggio della Norge (che oggi in un tratto è riuscita a fare una media di 21,6 km/litro!) ma è un peggio relativo perché nella tappa di oggi, tutta di autostrada la media è stata di 18,6 km/litro. Se si considera che le medie nei tratti no-limits erano altine (con qualche allungo oltre i 200 km/h) si capisce come anche la Stelvio NTX sia molto valida da questo punto di vista. Oltretutto va considerato che la NTX ha un’efficienza aerodinamica pari a un muro, viste le due valige laterali piatte come il cubo di rubik.
LA STELVIO CHE CONQUISTA Detto questo però quest’ultima versione della Moto Guzzi Stelvio mi sta piacendo davvero un sacco, oggi l’ho guidata per tutto il giorno e devo dire che davvero non ha nulla da invidiare ad altre maxi enduro ben più blasonate, anzi mentre la guidavo mi chiedevo il perché se ne vendano così poche.
UGUALI MA DIVERSI Tra l’altro, il V2 8 Valvole sulla Stelvio sembra lavorare anche meglio che sulla Norge: mappature differenti, scarico differente, rapporti differenti (più corti sulla enduro) fanno sì che il bicilindrico Guzzi trovi qui la sua migliore espressione. Elasticissimo, consente di scendere a meno di 2.000 giri in sesta per riprendere anche con il passeggero senza problemi, spinge senza buchi e appare più brillante nel salire di giri rispetto al motore della Norge. La Stelvio è una moto importante, dimensionata “alla tedesca”, la sella non è bassissima quando fai il pieno i 32 litri di benzina piazzati molto in alto si fanno sentire nei cambi di direzione e nei trasferimenti di carico.
MANGIA CHILOMETRI In compenso l’autonomia è eterna, se sperate di finire la benzina prima di essere stanchi scordatevelo, lei l’ha sempre vinta. Stabile e bilanciata, con una protezione dall’aria eccellente (in questo caso servono a molto il parabrezza maggiorato e i due “baffi” ai lati della carenatura) la Stelvio NTX è un’autentica mangia chilometri (a fine giornata con la Stelvio ero meno stanco che con la Norge) e anche il passeggero (la compagna di un collega presente alla prova, sta facendo la spola tra una moto e l’altra per dare il giudizio sul secondo) si trova alla grande, accomodato su una bella sella con buoni appigli e senza turbolenze sul casco anche a velocità prossime ai 200 all’ora.
AMA IL SECONDO La cosa quasi paradossale è che la Stelvio NTX anziché accusare la presenza del passeggero sembra gradirla non poco, anzi sembra quasi andare meglio in coppia che da sola. Guidata in due la moto diventa più stabile anche in velocità (se si è da soli oltre un certo limite innesca qualche ondeggiamento). La Stelvio è, in soldoni, un po’ più “ruvida” della cugina stradale, vibra un po’ di più, le pistonate arrivano un po’ più secche sul manubrio, ma ha anche un pregio: una volta superati i 5.000 giri (che corrispondono alla perfetta velocità di crociera di 145 km/h) tutto si placa e le vibrazioni spariscono e si può viaggiare per ore senza accusare stanchezza.
SELLA DURA, MIGLIOR POSTURA La sella è più piccola e dura rispetto alla Norge ma alla fine la posizione di guida mi è piaciuta di più. Per ora a parte qualche finitura (come i blocchetti elettrici troppo economici e il cruscotto troppo da scooter) il libretto nero per la Stelvio resta vuoto.
PRANZO DA CINGHIALI Annotazioni di contorno, oggi pranzo terrificante in autogrill tedesco (vedi foto) a cui pochi sopravvivranno, e bruciatura pantaloni contro lo scarico mentre cercavo di sgranchirmi le gambe. Lezione numero due: mai distendere le gambe senza aver visto prima dove passa lo scarico. Domani sveglia all’alba, ci aspettano 700 km per a Hirshtals all’estremo nord della Danimarca dove ci aspetta un traghetto che ci porterà in Norvegia. Occorrerà essere puntuali, perché il traghetto non aspetta Io tornerò a guidare la Norge ed è annunciata pioggia, speriamo di no.
GIORNO 3 KRISTIANSAND (N) km 1734 coordinate GPS N 58° 08.615’ E 007° 58.950
SI VIAGGIARE Il bello del viaggiare in moto è alzarsi presto la mattina, respirare l'aria frizzante e pulita e percepire la temperatura che cresce con il passare delle ore. Ma se alzarsi presto significa le 5:15 e l'aria frizzante del mattino ha l'odore di fogna del porto di Amburgo, piove e la temperatura anzichè alzarsi si abbassa, le cose sono, diciamo così meno emozionanti e gradevoli. Oggi però la giornata è iniziata in questo modo e non ci possiamo fare niente.
ABBIAMO RINCORSO LA PIOGGIA La pioggia era attesa dalla partenza lo sapevamo da ieri, ma la perturbazione è passata prima, nella notte, cosi quando alle 6 del mattino premiamo il pulsante start delle nostre Guzzi Norge e Stelvio NTX non piove ma c'è solo la strada bagnata. Ci siamo illusi di scamparla, solo che non vogliamo farci mancare niente di questa esperienza nordica per cui rincorriamo la perturbazione, la raggiungiamo la attraversiamo e la superiamo. Risultato: almeno un paio d'ore di pioggia battente dove testiamo per bene la tenuta all’acqua dell'abbigliamento.
DA 30 A 15 Il termometro non si schioda dai 15 gradi (anzi in certi momenti arriva a 13), rispetto ai 30 di ieri la temperatura è calata di 15° e noi siamo cresciuti di spessore aggiungendo almeno un paio di strati al nostro abbigliamento. Dai guanti estivi forati passiamo direttamente a quelli invernali e qui scatta un piccolo suggerimento: per affrontare un viaggio come questo meglio partire da casa con tre paia di guanti, estivi, intermedi e invernali. Pensare di affrontare un viaggio in Scandinavia senza prendere pioggia è pura utopia, per questo resto un po' sorpreso quando scopro che più di un compagno di viaggio (molti alla prima esperienza di un viaggio del genere) è, per così dire, poco equipaggiato...
TRUCCHI ANTI PIOGGIA Ce ne sono un paio vestiti come se dovessero andare in Grecia, uno con il casco Jet senza visiera e i rayban, un altro paio con i jeans.. E la pioggia non li perdona quando cercano di proteggersi con un k-way.. Dal canto mio cerco di mettere in pratica tutti i trucchetti imparati a mie spese in anni di viaggi molto “bagnati”. Premesso che per quanto bene tu sia vestito l'acqua in moto non la fermi ma semmai la rallenti, prima o poi da qualche parte entra, ci sono alcune piccole accortezze per far sì che raggiunga il suo obbiettivo (ovvero bagnarci l’intimo) il più tardi possibile.
GUANTI DENTRO La prima è partire con un abbigliamento di sperimentata impermeabilità (varrebbe la pena provarlo prima in Italia durante una giornata di pioggia, perche`il rischio poi di ritrovarsi bagnati per 10 giorni di fila non e`affatto remoto) e poi sigillare completamente ogni pertugio, la seconda inserire i guanti all'interno della tuta antipioggia in modo che l'acqua scendendo lungo la manica non raggiunga l'imbottitura e poi invada l'interno. Se questo accade, anche se hai il guanto più impermeabile del mondo sei fregato.Detto questo la pioggia in moto ha anche un suo bello... quando smette. Dopo che hai sofferto per un po' di ore quando la pioggia cessa, assieme al cielo ti si apre anche il cuore.
COLORI DANESI E se la cosa accade in Danimarca è ancora più bello, perchè il cielo del nord ha la capacità di conquistarti. Dopo aver guidato per ore sotto un cielo color piombo e con un paesaggio che ci scorre accanto come un film in bianco e nero, l'esplosione dei colori del nord è di quelle da togliere il fiato. Non è la prima volta che viaggio da queste parti, ma ogni volta mi stupisco di quanto siano belli e sgargianti i colori. E poi le nuvole, a batuffoli, basse, così basse che hai l'impressione che se allunghi una mano arrivi a toccarle.
PIEGATI IN RETTILINEO La Danimarca poi ha una caratteristica: è probabilmente la nazione con meno curve al mondo, ma qui riesci sempre a guidare in piega, perchè tira tanto vento (e sempre laterale) che finisci sempre per guidare a moto inclinata.
IL PRIMO TRAGHETTO Dopo quasi 600 km di autostrada siamo a Hirtshals all’estremo nord Danese in attesa del traghetto (il primo dei tanti da prendere per andare a Caponord) che ci porterà in Norvegia. Annoto alcuni piccoli fastidi, comuni a Norge e Stelvio, come ad esempio le borse che si aprono solo utilizzando la chiave (tra l'altro diversa da quella di accensione per la NTX), una scocciatura quando si è in viaggio e per un motivo o per l'altro si aprono spesso. In un momento in cui c'è chi fa moto con le borse con chiusura centralizzata, forse qualcosina di più si potrebbe fare.
CONTATTO Per il resto niente da segnalare se non che come protezione preferisco la Stelvio e come isolamento dalle vibrazioni preferisco invece la Norge. E poi c’è anche stato un piccolo incidente nell'attraversamento di Amburgo che ha coinvolto una Norge che si è gentilmente appoggiata contro una macchina in colonna e poi a terra, da ferma, durante la tipica coda dell'ora di punta. Niente di grave a parte un parafango segnato (vedi foto). Del resto districarsi nel casino dell'ora di punta con le borse laterali non è semplicissimo, soprattutto con la stelvio NTX che ha l'ingombro di un Apecar. Insomma occorre farci un po' l'occhio.
OROLOGI DI MANDELLO Ma le moto stanno viaggiando come orologi e anzi con il fresco l'impressione è che i motori girino ancora meglio degli altri giorni. Rispondo anche al lettore che ha notato la “lacrima” d’olio dal coperchio valvole della Stelvio. È vero c’era, ma era solo una vite del coperchio valvole leggermente lasca, serrata la brugola (5 secondi) il coperchio ha smesso di piangere.
TRAGHETTO DA CORSA Dopo due ore e mezza a bordo del traghetto della Fjiord Line, una specie di motoscafo gigante capace di volare sul mare a quasi 70 all'ora (li ho verificati con il mio GPS, guardate nelle foto le scie dei getti) sbarchiamo a Kristiansand, sei paralleli più a nord di stamattina, siamo finalmente arrivati in Norvegia c'è il sole, il termometro segna 22 gradi e ci sono colori meravigliosi, l'aria è così tersa che le case sembrano disegnate in un quadro. Da quando stamattina siamo partiti da Hannover sono passate 12 ore e mezza. Fino a ora abbiamo solo viaggiato, domani inizia il bello…
GIORNO 4 OSLO KM 2113 coordinate GPS N 59° 54.756’ E 010°45.063’
MOTO CON L’ANIMA Per me le moto Guzzi sono un po' come le Harley, le devi guidare un po' per far si che loro "ti entrino dentro" e perché tu riesca a capire la loro anima. Non saranno le moto più perfette del mondo, forse gli manca quel guizzo per essere al top, ma Stelvio e Norge vanno bene, molto bene, e hanno personalità e carattere. Giorno dopo giorno tutti stiamo apprezzando sempre di più queste moto e credo sinceramente che prima di giudicarle sarebbe proprio il caso di guidarle per un po’. In più, l'ultima versione del bicilindrico Guzzi riesce sempre a consumare molto poco.
AUTONOMIA RECORD Pur fermandoci ogni 270 km non siamo ancora riusciti a scendere sotto la metà serbatoio. Continuando nel rimpallo tra Norge e Stelvio devo dire che l'endurona continua a guadagnar punti. La Norge vibra meno e consuma meno e ha un cambio leggermente più preciso (leveraggio differente) di quello della Stelvio, ma protegge anche meno dall'aria (rispetto alla NTX perché la Stelvio normale ha un cupolino più piccolo) e ha un comando freni non meno efficace ma più spugnoso. Probabilmente le pinze differenti (assiali per Norge radiali per Stelvio) fanno la differenza sul feeling. Sull'ABS invece niente da dire, è eccellente su entrambe le moto.
SEDUTA OBBLIGATA Inoltre, sulla Norge la posizione in sella è un po' obbligata, si guida un po' incastrati, non si riesce ad arretrare né con il sedere né con i piedi, se vi piace tenerli sulla punta sappiate che sono costretti ad allargare il tallone a causa della pedana posteriore. Sulla Stelvio invece la sella (più dura nell’imbottitura) è più lunga e piatta e oltre ad avere una posizione in sella che mi piace di più, la Stelvio offre anche più possibilità di muoversi, di cambiare posizione, il che quando si sta in sella per molte ore è un vantaggio non da poco.
TUTTO E’ RELATIVO Come spiegavo l’altro giorno è tutto relativo. Se devi fare un po’ di strada in moto ci pensi due volte, ma quando entri nel mood del viaggio le distanze non ti fanno più impressione, anzi ti sembrano del tutto normali. Dopo che per tre giorni ti sei sparato dai 500 ai 700 chilometri, doverne fare “solo” 400 (erano 320 ma abbiamo allungato un po’ passando per una bella strada costiera) sembra una cosa da nulla.
OTTIMIZZAZIONE Il bello di quando viaggi è che dopo un po’ di giorni diventi sempre più “ottimizzato”. Ottimizzi tutto: il bagaglio, il tempo, le soste. Il primo giorno nella mia camera d’albergo sembrava esplosa una bomba, ora in 20 secondi netti smonto e rimonto il bagaglio la mattina, e anche il gruppo si è affiatato. Ora viaggiamo in formazione come gli aerei della pattuglia acrobatica, sfalsati nella stessa corsia uno a destra uno a sinistra, il modo migliore per viaggiare in gruppo perché ti consente di restare compatti e di avere al tempo stesso visibilità e distanza di sicurezza da chi ti precede.
LIMITI NORDICI Certo in Norvegia si va piano, molto piano: 70 all’ora sulle statali 100 in autostrada e i limiti li rispettano tutti.Il traffico (inesistente) è regolarissimo e per questo, visto che la velocità resta costante per lunghi tratti, mi piacerebbe tanto avere a disposizione un cruise control, che sembra una cosa inutile su una moto ma che invece per me è utilissimo su moto di questo tipo.
CI FACCIAMO NOTARE Da queste parti le moto non sono molto frequenti figuriamoci l’effetto che può fare vedere 20 Guzzi che passano tutte assieme. Chi saluta, chi butta li un colpo di clacson, chi, immancabile, chiede informazioni sul viaggio e sulle moto. E, gira che ti rigira, uno che ha o ha avuto una Guzzi lo trovi sempre, un segno della forza enorme che ha questo marchio nel mondo.
CLIMA PERFETTO Nonostante i tempi tecnici per il rifornimento a 20 moto (la Norge continua a percorrere mediamente 1 km/litro in più rispetto alla Stelvio) anche le soste sono ormai ottimizzate e devo dire che la compagnia è affiatata e rapida a rimettersi in moto. Insomma viaggiamo bene, aiutati da un tempo che dire perfetto è poco. 22 gradi, umidità zero, sole velato. Quelle condizioni climatiche che non hai caldo non hai freddo non sudi quando ti fermi. Fantastico. I primi scorci di Norvegia iniziano a lasciare a bocca aperta i compagni di viaggio che non erano mai stati da queste parti. E in effetti questa terra è così, tutto pulito, tutto ordinato, ogni prato perfettamente rasato, ogni curva uno spot fotografico, sembra di guidare dentro a un catalogo Ikea e il bello deve ancora venire.
CONSIGLI PER IL NORD Chiudo l’intervento di oggi con alcuni piccoli consigli per il viaggiatore nordico. Portare sempre con sé una confezione di salviettine umidificate (quelle per pulire i neonati) vi salvano da situazioni critiche perché il paese più pulito del mondo (come quasi tutti del resto, esclusi italiani e spagnoli) non usa il bidé e questo per noi italiani può essere motivo di crisi isteriche. Bere più birra che acqua è un buon modo per risparmiare dei soldi. L’acqua qui è infatti assimilata a una bibita per cui costa un sacco, mentre la birra costa pochissimo. Non farsi trasportare dall’entusiasmo per i superalcolici se non volete finire i soldi (e la vacanza) anzitempo. Se l’acqua è cara l’alcool (birra esclusa) è off limits.
CIPOLLA FOREVER E infine rassegnarsi a convivere con l’alito cipollato dato che la cipolla qui è l’ingrediente principale di ogni alimento, assieme al peperone. Ah, e stare attenti alle pizze che qui non hanno le dimensioni normali ma sono esageratamente grandi (vedi foto): quando ce l'ha consegnata, il kebabbaro dove ci siamo fermati per pranzo ha commentato: "ve lo avevo detto che era grossa!". Inconvenienti alle moto da segnalare: nessuno
GIORNO 5 TRONDHEIM km 2740 Coordinate GPS N 63° 25.832’ E 10° 23.644’
TOGLI E METTI Metti la membrana, togli la membrana, metti l’antipioggia, togli l’antipioggia. Lo sport preferito del motociclista nordico sembra essere questo. Il mutevole tempo del nord impone di essere sempre pronti a tutto. La mattina quando apri le tende dell'hotel devi cercare di intuire come andrà il tempo e prepararti di conseguenza.
TRE STRATI PER OGNI TEMPO Il completo Spyke Nordkinn che sto utilizzando in questo è fantastico ha tre strati tutti rimovibili l'esterno la membrana, e l'interno imbottito. Devi solo scegliere bene perché se sbagli in un senso o nell'altro poi la paghi o ti devi fermare per strada toglierti tutto e per inserire gli strati mancanti. Stamattina a Oslo piovigginava e siamo tutti abbigliati per affrontare il maltempo. Peccato che dopo 100 metri siamo fermi a fare benzina e bardati come siamo andiamo letteralmente in ebollizione. Non fa molto freddo a Oslo, circa 20 gradi e la temperatura all'interno delle membrane varie è quella della fusione dell'alluminio. Poi, partiamo. La E6 è un po' la spina dorsale della Norvegia, da Oslo porta dritta a Caponord attraversando tutti i centri urbani principali. Dritta per modo di dire perché più ci si allontana dalla capitale, più le curve aumentano fino a che la E6, quando si è molto a nord diventa una specie di intestino.
NELLA PANCIA DELLA NORVEGIA Dovendo andare da Oslo a Trondheim attraversiamo “la pancia” della Norvegia, ovvero la parte centrale. Superata sena problemi l’ora di punta di una città dove il concetto di traffico è sconosciuto, ci avviamo sotto un cielo plumbeo e qualche goccia di pioggia ancora verso nord. Lontano dal mare, la Norvegia assomiglia molto a certe zone della Svizzera o dell'Austria, o anche del nostro Alto Adige. Fiumi laghi e colline, cascate si susseguono senza soluzione di continuità, il verde imperversa e quando il cielo si apre un po' (perché così è successo anche oggi) i colori diventano fantastici talmente vividi da non sembrare nemmeno veri.
PIÙ SALI PIÙ È BELLA Inoltre man mano che si sale, la strada diventa sempre più bella anche se a sud della Norvegia (si perché noi siamo ancora a sud) la E6 è molto trafficata e il tempo che impieghiamo in sorpasso è più di quello che passiamo nella corsia di nostra pertinenza. Qui occorre guidare accorti, uno sgarro e la Polizia non perdona, le auto viaggiano tutte in modo tremendamente regolare, tutti in fila, nessuno che sorpassa.
SORPASSI OCULATI Per questo vedersi sfilare da 17 moto può fare un certo effetto sui pacati norvegesi. Però le moto hanno una specie di tacito lasciapassare, basta non fare i matti e tenere velocità moderate e anche in Norvegia si viaggia più che bene. Gli automobilisti, spesso, una volta notato l’arrivo della moto mettono la freccia destra e ti fanno passare, con gli immancabili biondissimi bambini (almeno tre) che ti salutano dal finestrino. Carino ma il traffico è traffico e per non vederlo più basta uscire dalla strada principale.
LE CURVE PERFETTE Ci si ritrova così praticamente da soli, a guidare su strada fantastiche. Curve disegnate con il compasso, asfalto perfetto, automobili quasi assenti e una scenografia spettacolare dentro cui dondolare mollemente in sella alla tua moto. Appena sali di quota poi (basta poco) lo scenario cambia ancora, diventa quasi brullo e con un aspetto decisamente "avventuroso". Si potrebbe chiedere di più? Francamente no, queste sono tra le strade più belle al mondo per guidare una moto. Dopo un po' di giorni passati a scambiarsi moto si delineano le preferenze del gruppo. Le Stelvio (anche perché sono meno e non c’è come avere poco una cosa per desiderarla di più) sembrano essere le più ambite, chi non le ha ancora provate le reclama a gran voce e chi ce l'ha accampa scuse puerili (ho male al collo, ho appena riempito le borse ecc..) per non mollarle.
TUTTI PER LA STELVIO I tedeschi vogliono la “Stelfio”, i francesi la Stelviò, insomma l’endurona Guzzi sembra avere colpito il bersaglio.Detta così la cosa sminuisce un po' troppo la Norge, che invece in realtà si comporta benissimo, consuma regolarmente meno della “cugina” e anche oggi nei percorsi guidati si è dimostrata a punto di ciclistica (anche se un po' "seduta"), tanto che mi sono divertito parecchio a guidarla. Probabilmente la Stelvio però incarna un concetto di moto da turismo più moderno e per questo al momento più apprezzato. Non potrebbe essere altrimenti, visto che anche guardando al mercato, le moto da turismo più in voga nell’ultimo periodo sono proprio le maxi enduro che, infatti, vendono a mille.
DUE EURO AL LITRO Piccola annotazione di contorno. Per un viaggio nel Nord Europa prevedete molte spese di carburante. Se noi ci lamentiamo del nostro Euro e sessanta al litro, cosa dovrebbero dire i Norvegesi? Al cambio attuale la verde 95 ottani viaggia tra gli 1,8 e 1,9 € al litro. Ma è sempre stato cosi, la Norvegia è uno dei Paesi più cari d’Europa. Dopo 12 ore di moto e 627 km arriviamo a Trondheim, abbiamo scalato altri 4 paralleli. Inconvenienti alle moto: nessuno.
GIORNO 6 MO-I-RANA km 3272 Coordinate GPS 66° 18.245’ E 14° 07.893’
SENZA META Credo che la cosa migliore per viaggiare da queste parti sia non avere una meta esatta (come tappa giornaliera intendo) ma sia meglio andare un po' a caso fermandosi dove ti piace di più o semplicemente dove riesci ad arrivare. Solo così ci si riescono a godere tutti gli scorci, fermandosi ogni volta che ti vien voglia di scattare una fotografia, o anche solo a guardare un fiordo. Il problema è che facendo così impiegheremmo 2 mesi per arrivare a Caponord. Per cui noi le tappe le abbiamo prefissate, e dobbiamo viaggiare a ritmi più serrati.
TAPPE DA RAID Questo è un raid, non una gita per cui si devono macinare molti km. La media ormai viaggia dai 500 chilometri al giorno in su. Chilometri che non pesano perchè da queste parti guidare una moto è semplicemente fantastico. Una curva dietro l'altra, tutte perfette, tutte regolari e un asfalto perfettamente levigato che è il sogno di ogni motociclista. E qui arriva un altro dei grandi quesiti di chi viaggia in Norvegia. Come mai qui piove e nevica sempre e hanno l'asfalto sempre così perfetto? In ogni caso, anche oggi niente pioggia; anzi con 22° aria secca e cielo terso come se fossimo in alta montagna questa è stata una delle giornate migliori che abbiamo trovato da quando siamo partiti.
PIÙ A NORD, MENO TRAFFICO, PIÙ CURVE Anche perché le strade si fanno via via più belle man mano che passano i km. Il traffico cala e il gusto aumenta di pari entità. E non occorre nemmeno più allontanarsi dalla E6 perché dopo Trondheim e una volta entrati nel Nord Norge, le auto per strada sono diminuite drasticamente. In alcuni casi passa anche qualche chilometro in cui siamo praticamente gli unici occupanti della strada.
ANCHE LE SPALLE Finalmente le gomme che fino a oggi si erano spiattellate sul dritto si iniziano a consumare anche sulle spalle. Il mix tra scenari panoramici e bella guida da queste parti è unico. Difficile spiegarlo a parole, ma è come se la strada, il passo, o il lungolago che andate a cercare nel week end per farvi una bella guidata qui ve lo troviate davanti di continuo, sempre nuovo chilometro dopo chilometro.
NESSUN PROBLEMA Le Guzzi continuano a marciare come orologi, nassun inconveniente, danzano affrontando una curva via l'altra in una terra dove il rettilineo più lungo non passa i 500 metri. Ormai dopo tutti questi km percorsi in sella, i nostri fondoschiena hanno preso la forma delle moto. Sebbene in qualcuno inizia ad affiorare un po’ di stanchezza (soprattutto quelli meno abituati a questo genere di viaggi), i movimenti vari per sgranchirsi arrivano sempre più di rado. Anche perché guidando tra le curve i km ti passano senza che nemmeno tu te ne accorga. E tra le curve emerge la ciclistica molto bilanciata delle due moto. A queste andature (dagli 80 ai 120 all’ora oltre è meglio non andare per non rischiare multe salatissime) si guida praticamente sempre in sesta sfruttando il tiro del motore ed evitando di scalare anche per sorpassare.
SU DI MOLLA Piccola nota sulla Norge, siamo intervenuti un po' sul precarico del monoammortizzatore per guidarla meglio tra le curve perchè l’assetto standard è un po' “seduto” e causa un leggero effetto sottosterzante. Paradossalmente la Stelvio pur essendo una enduro è anche più rigida di sospensioni e asseconda una guida maggiormente sportiva. Per come si guida e per come risponde al gas, dopo essermela gustata sulle infinite curve norvegesi, la definirei quasi una enduro sport-touring. La Norge è invece una moto dall’indole più tranquilla, non si tira indietro se c’è da piegare, ma invoglia a una andatura più tranquilla. Lei è una touring a tutti gli effetti.
DIFFERENZE Inoltre il cavalletto laterale della Norge è un po' lontano da azionare stando in sella, per chi come me ha le gambe corte. Quello della Stelvio è sicuramente più ergonomico. In compenso la Norge riguadagna punti con una frizione dal comando più morbido (non chiedetemi il perché visto che i comandi sono gli stessi) e con il cavalletto centrale che sulla la Stelvio è di difficile utilizzo per il peso della moto. Pensare di issare una stelvio NTX a pieno carico sul centrale è roba da palestrati veri. In compenso la Norge ha la frizione più morbida, vibra meno e ha l’imbottitura della sella più morbida. Ormai ci siamo dimenticati del buio, la luce rimane sempre, per tutta la notte. Domani altra tappona da quasi 600 km, e saremo oltre il circolo polare artico.
GIORNO 7 - HARSTAD Km 3.779 Coordinate GPS N 68° 48,168’ E 16° 32.688’
DESERTO La parola più frequente che ti viene in mente quando si attraversano certi posti è proprio "deserto". Anche se siamo lontani anni luce dal deserto vero e proprio, non si può non constatare la desolata solitudine di certi luoghi del Grande Nord. Nonostante sia ormai la terza volta che vengo da queste parti a questa cosa non mi sono ancora abituato. Perchè passi la poca vita che si trova lungo il tragitto, ma anche le città in questo periodo sono davvero poco popolate. Un rapido giro di sera anche in un “grosso” centro come Mo I Rana fa capire come da queste parti la parola deserto sia tutt’altro che fuori luogo. In giro quasi nessuno, sembra di circolare per una città fantasma. E più si va a nord, più questo angosciante senso di solitudine aumenta. Ma dove sono tutti? Semplice, in vacanza.
THE DAY AFTER Questo è periodo di esodo da queste parti per cui luoghi che già di per sé sono scarsamente popolati perdono quasi del tutto la presenza umana lasciando un po’ una sensazione da “the Day After” e un silenzio irreale rotto solo dalle grida degli immancabili gabbiani. La cosa, a noi che siamo abituati al casino cittadino, fa una certa impressione. Provate voi a fare foto come quelle che vedete in gallery, in mezzo alla strada del centro di qualsiasi città nostrana. Anche a ferragosto finite sicuramente male e sicuramente c’è più vita che in questi posti. La luce è ormai sempre alta, e anche se il sole tramonta il vero buio ce lo siamo scordati. Basta qualche ora e il sole ricompare, fortissimo.
SOLE CALDO ARIA FREDDA Oggi però sembra scaldare meno del solito, mentre percorrendo la solita E6 saliamo sull'altopiano che conduce al circolo polare artico. Per l'equazione che vuole la latitudine equiparabile all'altitudine in Norvegia al livello del mare si trova la vegetazione che da noi troviamo a 2.000 metri di quota. Appena si sale un attimo la vegetazione sparisce del tutto ed è come trovarsi a 3.000 metri. Questa è un po' la sensazione che si prova mentre si arriva al circolo polare artico che passa proprio su un altopiano piazzato a 700 metri di quota.
AL CIRCOLO POLARE Alberi zero, tutto “pelato” dal vento che quando c’è, da queste parti, deve essere fortino.. Qualche ghiacciaio all’orizzonte. Tutto appare molto brullo e desolato, sembra proprio di essere alla fine del mondo. Avrà anche perso i toni epici di un tempo questo viaggio, ma comunque, arrivare al Circolo Polare Artico in sella a una moto resta una cosa che dà un sacco di soddisfazione.
PIÙ STRATI Aggiungiamo un po' di strati alle giacche, anche perchè ormai la temperatura staziona costantemente sotto i 15 gradi. La situazione è un po' come quella dell'alta montagna. L’aria è limpidissima, quasi rarefatta, il sole picchia e scalda tantissimo ma l’aria è fredda così se ti fermi quasi sudi, ma mentre vai in moto ti raffreddi subito. Per questo la Norge riconquista i favori dei partecipanti al raid grazie alle sue manopole riscaldate di serie, che consentono ancora di guidare con i guanti intermedi e di non mettere i pesanti guantoni invernali. Un piccolo plus che da queste parti ha il suo peso.
LA NORVEGIA PIÙ BELLA Una volta oltrepassato il Circolo Polare Artico in direzione Nord la Norvegia esplode in tutta la sua drammatica bellezza. Non che fino a ora fosse brutta, ma da qui in poi gli scorci panoramici impongono che ci si fermi quasi ogni chilometro per apprezzare la bellezza di questi luoghi. Ghiacciai perenni, fiordi, torrenti, laghi, cascate. La strada si snoda in uno scenario quasi fiabesco e tra l’altro il nastro di asfalto diventa ancora più bello facendoci godere con il suo solito milione di curve.
SALISCENDI Nemmeno il rettilineo è monotono perchè, quando c'è, è un continuo saliscendi dove sembra di stare sulle montagne russe. E iniziano anche i traghetti, i tantissimi traghetti che aiutano le gente del luogo a rendere la Norvegia più “corta”, tagliando i fiordi che imporrebbero decine di km di percorrenza in più. 20 anni fa, quando venni per la prima volta, ce n’erano molti di più. Anche la E6 la strada principale della Norvegia era, a queste latitudini, spesso interrotta dai traghetti. Oggi ci sono parecchi tunnel e la cosa è un po’ meno romantica.
DAI FERRY AI TUNNEL Certo però c’è anche da capire che noi da queste parti ci passiamo una volta sola, mentre i Norvegesi ci viaggiano tutti giorni. In ogni caso, nemmeno noi sfuggiamo alla nostra dose di ferry boat spostandoci verso le Vesteralen, quelle che si possono considerare le sorelle povere delle spettacolari Lofoten, ma comunque isole affascinanti. Prendere il traghetto da queste parti è una specie di rito, non puoi dire di essere stato in Norvegia se non ha tagliato almeno un paio di fiordi su un ferry.
VISTA DALLA SELLA Scusate se mi sono lasciato trasportare, ho parlato più del paesaggio che delle moto. Ma questi posti mi prendono troppo e credo che vedendo le foto (giuro non sono ritoccate i colori sono quelli) capirete anche il perché. Capirete anche perché molte delle foto sono state fatte in movimento, l’unico modo a mio parere per rendere l’idea di cosa si vede da una moto guidando da queste parti.
MOTO NO PROBLEM Delle moto parlo poco perchè in effetti ormai c’è poco da dire, vanno bene, e continuano a macinare chilometri senza alcun problema. Unico inconveniente da registrare per ora, la rottura del gancio di una borsa di una Norge. Le borse sembrano proprio essere uno dei pochi elementi non all'altezza del resto della moto.
GIORNO 8 - TROMSØ Km 4118 Coordinate GPS N 69°39.014’ E 18° 57’.600
La tappa di oggi (339 km) è la più corta del viaggio, così corta che, abituati a botte da 600 km al giorno quasi non ce ne siamo accorti. Un giorno di “riposo” quindi, prima di partire per l’ultimo assalto a Caponord con altre due tappe da più di 500 km. È che la Norvegia è maledettamente lunga, sono cinque giorni che stiamo salendo verso Nord e ancora ci troviamo cartelli tipo “Kirkenes 1022 km”,questa nazione non finisce proprio mai.
METEO DA SBALLO Dire che stiamo avendo una fortuna sfacciata con il tempo è dire poco, anche se oggi non ha brillato il sole come gli altri giorni, la giornata è stata chiara e calda, molto calda. Partiti di buon’ora da Harstad abbiamo avuto a che fare con i soliti 12 gradi degli ultimi giorni, ma quando ci siamo reimmessi sulla E6 (e quindi sulla terraferma) la temperatura è salita di colpo di 8 gradi.Giuro che mai e poi mai avrei pensato di cercare l’ombra in Norvegia, eppure è così. Il meteo resta quindi ideale per guidare una moto su queste strade.
DEVIAZIONI E TRAGHETTI La E6 ci potrebbe portare veloci alla meta, ma oggi abbiamo anche un po’ di tempo, per cui ci possiamo permettere un paio di deviazioni su strade secondarie che corrono lungo il periplo dei fiordi gustandoci il numero incredibile di scogli e isolotti, ed enormi ponti che li collegano tra loro che offre questa parte di Norvegia. C'è meno stupore nei partecipanti, ma non è che il panorama sia meno bello, è che ormai ci siamo abituati e ci aspettiamo ogni giorno qualcosa di più, che probabilmente arriverà con le ultime due tappe. Sulle strade secondarie l’asfalto non è ottimale come sulla grande strada principale, buche e sconnessioni finiscono per far emergere una certa rigidità di assetto della Stelvio.
STELVIO L’ENDURO RIGIDA Precisa e rigorosa da guidare, la maxi enduro Guzzi ha infatti un assetto decisamente stradale, quasi sportivo, che sulle buche talvolta rimanda qualche colpo secco di troppo. Detto questo continuo a preferirla alla Norge per una ergonomia per me più indovinata e per l’erogazione più “decisa”. Un rapido sondaggio tra i colleghi però fa emergere più di una preferenza per la Norge, se la Stelvio piace senza dubbio a chi ha il polso un po’ più sportivo, la Norge finisce per piacere di più a chi ama viaggiare con maggior relax. È più morbida di sospensioni e quando si spinge un po’ è meno rigorosa della Stelvio, ma è più facile da condurre, ha un baricentro più basso e si manovra più facilmente a motore spento, il che facilita la vita nelle mille manovre che facciamo per parcheggiare le moto sui piccoli ferry che fanno la spola da una sponda all’altra dei fiordi. Insomma, le due Moto Guzzi centrano l’obbiettivo di soddisfare due tipi differenti di turista.
OCCHIO ALLA POMPA Quello che è certo è che da queste parti ci sono più campeggi che pompe di benzina, non siamo certo in Africa, la benzina si trova, ma se ci si allontana dalla E6 le distanze tra i vari distributori sono calcolate più per i serbatoi delle auto che per quelli delle moto. Avere un’autonomia risicata e sbagliare i calcoli nel nord della Norvegia può farvi restare a piedi in mezzo al nulla. Per fortuna noi non abbiamo di questi problemi, la Stelvio ha praticamente una cisterna di benzina e non ha mai visto accendersi la spia della riserva; la Norge ha meno autonomia ma consuma meno e passa agevolmente i 300 km prima che la spia si accenda. Al rifornimento, poi, continua a vincere lei, accontentandosi sempre di circa 2 litri in meno di benzina rispetto alla Stelvio. Può sembrare poco, ma nell’economia di un viaggio del genere, significa risparmiare circa 50 litri di benzina. E visto che più si va a nord e più la benzina è cara (oggi ho visto 15.55 corone per un litro di 95, siamo a 2 € netti), risparmiare qualche litro non fa mai male.
MODULARE È MEGLIO Già che ci sono aggiungo qualche consiglio al vademecum del bravo viaggiatore parlando del casco. Premesso che si può anche viaggiare per 5.000 km con il jet aperto e gli occhiali da cross, come ha fatto un austriaco del gruppo, la scelta migliore è quella di un casco modulare che offre senz’altro la miglior combinazione tra protezione da freddo e intemperie e praticità quando ci si ferma. Meglio ancora se dotato di sistema bluetooth per parlare con il passeggero o ascoltare la propria playlist preferita. Io non lo avevo mai fatto e ho provato questa volta. La qualità è più che sufficiente e se capita la canzone giusta nel punto con il paesaggio giusto la sensazione è quasi mistica… Provare per credere.
Inconvenienti da registrare: Piccolo trafilaggio da un paraolio del cardano per una Norge.
GIORNO 9 - SKAIDI KM 4498 Coordinate GPS 70° 26.51’ E 24° 30.14’
PIOGGIA A furia di dire che siamo fortunati con il tempo era logico che ci tirassimo addosso un po’ di pioggia. Infatti questa mattina a Tromsø il cielo era color piombo e cadeva acqua in modo piuttosto deciso. Le tute che da parecchio tempo stazionavano nelle nostra borse laterali sono uscite subito allo scoperto. Appunto sulla Norge: con la moto parcheggiata sul laterale sotto la pioggia la borsa di sinistra “incanala” l’acqua nella fessura tra i due gusci formando un piccolo laghetto che appena si apre la borsa si riversa al suo interno. Se la borsa è vuota basta asciugare, se è piena non è il massimo.
A OGNUNO LA SUA Ormai dopo tutti gli scambi dei giorni scorsi ognuno ha trovato la sua collocazione ideale sulle moto che sta guidando.C’è chi si tiene volentieri la Norge e chi la Stelvio, non ci sono più scambi, anche perché dopo così tanti km in sella la moto la senti un po’ “tua” e separartene quasi te ne dispiace. Anche io, che nonostante tutto continuo a cambiare da una all’altra, alla fine rivoglio sempre la “mia” Norge, quella con cui sono partito da Mandello, quella a cui ho attaccato l’alce sulla borsa laterale.
TEMPO NORVEGESE Sotto una pioggia insistente lasciamo Tromsø e ci dirigiamo ancora verso nord anche se in realtà ora ci spostiamo più verso est, visto che da queste parti la Norvegia smette un po’ di “salire” e si sviluppa in modo più “orizzontale”. La giornata di oggi parrebbe iniziare sotto i peggiori auspici, in realtà la pioggia battente smette piuttosto in fretta per lasciare spazio al tipico tempo norvegese. Vento forte, gocce che cadono di continuo, nuvole basse, sole che di tanto in tanto squarcia il cielo per incendiare di colori il panorama in netto contrasto con l’acqua nera dei fiordi, asfalto perennemente bagnato che concia le moto da buttare via. Ma anche in questo io sarò anomalo, a me dopo un viaggio del genere piace vedere la moto così: sporca, “vissuta”. Questo è il tipico tempo norvegese con una piccola differenza però. Ci sono almeno 10 gradi in più del normale perché il termometro non scende sotto i 20 gradi per tutto il giorno, una situazione del tutto inconsueta da queste parti.
GUZZISTA NORVEGESE Per la regola che quando giri in moto c’è sempre qualcuno con una Moto Guzzi, incontriamo Tom, norvegese di Tromso, appassionato di Moto Guzzi che ha visto sul sito la storia del raid e ci ha cercato per percorrere un tratto di strada con noi. Cavalca una 850 Colorado del 1978, la moto dei CHIPS californiani. L’ha comprata non si sa come negli USA e gli è arrivata due giorni fa via nave. Una autentica rarità che sottolinea ancora una volta quanto sia forte la passione per il marchio Guzzi nel mondo, sicuramente più forte che in Italia.
COSA LE MANCA? Mentre guido la Stelvio sul solito milione di curve disegnate con il compasso che costeggiano l’ennesimo fiordo (mai visto in Norvegia una curva che chiude all’improvviso, qui è il paradiso del raggio costante) mi chiedo cosa manchi a questa moto per essere una best seller del mercato. Tecnicamente la risposta è "niente", la Stelvio è una bella moto, riuscita, si guida alla grande, viaggia benissimo e appaga anche lo sportivo. Forse sono i dettagli, le piccolezze che andrebbero curate di più come, ad esempio, i blocchetti elettrici, di sicuro funzionali ma un po’ economici e poco gradevoli da utilizzare (il tasto delle frecce ad esempio non fa il classico “click” e sembra sempre rotto). Ecco, sono queste piccole cose che mancano, un piccolo passo. Quello che chiederei a Guzzi è una maggiore cura del dettaglio perché la Stelvio, questa Stelvio va davvero molto bene.
FINNMARK, LA REGIONE PIÙ ESTREMA Tra un ragionamento e l’altro entriamo nel Finnmark, la regione più a nord della Norvegia e anche quella più “estrema” per i panorami che presenta. Ora siamo davvero a nord, oltre il 70° parallelo, e non serve più nemmeno salire in alto per veder cambiare lo scenario che ci scorre a fianco. Basta una collinetta alta 200 metri e i nevai arrivano a lambire la strada, i villaggi diventano sempre più rari, il traffico ormai è quasi sparito del tutto.
ZONA ARTICA Scompaiono anche le piante e l’aspetto è quello sterminato e non meno desolato della tundra artica. Compaiono le prime capanne dei Sami, la popolazione nomade della Lapponia, e assieme a loro compaiono anche le prime renne che qui non possono mancare e di cui è possibile mangiare anche la carne (cosa che naturalmente facciamo subito). Complici le condizioni metereologiche, si ha l’impressione di essere davvero in una zona molto “estrema”. Ormai diventiamo l’attrazione di ogni posto in cui ci fermiamo, le domande si sprecano e il classico “da dove venite” è di rito le moto da queste parti non sono una novità, ma 20 Moto Guzzi lasciano certamente il segno.
CON IL CAPO IN TESTA Iniziano a vedersi in giro anche personaggi strani, tutti con una sola meta in testa: raggiungere Caponord. Chi in moto, chi in camper e chi (molti) in bicicletta o addirittura a piedi. Come Bart 24 anni Olandese che incontriamo durante una sosta. Cammina dal primo di dicembre, è partito da Gibilterra e conta di arrivare a Caponord tra 16 giorni. Se penso a quanto è lunga farsela in moto, questo Bart diventa subito il mio eroe. Noi a Caponord ci arriveremo domani, molto più comodamente in sella alle nostre Guzzi. Nota di servizio: il paraolio della Norge si è assestato e non perde più.
GIORNO 10 SKAIDI- NORDKAPP - ALTA KM 4885 Coordinate GPS N 71° 10,21’
SFIDA CON SE STESSI I motociclisti sono gente strana, vogliono sempre mettersi alla prova, superare i propri limiti. E quando ci riescono solitamente se ne vantano con i “colleghi”. Per il pistaiolo l’obbiettivo è un buon tempo sul giro, per l’endurista il superamento di una mulattiera difficile. Per il viaggiatore è arrivare quanto più lontano possibile, magari facendo anche un po’ di fatica. I punti più “estremi” del globo sono un’attrazione irresistibile per chi viaggia su due ruote e Caponord è uno di questi. Oggi ci sono arrivato per la terza volta nella mia vita, sempre in moto, ma sono sicuro che ci tornerò ancora, perché al di là di quello che rappresenta questo mappamondo reticolato piazzato a 71° 10 21 di latitudine nord (il luogo in sé alla fine può risultare anche deludente, soprattutto quando arrivano autobus a decine che scaricano i comodi ospiti di una crociera) è “il viaggio” a essere speciale, ed è un viaggio che io non mi stancherò mai di affrontare. 20 anni fa arrivai qui con con la mia Suzuki GSX 750 F, 10 anni fa con una BMW, quest’anno con la Moto Guzzi che ringrazio per avermi dato la possibilità di partecipare a questo raid e di vivere ancora una volta l’emozione di guidare una moto in questi luoghi.
ESTATE NORDICA Oggi la Norvegia ci ha voluto fare un regalo per l’ultimo giorno servendoci “il capo” in modo spettacolare. 22 gradi, pochissime nuvole e una strada (quella che costeggia il Porsanger Fjiord) a dir poco meravigliosa. Guidiamo per l’ultimo giorno su questo asfalto perfetto e su queste curve disegnate da Giotto godendo di un panorama che toglie il fiato. La strada è fantastica, il clima pure e man mano che ci si avvicina al punto più a nord d’Europa spariscono i centri abitati, le casette in riva al fiordo sono solo piccole macchie colorate in mezzo a un mare verde e blu. Paradossalmente però il traffico aumenta, ci sono più auto, più