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Prova su strada

Kawasaki ZR-7


Avatar Redazionale, il 29/04/99

25 anni fa - Nuda per tutti

Lui, vestito di pelle nera, lo sguardo concupiscente. La mano in tasca stringe nervosa una mazzetta di soldi. Lei, che ammicca dalla vetrina, tutta nuda. Una trattativa veloce, e via. Una volta succedeva solo nelle città del nord Europa. Oggi, certe scene si vedono sempre più spesso anche da noi. Tranquilli, si parla di moto nude. Una volta da noi non le voleva nessuno, le lasciavamo ai motociclisti del nord. Oggi le vetrine sono piene di queste moto da guidare rigorosamente in tuta di pelle nera. L'ultima arrivata è Kawasaki ZR-7.

COM’È Ormai si può parlare di nudismo generalizzato. Tutti fanno le moto nude, di ogni genere: sportive, turistiche, rétro. Beh, questa nuova e attesissima Kawasaki ZR-7 è difficile da collocare in una precisa nicchia. È una moto furba che prende il meglio da ogni tipologia. Basta guardarla. In molti l’hanno definita l’erede della non troppo fortunata Zephyr. A noi non sembra. Questa ZR-7 ha ben poco di nostalgico: le forme affilate, il codino che ricorda le hyper sport della serie Ninja…

CATTIVELLA L’aspetto, non c’è che dire, è proprio cattivello. Una rivale per la Honda Hornet? Sembrerebbe. Ma poi si va a vedere il motore (questo è derivato davvero dalla Zephyr) un pacioso quattro cilindri raffreddato ad aria, con la classica distribuzione bialbero a 2 valvole per cilindro. Ottimo per il turismo, un settemmezzo pieno e divertente, ma non certo dotato della cavalleria necessaria a far rizzare i capelli agli smanettoni.

CICLISTICA OK Però, a ben vedere, la ciclistica è sana. No, in Kawasaki non si è risparmiato su telaio, freni e sospensioni e, pur senza proporre nulla di particolarmente innovativo, il cocktail è azzeccato. Insomma, a differenza di tante colleghe nude, un po’ anni settanta anche nella guida, la ZR-7 può concedere molto a chi ama le strade tortuose. Le finiture ci sono, belle, precise, non manca nulla nemmeno in fatto di dotazione. Vabbè, qualcosa si è riciclato dalla produzione attuale, come gli specchi retrovisori o le maniglie per il passeggero, ma lo fanno tutti.

PREZZO SHOCK Sui libri dell’università si parlava di economie di scala. Un concetto che su questa moto pare funzionare. Altrimenti come spiegarsi l’incredibile prezzo di 12 milioni di lire? Con questi soldi di solito non si porta a casa una moto vera, consistente, in grado di soddisfare anche i motociclisti esperti. Meglio così, chi si è preso lo scooterone la prossima volta ci penserà due volte.

COME VA Alla prima europea di questa ZR-7 ci sono proprio tutti, dai tester delle riviste inglesi, sempre propensi a far vedere il delinquente che late in ogni motociclista, ai teutonici tedeschi, con i loro pantaloni neri con i laccetti e gli immancabili stivali da cross. Contenti loro…Tra i colleghi italiani uno è uno dei pochi possessori di Zephyr 750. L’occasione per estorcergli un giudizio sull’evoluzione della nuda settemmezzo Kawasaki è di quelle ghiotte. "Rifinita meglio, molto più maneggevole, addirittura più silenziosa di meccanica". Concordiamo. Tra le stradine dei Paesi Baschi francesi la ZR-7 è davvero a suo agio: si lascia buttare di qua e di là in scioltezza, dando al pilota una impressione di grande sicurezza. Al contrario di tante moto in stile rétro, dotate come questa di un telaio non in stile racing replica, questa Kawa non allarga di avantreno. E anche lanciandosi in qualche piega decisa rimane lì, bella stabile senza ondeggiamenti. Questo, naturalmente, spingendo entro i limiti del buon senso.

GUIDA SERENA Ad andature brillanti le sospensioni rispondono comunque bene. La forcella è morbiduccia, una scelta azzeccata visto il tipo di moto, ma difficilmente va in crisi. Anche il retrotreno è abbastanza solido. Nel tratto autostradale San Sebastian-Biarritz, accortici di essere palesemente in ritardo sui tempi di riconsegna della moto, abbiamo forzato un filino. Nei bei curvoni da 160 la ZR-7 rimaneva tranquilla in traiettoria, senza scomporsi troppo. Gli ondeggiamenti sullo sconnesso li abbiamo perdonati, per una moto del genere sono assolutamente nella norma. L’importante è che non facciano prendere paure. Eccola qui una bella dote della nuova tutto fare Kawasaki. Dà al pilota tanta tranquillità: frena il giusto, non presenta pesi o ingombri impegnativi, non ha reazioni strane. É bello andarsene a spasso, così, sapendo anche di poter contare su una spinta adeguata del motore.

CAVALLI DA TIRO Il quattro cilindri otto valvole offre infatti tanto, tanto tiro. Si cambia a tre-quattromila giri e la spinta non diminuisce. Le marce si infilano una dietro l’altra fino a trovare troppo in fretta la quinta. Ci è capitato mille volte di cercare un’altra marcia, anche di insistere, pensando che il cambio si fosse bloccato in quarta. E invece no, la ZR-7 in quinta è davvero pronta. Che poi le prestazioni non siano incredibili è un altro discorso. A ben vedere, infatti, la quinta marcia non è così corta. Anzi, è stata addirittura allungata rispetto a quella della Zephyr. Ce ne siamo accorti nel solito tratto autostradale, quando dagli e dagli col gas arrivavamo subito sui 175, poi, ben accucciati dietro la strumentazione, per vedere i 200 indicati dovevamo aspettare non poco. Insomma, un’altra nota di merito all’erogazione che, nonostante l’ultimo rapporto lunghetto, fa sembrare la ZR-7 comunque scattante.
In fatto di potenza la naked Kawasaki non fa venire i brividi: il quattro cilindri con i suoi 76 cavalli è onesto e nulla di più. Ma parlare di fredde cifre è una cosa, provare il gusto della guida un’altra. Con la ZR-7 ci si diverte perché si può dare tutto il gas che si vuole, senza il timore di trovarsi proiettati a 200 in un centro abitato. Chi ama la moto veramente sa cosa vuol dire.

GINNASTICA PER IL SECONDO Ottima come moto d’accesso, questa nuda Kawasaki ha anche tanto da offrire a chi vuole una moto da usare sempre, in città o per il turismo. In questo contesto si può fare solo un appunto: per il passeggero ce la saremmo aspettati più comoda. Nulla da dire sulla sella, non faraonica ma nemmeno striminzita. Il problema è che le pedane sono un poco alte e le maniglie posizionate troppo in avanti, così che nei percorsi apri-chiudi il secondo si ritrova a fare una bella ginnastica per non perdersi. Per fortuna la soluzione c’è. Un bel bauletto con schienalino dovrebbe risolvere il problema. Tra l’altro questa moto è già predisposta per accogliere un portapacchi, quindi l’operazione non dovrebbe essere difficile. Un piccolo plexiglas aerodinamico potrebbe completare la trasformazione in chiave turistica della ZR-7.

Ma a pensarci bene sarebbe un delitto. Questa Kawasaki non sarebbe più ammessa nei campi di nudismo per motociclette. E poi…anche Eva era più bella senza foglia di fico.


Pubblicato da Spartaco Belloni, 29/04/1999
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