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Prova Speciale

Bridgestone Battlax S20 vs Battlax T30


Avatar Redazionale, il 18/06/13

11 anni fa - Come ti cambio la moto con due set di pneumatici

Strada-pista, pista-strada, tutto in sella all’Aprilia Caponord 1200. L’idea è quella di testare su strada e portare al limite in pista due set di pneumatici, gli sportivi Bridgestone Battlax S20 e i nuovissimi Bridgestone Battlax T30. Ecco com’è andata

Benvenuto nello Speciale COMPARATIVE MOTO, I DUELLI PIÙ... CALDI, composto da 8 articoli. Seleziona gli articoli di tuo interesse cliccando il sommario COMPARATIVE MOTO, I DUELLI PIÙ... CALDI qui sopra, oppure scorri a fondo pagina la panoramica illustrata dell'intero speciale!

UN’IDEA Prendi due set di pneumatici freschi freschi, uno sportivo, il Bridgestone Battlax S20, l’altro più touring oriented, il nuovissimo Bridgestone Battlax T30. Prendi anche una moto odierna, versatile e dotata di un'elettronica tra le più evolute sul mercato: l’Aprilia Caponord 1200. Shakera il tutto con un bel percorso su strada per arrivare alla pista di Cremona, San Martino del Lago, gira prima con i T30, poi con gli S20 e infine ritorno sullo stesso percorso ma stavolta con montati gli S20. Questa in sintesi la prova, per testare e portare al limite due pneumatici Bridgestone. Che, provati sia in strada, sia in pista, hanno cambiato sensibilmente la guida della Caponord, facendone venire fuori, da una parte, la vocazione da giramondo Doc e, dall'altra, quella più da fun-bike, adatta anche alla tirata sul passo. GUARDA IL VIDEO.

LA MESSA IN PRATICA Si parte quindi andando dal gommista, per equipaggiare l’Aprilia Caponord 1200 con le Bridgestone Battlax T30. Teatro della prova stradale è la panoramica del Parco Naturale di San Bartolo, luogo di culto per chiunque abbia le pieghe in testa tra Gabicce e Pesaro. E il T30 piace subito: fin dalle prime curve , la moto scende in piega rotonda e lineare, senza cadere in traiettoria ma soprattutto potendo contare sempre su tanto grip.

CHIACCHIERONA I tornanti si susseguono uno dopo l’altro, con la spettacolare visuale del mare che a tratti, tra una ginestra e l’altra, cattura lo sguardo di chi guida. In questo contesto, il T30 mi piace soprattutto per come parla al pilota: non si ha mai la sensazione di un avantreno vago o poco comunicativo. Anche provando ad alzare il ritmo, si ha sempre molto feeling, ottimo grip e tenuta esemplare. In particolare, quando si incappa in perdite di aderenza dovute a qualche rattoppo nell'asfalto, la situazione è telegrafata con largo anticipo al pilota, sempre ben informato su cosa stia accadendo sotto le ruote.

PARLA IN SILENZIO Parla sì, il T30 ma mai ad alta voce. Nelle lunghe tratte autostradali per raggiungere l’autodromo, la silenziosità di marcia è esemplare, il rumore di rotolamento è ampiamente soffocato da quello del motore. Purtroppo o per fortuna, poi, parecchi chilometri li ho fatti sotto l’acqua. Risultato: le T30 drenano in maniera fantastica ma soprattutto non reagiscono mai in maniera imprevista o improvvisa. In tutto ciò, la Caponord svolge alla perfezione il suo compito di nave da crociera, con l’esiguo cupolino che ripara più di quanto ci si aspetti e il motore che gira sornione.

ALIENI STRANIERI Arrivato all’autodromo dopo qualche ora, loschi figuri intutati squadrano me e la Caponord come alieni venuti dallo spazio; dopotutto, di Caponord in giro non se ne vedono ancora, men che meno in un ambiente come la pista. Non mi faccio intimorire, però: il telaio dell’Aprilia è tutt’altro che mollaccione e le T30, seppur turistiche, mi hanno già dimostrato un ottimo comportamento in strada.

CIAK, SI GIRA Ora che sono intutato anch’io, in attesa sulla pit lane, mi sento un po’ come un rinoceronte in una cristalleria. Il mix di moto e gomme turistiche non mi aiuta nella concentrazione; tuttavia mi basta entrare, fare due curve e la tensione svanisce: le T30 mi parlano da subito come e più che in strada, fin dal primo punto di corda. Con la Caponord (fortuna che ho tolto il cavalletto centrale…) tutto è facile, grazie a una ciclistica davvero equilibrata ma soprattutto adattabile a un po’ tutte le situazioni, dallo stretto al curvone veloce. Occhio alle pressioni delle gomme, però: se si comincia a tirare, salgono in fretta.

NO LIMITS? Dopo un paio di giri tirati, la confidenza aumenta e io comincio a dare gas con più convinzione. Facendo così, il posteriore della Capo si siede molto favorendo un comportamento un po’ sottosterzante. Le T30, d’altro canto, cominciano ad alzare bandiera bianca, ma quando lo fanno ve lo annunciano con largo anticipo: l’avantreno è sempre comunicativo e il posteriore, quando comincia a derapare, è sempre prevedibile ma soprattutto controllabile. Da segnalare solo un leggero effetto raddrizzante quando si entra forte in curva, a freni tirati. In questi frangenti, il T30 richiede più sforzo del previsto per buttare giù l’avantreno.

S20 GIÙ I TEMPI Dopo tre turni serrati e due pedane consumate, è il momento di montare le più sportive Bridgestone S20. Tolta la cera nel primo giro, le S20 mostrano la parentela con le T30 per come parlano al pilota ma qui le performance sono sensibilmente più alte: si entra più forte in curva ma soprattutto si può dare gas prima e di più. È forte la sensazione di essere su dei binari, dove prima il T30 mollava il colpo cominciando a scivolare, l’S20 rimane imperturbabile e stabile.

HO GRIPPATO Finisce che con le Bridgestone S20 il controllo di trazione fa meno straordinari e si disegnano traiettorie più pulite; quello che manca semmai è il sostegno della ciclistica, non tanto della forcella quanto del mono, che, messo alla frusta, comincia a lamentarsi e a fare ondeggiare un po’ la Caponord. Per lamentarsi ci vuole però una bella faccia tosta: trapiantata in un habitat che non è il suo, la moto sta facendo miracoli. In compenso, turno dopo turno il grip delle S20 sembra non calare praticamente di una virgola, e un controllo veloce alla gomma posteriore finito il turno lo conferma: è decisamente meno rovinata della T30. Quello che piace meno emerge quando si inclina molto la moto: l’ultima parte di discesa in piega è vagamente più gnucca rispetto alla prima, più naturale. Meglio così, comunque, piuttosto che avere un avantreno che perde l'appoggio.

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SI TORNA A CASA Dopo una giornata passata a farsi strapazzare stoicamente tra i cordoli di San Martino del Lago, la Caponord merita di tirare il fiato: gli spazi di arresto si allungano un po' e il mono, nonostante le regolazioni e i controlli elettronici, è meno tonico che nei primi turni. Nonostante questo, però, le S20 sembrano essere state appena infastidite dalla mezza giornata, il consumo della gomma posteriore come dell’anteriore è regolare e non mostra strappi imprevisti. Ma è decisamente l’ora di riagganciare il cavalletto centrale, montare le valigie e prendere la via del ritorno.

IN STRADA, DI NUOVO Tornato sul San Bartolo, le Bridgestone S20 mostrano il fianco a ben poche critiche: stabili, rigorose, rispetto alle Battlax T30 hanno un tempo di riscaldamento appena più lungo. Inoltre, e questo in pista non era emerso poi così tanto, la prima parte di discesa in piega è più veloce delle T30, con il risultato che inizialmente si rimane un po’ spiazzati. Sono gomme più performanti, più rapide a scendere in piega e quindi serve un minimo d’adattamento, mentre le T30 te le senti subito in mano, rendendo tutto più facile.

IN FIN FINE Dopo oltre 1.300 chilometri tra strada e pista, la Caponord reclama un lavaggio urgente e io provo a tirare le somme: le T30 sono le gomme turistiche del futuro, quelle con cui fai chilometri, migliaia di chilometri ma a differenza del passato hai anche prestazioni di rilievo. D’altronde, oggi come oggi anche le moto crossover hanno prestazioni pazzesche, perché per le gomme dovrebbe essere diverso? Le S20 invece si spingono più in là: rinunciando a un po’ di percorrenza chilometrica, offrono prestazioni onestissime anche in pista, con quella caratteristica comune al T30 di dialogare sempre con il pilota. Portarle in pista con la Caponord sembrava una forzatura ma, a conti fatti, why not?

In questo servizio:

Giubbotto: Alpinestars

Casco: Nolan X-Lite X-603

Pantaloni: Alpinestars Axiom Kevlar

Scarpa: Alpinestars Fastback Waterproof

Guanti: Spidi

Tuta da pista: Gimoto


Pubblicato da Alessandro Codognesi, 18/06/2013
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