Anche Kawasaki si butta nel filone delle supermotard. La base di partenza è la KX da cross. Una 250 pronta per correre ma omologata anche per circolare su strada. Un nuovo giocattolo per gli strateghi della derapata
CHI BEN COMINCIA… Facile fare una supermotard, se si ha già in "casa" una bella moto da fuoristrada si è già a metà dell’opera. Ecco perché non è stato difficile per KL (importatore italiano delle Kawasaki da cross ed enduro "hard") creare la "sua" supermotard 250. Non è un mezzo da competizione e basta come le sorelle del cross, la KX Motard è una moto pronto-gara, ma anche omologata per l’uso stradale, che entra in concorrenza con le più conosciute 4T. Non solo per le prestazioni, ma anche per il prezzo: 7483 Euro, 14.490.000 lire, frecce portatarga, specchietto e omologazione per due posti inclusi.
PARTE DAL CROSS
La base di partenza è, manco a dirlo, la quarto di litro KX che in questa configurazione da asfalto ha guadagnato qualche chiletto di accessori, una diversa ciclistica e un rapporto finale più lungo per adeguarla al diverso utilizzo che comporta la disciplina del supermotard. Tutto qua, differenze poche, o tante dipende dai punti di vista. Poche, perché della KX restano in pratica cuore ed ossatura: il motore è identico alla versione cross, idem per il telaio, quella struttura perimetrale che nel fuoristrada ha fatto scuola, vuole distinguere la 250 Kawa anche nel supermotard.Poi, però, cambia tutto quello che s’interfaccia la moto con il terreno: sospensioni, cerchi freni, pneumatici; e cambiano anche le sovrastrutture che diventano nere e cattive, in contrasto con il telaio verde lime, il colore racing di tutte le Kawa.
NERA DI RABBIA
La forcella è a steli rovesciati da ben 46 mm, ultraregolabile, stessa cosa per il monoammortizzatore mosso dal forcellone in alluminio per mezzo del classico leveraggio uni-trak. Non c’è che dire così nera la Supermotard fa una bella scena anche perché scenografici sono certi particolari tecnici che piacciono tanto al popolo dei motard. Che dire ad esempio del discone a margherita da 320 mm frenato da una pinza a doppio pistoncino (la stessa del cross), o dei cerchi in alluminio larghi una spanna pronti ad ospitare due bei pneumatici sportivi a spalla larga? Il risultato estetico è davvero ben riuscito.PIUMA CATTIVA
Dati alla mano, saltano subito all’occhio quelle che sono le quote nude e crude di questa tipologia di moto. La KX è estrema in tutto: leggerisima, non arriva nemmeno ai 100 kg (precisamente 97), ha la sella al primo piano come la sorella da cross e dall’alto dei suoi 910 mm domina la strada, il serbatoio è rosicato al punto che ogni stop tra un turno di prova e il successivo è una buona occasione per fare un rabbocco e riportare il pieno di carburante a quota 8 litri e mezzo. Con numeri del genere e un peperino a due tempi da una cinquantina di cavalli in mezzo al telaio non ci vuole molto a spiegare cosa si prova in sella a questo cavallo imbizzarrito, brividi e adrenalina e voglia di violentare l’asfalto.COME VA È proprio quello che ci apprestiamo a fare, non prima però di aver dato una scaldatina al motore. Il rumore argentino del due tempi risuona attraverso il silenziatore: trennnn, trennnnn, treeeeeeennnnnn. Bello, e gasante. Ma è meglio stare attenti, l’asfalto è ancora umido e le Michelin Pilot di primo equipaggiamento sono nuove di pacca.
DATELE DEL LEI
Bastano pochi metri e la KX fa subito un buona impressione, anche se la sensazione è quella di una moto da prendere con le molle. Sulle prime sembra di essere un po’ troppo caricati in avanti. Il set-up pare un po’ troppo radicale, bassa davanti, la moto è fin troppo veloce nell’inserimento in curva, e la gomma posteriore tende a scappare via repentinamente senza nessun avvertimento. E con tutta quella potenza in ballo non è una bella cosa…VELOCE IN TUTTO
Quello che impressiona della KX è l’iper reattività, ogni movimento è ampliato, esagerato, basta il pensiero per curvare, ancora meno per accelerare. Il due tempi Kawa spinge di brutto e anche se i rapporti sono lunghi in fondo al rettilineo si arriva veloci, troppo veloci, qualche "lungo" è inevitabile.MORBIDONA
Esuberante la KX, quanto basta per mettere in crisi la taratura della sospensione posteriore settata d’origine decisamente sul morbido. In accelerazione la moto si siede, e sotto la spinta brutale del duemmezzo Kawasaki l’avantreno si alleggerisce eccessivamente, allargando inevitabilmente la traiettoria.DIFFERENZE
Chi è abituato ai quattro tempi, invece può faticare un po’ a gestire l’erogazione del monocilindrico il cui comportamento non offre, di fatto, compromessi. On/off, il motore entra in coppia con violenza, sparando la Kawasaki in accelerazioni notevoli, per non chiudere il gas occorre aggrapparsi con forza al manubrio e portare il peso in avanti per cercare di tenere giù la ruota davanti. Una pacchia per i giocherelloni del wheeling, che con questa duemmezzo potranno dare il meglio di se. Ma se si vuole essere efficaci nella guida veloce occorre altro.Sotto quindi con la personalizzazione dell’assetto che su mezzi del genere è quantomai necessaria.SU MISURA
Per ottenere un miglioramento effettivo abbiamo lavorato in modo radicale sulle sospensioni. Gli steli della forcella sono stati quasi completamente reinfilati nella piastra superiore fino a farli sporgere di 10 mm, le molle sono state irrigidite sia davanti sia dietro ed è stato dato maggior freno in estensione.GIOCHI DA ADULTI
La KX è uscita dalla cura trasformata, ora non precipita più verso la corda negli inserimenti in curva, la derapata avviene molto più naturalmente, e si riesce a gestire in modo più immediato. Anche violentando il gas tutto fila a dovere, e il feeling con i pneumatici è decisamente aumentato. Così ci prendiamo persino gusto e il mezzo esuberante che ci aveva quasi messo in soggezione diventa un giocattolone con cui fare i numeri.MEGLIO IN PISTA
Non abbiamo potuto provare la KX fuori del circuito, ma è ovvio che questa moto trovi il suo habitat naturale nella guida in pista. Fuori, spostamenti minimi possono trasformarsi in sofferenza: Non c’è avviamento elettrico, il due tempi non gradisce certo i tragitti a gas costante, l’autonomia è limitata, e non c’è nemmeno il miscelatore, per cui occorre andare in giro con l’olio nello zaino. Se volete la vita comoda, insomma, lasciate perdere. Se però tra le vostre aspirazioni c’è quella di "bastonare" il solito mangiamanubri con sportiva da 300 all’ora su un percorso di montagna o partecipare a qualche garetta di Supermotard avete trovato la compagna ideale.