Ha corso con Luca Pedersoli nel CIV 2010 ed è una della famose Ducati "EX" (in questo caso ex Laconi) che correvano nel mondiale. Abbiamo provato la Ducati 1198 F09 per 15 giri di pura goduria motociclistica.
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PENSIERI... "Mal che vada andrà sempre meglio di qualsiasi moto normale io provi. Per cui stavolta vado li, entro in pista senza timori e guido come so". Questo è il pensiero che mi balla in testa mentre varco i cancelli dell'autodromo di Adria. Quando ci si avvicina a una moto da corsa di quelle "vere" l'atteggiamento è sempre di un certo timore reverenziale. Dopotutto hai per le mani materiale pregiato, che costa un botto e la figuraccia è sempre in agguato. Ma, ultimamente, ho imparato a pormi in modo positivo rispetto a queste moto. La frase che ho scritto all'inizio dell'articolo è, in effetti, più che corretta. Mal che vada, una moto da corsa va sicuramente meglio di qualsiasi moto normale e ha limiti smisuratamente più alti. Per cui, non bisogna averne paura.
BUONI PROPOSITI BYE BYE Peccato che poi, quando sei li, con il gas in mano, che appena lo tocchi ti scaglia in avanti, e con la moto che saetta nelle curve a una velocità a te sconosciuta, i buoni propositi vadano a farsi benedire. La moto in questione stavolta è una Ducati 1198 F09, la stessa moto che nel 2009 veniva pilotata da Regis Laconi e che quest'anno è stata protagonista al CIV con Luca Pedersoli, al rientro quest'anno nelle competizioni che contano. Una moto "giusta" quindi, che abbiamo avuto l'occasione di testare a stagione finita sul circuito di Adria.
203 CAVALLI Certo, non è proprio il posto giusto per gestire un bicilindrico da 203 cavalli alla ruota a 11.000 giri e una coppia di 15 kgm (!), un motore che già 5.000 giri spinge come un toro, ma il Team Grandi Corse è di casa da queste parti per cui mi accontento e mi metto in macchina curioso di conoscere da vicino la moto che dopotutto è sempre uno dei riferimenti del campionato SBK, mondiale e italiano. E poi, occasioni come queste capitano piuttosto di rado.
UN PO' DI NUMERI Ma prima di tutto un paio di numeri perché possiate rendervi conto di cosa vuole dire correre a questi livelli. Una moto come questa 1198 costa circa 100.000 €, poi ha una manutenzione serrata che prevede delle revisioni a cadenze di 1.500 km in cui ogni volta si cambiano carter, cambio(!), pistoni, bielle e altre cosette.
FACCIAMO LE SOMME Facendo le somme, a fine stagione fanno circa 30.000 € di revisioni da aggiungere ovviamente al costo della moto, delle gomme e della benzina da 6 € al litro necessaria per alimentare il Testastretta Factory, compresso come un razzo Saturno. A conti fatti, girare con una 1198 Superbike costa circa 40 Euro al chilometro, ecco perché sono molto contento quando, generosamente, il team Grandi non mi mette a disposizione la moto per i canonici 3 giri di prova in cui a malapena capisci da che parte sta il gas ma mi dice: "fai tu, gira quanto ti serve per capire la moto e per fare le foto".
PROVA IN CRESCENDO Uhmmm... la voglia di dire "lasciatemi qui il bidone della benzina e poi ci vediamo stasera" è quasi irresistibile ma cerco di tenere un contegno e d'accordo con l'amico Ronny Repetti (l'unico altro tester presente alla prova) decidiamo per una tripla sessione alternata. Un run di 3 giri per scaldarsi, poi due da 5 giri per cercare di capire se almeno siamo in grado di vedere il fondocorsa dell'acceleratore.
TECHNOART Come tutte le moto racing, la Ducati ha un fascino teconologico capace di rapire l'appassionato. Ha sensori ovunque, cavi che la avvolgono come una ragnatela, centraline dappertutto, comandi ricavati dal pieno che lasciano senza fiato. Tutta roba che costa un sacco e che buttare per terra sarebbe una vera disdetta. Certi gioielli, dunque, vanno rispettati. Per quello i miei buoni propositi di cui sopra finiscono appena mollo la frizione a secco (dura come il marmo), facendola slittare a lungo per vincere la resistenza di una prima lunghissima, e mi allontano dalla pit lane.
GATTO DI MARMOI primi tre giri sono, infatti, quelli del "gatto di marmo", vado pianissimo, anche perché questa moto va un po' capita, ha reazioni molto diverse non solo dalle moto stradali, ma anche dalle moto stock con cui corro abitualmente e anche da una normale SBK 4 cilindri. Perché lei è una Ducati. Diversa anche per il peso, almeno 20 kg in meno di una stock la portano ad avere una reattività incredibile e a "schiaffarsi" in curva a velocità warp.
CHE MOTORE! E poi è diversa per il motore: di moto potenti ne ho guidate un po', ma l'erogazione brutale che il 1198 Ducati mette in campo quando apri il gas è qualcosa di straordinario. Adesso capisco anche Carlos Checa che, incontrato a Imola in occasione del lancio della 848, mi spiegava che dopo aver provato la Desmosedici 800 non ne era restato molto impressionato a livello di motore perché la sua SBK dava l'impressione di essere ancora più potente. In effetti, la cosa che uso di più nei primi tre giri è... il freno posteriore!
TIENILA GIÙ! Tentare di non cappottarmi in accelerazione è un impegno piuttosto gravoso. La moto ha una posizione di guida un po' "lunga" per me, i manubri sono molto aperti (e questo mi piace) ma sono anche molto lontani dalla sella (e questo mi piace meno) facendomi guidare più disteso di come sono abituato e non dandomi la sensazione di controllo che desidererei. Tre giri durano niente ma sono sufficienti a farmi uscire con le mani doloranti... Intanto però inizio ad annotarmi le cose che mi piacciono.
AVANTRENO ESAGERATO I freni prima di tutto, fantastici per la potenza che riescono a esprimere usando un solo dito e modulabili come solo i veri freni da corsa sanno essere. E poi la forcella Ohlins pressurizzata, qualcosa di soprannaturale per come riesce a copiare le asperità e come di fa "sentire" la moto in frenata. Quando stacchi, lei affonda con un controllo incredibile il suo limite è altissimo quasi irraggiungibile, per darvi un'idea è come se l'avantreno atterrasse su un cuscino di piume. Fantastica. E poi il motore, una forza della natura che spinge in modo esagerato. Sempre a qualsiasi regime si sia, tanto che occorre guardare bene la strumentazione (e chi ci riesce? tra l'altro il contagiri a barrette come la 1198 standard si vede poco o niente) per non sbattere contro il limitatore.
SECONDO RUN Altri 5 giri e almeno adesso so cosa mi aspetta, i rapporti clamorosamente lunghi fanno sì che nei tornantini di Adria si usi spesso (sempre) la prima, ma non è un problema perché la Ducati scorre in curva come se avesse lo scatto libero (freno motore? Inesistente!), costringendomi spesso a usare il freno per gestire la percorrenza e non finire largo, e quando si va a riprendere in mano il gas ha una gestione dell'apri-chiudi fantastica.
METÀ GAS BASTA (E AVANZA) Poi però la "cannonata" di coppia che arriva al secondo millimetro di apertura, fa sì che la moto impenni in modo prepotente in ogni marcia; non essendoci alcun sistema antiwheeling imparare a utilizzare il freno posteriore per non ribaltarsi è un obbligo. Inoltre, il cambio elettronico è rapidissimo e la frizione non si usa nemmeno in scalata. Una cosa nuova per me ma che funziona alla grande. Basta dare un colpetto di gas e si scala come se ci fosse il cambio elettronico "al contrario". E il famoso fondocorsa? Ci si arriva ma per pochissimo, anche perché durante i primi giri mi sembrava che la moto andasse già fortissimo, e solo dopo un po' mi sono accorto che c'era anche la seconda metà della corsa dell'acceleratore....
GIRANDO S'IMPARA Quando rientro per la terza sessione sono ovviamente più sciolto, e anche se il limite della moto resta lontanissimo riesco a godermi finalmente i 5 giri guidando senza troppe remore. Ho imparato a gestire il gas (apro meno... così impenno meno e faccio più strada) e anche a gustarmi gli inserimenti in curva al fulmicotone. Inoltre, pian piano, mi fido sempre di più ad aprire a moto inclinata (15 kgm, lo ricordo, e c'è il gas rapido...) godendodel grip esagerato della ormai famosa Pirelli Diablo Superbike mescola 625 (la stessa usata nel mondiale). Per far intervenire il controllo di trazione occorre davvero dare manate scriteriate all'acceleratore. Altrimenti la moto semplicemente... va avanti disegnando una lunga virgola nera.
PIÙ TIRI PIÙ È BELLA Man mano che alzi il ritmo scopri una moto che si fa sempre più precisa e bella da guidare. Ma questa non è una sorpresa, le moto che nascono per andare forte, quando vai piano non sono piacevoli per niente però quando inizi a spingere paradossalmente diventano più facili. Ci prendo gusto e i tempi iniziano a diventare anche interessanti, insomma mi sto divertendo... peccato che, come sempre accade in questi casi, appena inizi a divertirti sia ora di smettere.