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Day by day Kawasaki VN 1600 Mean Streak


Avatar Redazionale, il 12/05/04

20 anni fa -

AAA egocentrici cercasi disperatamente. Se la Cayenne alla Recoba e l'orologio grande come il big ben non bastano più a farvi notare in centro città, non potrete certamente fare a meno della moto in oggetto. Lunga, arancione e tuttatempestatadicromature, impossibile passare inosservati. La Mean Streak 1600, però, non è solo apparenza, si guida anche bene. Da indossare tassativamente con giubbotto in pelle.

METROPOLITANA In redazione l'abbiamo ribattezzata "il 12" perché quando la vedi incedere sulle rotaie del tram in centro a Milano può essere facilmente scambiata per lo storico tram arancione. Lunga è lunga, la Mean Streak. Lunga e vistosissima, da quando quelli di Akashi hanno deciso di affiancare all'ultraclassico nero una colorazione "orange" che sinceramente trovo doni molto a questa

giapponese dall'animo sfacciato.

LA LUNGA CHE PIACE Scherzi a parte, qui da noi la Mean Streak è sempre piaciuta a tutti. Già da quando era "solo" millecinque, questa power cruiser ci aveva a suo modo conquistato. Di lei avevamo parlato un gran bene citando come unico "difetto" un motore un po' troppo "buono" rispetto a quanto ci si poteva aspettare da una moto così aggressiva.

In effetti, Kawasaki è andata a lavorare proprio su quello, mantenendo inalterato tutto il contorno.

PIÙ CC, STESSA SOSTANZA

La Mean Streak 1600 è cresciuta di cilindrata ma è rimasta invariata in tutto il resto. Ora i centimetri cubi sono 1552, ottenuti allungando la corsa di 5 mm ed ereditati direttamente dal motore della VN 1600 Classic, da cui però il V2 della "Mean" si distacca per una differente configurazione dei condotti d'aspirazione e diversi diametri delle 8 valvole (più grosse naturalmente).

MOTORE LAVORATO

Insomma c'è stato un po' di lavoro per cercare il brio che mancava. Anche se i valori restano comunque lontani da quelli record dichiarati da quella che si può considerare la sua concorrente più aggressiva che risponde al nome di Harley V-Rod. Il lavoro ha portato in frutto 73 cv (54 kW) a 5.300 giri con una coppia di 125 Nm a soli 2.800 giri. Un solo cavallo in più, ma una bella dose di Nm che arrivano per di più a un regime più basso (200 giri in meno della 1500). Dati che fanno ben capire di che pasta è fatta la Mean Streak che promette di sciorinare in souplesse ogni colpo di pistone.

BELLA GUIDA

Si guidava bene la cruiser Kawasaki, e naturalmente si guida bene anche adesso. Di novità ciclistiche porta in dote solo il forcellone più rigido, tutto il resto arriva dritto dritto dalla precedente versione, e rende la Mean Streak una delle cruiser dal look più aggressivo sul mercato. Il condimento pepato è composto da cerchi in lega, forcella rovesciata, pinze a sei pistoncini, gommatura da superbike.

I SOLITI CURIOSI Un mix che alla fine se non piace, per lo meno si fa

guardare. Soprattutto se la moto è colorata come l'ultima versione. Non passa semaforo dove non ci sia qualcuno che arriva, guarda incuriosito le gira attorno e poi si lancia in un "bella, è un Harley?" ovviamente la risposta negativa lascia quasi male il disinformato pedone che si trova privo dei suoi riferimenti... Ma come le moto così non le fa solo l'Harley? Evidentemente no...

SOFT TWIN

L'aspetto da cattivona tutta accelerazione e sgommate, viene comunque leggermente ridimensionato una volta a bordo. Il V2 ha sì aumentato la sua grinta ma resta un bel morbidone. Il suo carattere è più tendente al dolce che al burrascoso, anche se è comunque avvertibile di coppia, giunta in dote con gli aumentati centimetri cubi.

BURROSA Insomma non c'è stata trasformazione da dottor Jekyll e mister Hyde: la Mean Streak resta una cruiser power nell'aspetto ma soft nella sostanza. La coppia viene erogata in modo burroso e con un'elasticità che pone senz'altro questo bicilindrico tra i migliori della categoria. Bastano 1500 giri nel massimo rapporto per riprendere senza problemi di sorta.

PRESENTE ALL'APPELLO

La spinta è corposa, il motore c'è sempre e risponde anche con sostanza alle chiamate del gas. Insomma non ci si può certo lamentare, nemmeno in velocità, dove raccogliendosi opportunamente dietro l'ampio e dritto manubrio si vedono anche i 200 all'ora indicati, anche se sfido chiunque a resistere più di qualche secondo in quella posizione.

ANTISALTELLAMENTO E anche quando si guida in modo aggressivo la Mean Streak ha dalla sua una dote probabilmente unica nella sua categoria. Non lo hanno mai reclamizzato in Kawasaki, ma questo motore può vantare anche la frizione antisaltellamento. Utile non tanto per le staccate furibonde sul circuito di Monza, quanto per gestire senza patemi la consistente coppia frenante del bicilindrico quando il fondo non è impeccabile.

EQUILIBRATA

La guida piacevolmente precisa della Mean Streak era e resta uno dei suoi punti di forza. Stabile, placidamente appoggiata sul suo metro e settanta di interasse, la Mean Streak sa anche sorprendere. Il suo limite è ovviamente dato dalla scarsa luce a terra che ne frustra le ambizioni sportive. Basta accennare una piega, per grattugiare le pedane sull'asfalto; problema del resto comune alle altre power Cruiser. Peccato, perché la Kawa è davvero equilibrata alla faccia dei suoi 290 kg a secco si fa guidare in moto assolutamente gradevole ed efficace, confortata anche da freni che sanno svolgere al meglio il compito per cui sono stati progettati.

POCA CORSA Tutto funziona bene dunque e questo rende gradevole la moto anche nell'utilizzo quotidiano dove si gode del pulsare del bicilindrico (che pulsa ma non vibra) e si deve scontare solo la corsa troppo limitata degli ammortizzatori posteriori (regolabili) che arrivano fin troppo in fretta al fondo corsa.

ASSOLO

Una moto naturalmente da godere in perfetta solitudine. Il passeggero è previsto ma costringere qualcuno ad affrontare un tragitto che non sia brevissimo sullo striminzito sellino della Mean equivale probabilmente a giocarsi un'amicizia, o peggio un amore. Cose buone da segnalare: il cardano dolcissimo (in perfetto standard giapponese), il blocchetto che consente di estrarre la chiave anche a motore in moto e le frecce a rientro automatico che sono sempre un bella comodità.

AHI, AHI, AHI Cose cattive da segnalare: le spie dall'aspetto un po' superato e anche poco visibili; soprattutto quando s'indossa il casco integrale costringono ad abbassare troppo lo sguardo, l'assenza del pulante di lampeggio, cosa deprecabile e comune a tante altre cruiser, come se su questo tipo di moto non ce ne fosse bisogno. Nel complesso però la Mean Streak continua a piacerci parecchio, anche se il prezzo non l'aiuta a essere capita. Va detto però che le concorrenti costano tutte molto di più. In questo servizio:Casco: Vemar VXN NakedGiacca: Spidi FactoryGuanti:Sparco DowntownScarpe:Sidi

Pubblicato da Stefano Cordara, 12/05/2004
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