Finalmente una motard alla portata di tutti: leggerissima, stretta, non troppo alta di sella e con un motore facile facile. La Beta si tuffa nello specialistico segmento delle supermotard e lo fa in modo intelligente, con un approccio più "amatoriale" senza andare contro alle varie "replica" giapponesi e italiane, con gusto e stile particolari Alla Beta, insomma.
PIACE DA SUBITO Un’altra moto cui ci si affeziona in un nanosecondo e che mi è dispiaciuto dover ridare. È facile, tanto facile. E diverte da matti con poco.
Per questo in Beta hanno dovuto sudarsela parecchio, mi sono inventato mille scuse per ritardare l’inevitabile: "sai, le foto, la pioggia e patapim e patapam".
E nonostante quelli della Beta non si siano fatti ingannare dal mio piagnucolare, la Motard 4.0 è rimasta tra le mie gambe per un bel mese
e mezzo pulito, pulito, con oltre 2000 km in più sul pistone per scoprirne pregi e difetti da spiattellare nell’ennesimo "day by day".
UNA MOTARD STRANA E pensare che con la 4.0 è successo tutto per caso. Nel nostro bel box avevamo due o tre moto tra cui scegliere, ma quando è arrivata mi è venuta subito voglia di presentarla al mio di box.
SEMPRE SUZUKI Il monocilindrico 350 ereditato dalla Suzuki DR 350 è lo stesso montato sulle moto stradali della Beta, ma sulla Motard toscana sembra aver finalmente trovato la sua giusta collocazione.
Esteticamente perfetto con la sua alettatura fitta, il tremmezzo jap frulla per benino sin da subito: i cavalli non sono tanti, solo 30, ma quelli che ci sono bastano e avanzano.
FACILE FACILE L’erogazione è fluida, lineare, ma allo stesso tempo pronta e succosa anche solo pelando il gas.
Proprio per questa sua linearità nel salire di giri, si può smanacciare il comando del gas in tutta tranquillità senza aver paura di trovarsi la moto "addosso": per questo la 4.0 non spaventa e rientra di diritto tra le moto double face, facili per i principianti, ma buone anche per chi in moto ci sa andare e vuole divertirsi senza troppo impegno.
Così nel traffico basta toccare il gas per scappare in scioltezza allo scattar del verde, sempre facendo attenzione ai "ghisa" mimetizzati qua e là pronti con la macchina fotografica da una parte e il blocchetto "mangia-punti" dall’altra.
IL SOLITO CAMBIO Un po’ più difficoltoso il rapporto con il cambio che se chiamato in causa spesso (come succede di solito in città) tende ad indurirsi parecchio e a diventare un po’ impreciso in scalata e nella ricerca della folle.
CI SI ARRANGIA Anche in due la Motard toscana non si comporta male. Sella e pedane sono ben distanziati tra loro anche per il passeggero che, però, ha poca sella e poco imbottita. Fortuna che almeno per chi guida lo spazio è abbondante e ben imbottito, così ci si arrangia senza problemi spostandosi un po’ più verso il manubrio per far spazio a chi sta dietro.
Aboliti zaini e borsette perché lo spazio è quello che è, mentre un po’ complicato (ma non impossibile) ancorare i suddetti alla sella con ragni vari per via della vicinanza dello scarico. Apprezzabile anche la presenza delle due maniglie per il passeggero, peccato che siano piccole e poste fin troppo "sotto", perciò (quasi) inutilizzabili.
NON CI SI SCOTTA Per rispondere a chi durante il periodo di prova chiedeva sul rischio di
bruciarsi sul collettore e lo scarico a "vista", tranquilli, nessun problema, entrambi sono posti in modo tale da non recare danni a chi sta in sella, anche in caso di pioggia a patto di non usare tute svolazzanti.Mettete però in conto le spese per parrucchiere e tintoria, visto che lo scarico alto ha il vizio di "aromatizzare" tutto ciò che ha a tiro.
STILE BETA Che volete farci, è il prezzo che si paga per distinguersi dalle tante motard in circolazione e per non passare inosservati mentre si sta fermi al semaforo. Cosa che alla Beta Motard 4.0 riesce piuttosto bene, col suo design
molto personale, in puro stile Beta, con forti richiami alle scrambler degli anni ’70 (faro tondo, specchietti con snodo regolabile alla base e scarico alto parallelo alla sella che, anche se un po’ povero a vedersi, ha un suono bello grintoso).Uno stile ereditato dalla sorella Alp 4.0, ma che non stona su di una moto concettualmente moderna come una motard e che, anzi, la distingue dalle più specialistiche concorrenti, oggettivamente tutte molto simili tra loro.
QUALCHE SBAVATURA Certo qualche finitura si poteva curare un po’ di più: i blocchetti elettrici sono vecchiotti, i comandi del clacson e delle "frecce" sono invertiti tra loro (non si trova mai quello che serve) mentre il tubo del freno in
frenata sfrega contro la strumentazione lasciando segni indelebili.SLALOMISTA Nel traffico si muove con grande agilità: stando attenti solo al manubrio bello largo, ci si muove tra le auto in scioltezza, anche grazie ad un raggio di sterzo infinito, buono per fare inversione in un fazzoletto.
METRO-MOTARD Una concorrenza, in realtà, virtuale, visto che la Beta Motard 4.0 non ha la pretesa di candidarsi come regina dei kartodromi, ma semplicemente come la più azzeccata, anzi l’unica, vera Motard da città. Così rispetto alla sorella "tassellata", la Motard 4.0 ha guadagnato due belle ruote a raggi con tanto di pneumatici robusti per gran pieghe.
E CHE PIEGHE! La Beta instilla subito gran fiducia a chi guida, è stabile, ben sorretta su sospensioni tarate per sorbire bene buche e pavé cittadino, senza disdegnare la guida sportiva tra le curve di una strada di montagna.
PERFETTIBILE LA FORCELLA Si guida facile tra le curve, è rapida negli inserimenti e piuttosto precisa nel mantenere la traiettoria. Insomma, accetta con piacere la guida spigliata, ma se si esagera qualche pecca spunta fuori come i forti trasferimenti di carico nelle frenate più forti. La Motard 4.0 si muove, ma in compenso l’assetto non si scompone mai, questo perché anche se la forcella affonda parecchio nella prima parte, poi in
parte recupera frenando meglio la corsa.MEGLIO DIETRO In uscita di curva, invece, la 4.0 si comporta meglio, il "mono" posteriore si "siede" poco (al massimo si indurisce il precarico della molla) ed anche spalancando decisi, la trazione rimane buona, anche perché la potenza in gioco non è certo di quelle da paura.
COMANDO DURO Altro neo riguarda la frenata non proprio sportiva. Il comando è duro da azionare, la leva è lontana, non regolabile nella distanza e la "morsa" iniziale è fin troppo morbida. Inoltre, agendo con forza, il comando non trasmette il giusto feeling con la frenata, che sembra sempre poco proporzionata alla forza esercitata.
Nonostante questo, gli spazi di frenata del discone davanti sono più che discreti, mentre quello dietro funziona decisamente meglio, più modulabile, pronto a mordere e tendente al bloccaggio solo se premuto con decisione.
TURISMO, NO GRAZIE Per chi, invece, con la Beta Motard ci volesse anche fare del turismo nulla glielo vieta, tranne la mancanza totale di protezione dall’aria. Il cupolino di serie protegge poco o nulla, ma mantenere i 130 orari di media è un obiettivo più che abbordabile visto che tirandole il collo si vedono comodamente i 160 orari, senza intaccare i consumi che rimangono intorno ai 16 km/lt. Anche in caso di pioggia, la protezione è piuttosto scarsa, gli schizzi d’acqua arrivano un po’ da tutte le parti per la felicità dei vostri pantaloni nuovi di pacca.