1800 km in tre giorni con i due mezzi più anticonformisti del mercato. Milano-Parigi e ritorno con Benelli Adiva e BMW C1.
TOUR… DE FORCE
Un vero tour de force per piloti ma soprattutto per i mezzi, che si sono dovuto sorbire infiniti tratti autostradali, qualche statale, salite, discese e un po’ di città. Tutto il contrario di quello che dovrebbero fare. Perché Adiva e C1 non certo nascono per questo scopo. Il viaggio ci ha però permesso di vivere a stretto contatto con loro, quando si passano ore ed ore in sella si imparano tante cose se ne capiscono tante altre. L’unica cosa che non si capisce è chi ce l’ha fatto fare….INDISTRUTTIBILI
La prova è stata superata alla grande da entrambi i mezzi che prima di tutto hanno dimostrato una robustezza "a prova di bomba". L’unico inconveniente che abbiamo dovuto annotare sul nostro taccuino è stata la bruciatura della lampadina della riserva dell’Adiva. Per il resto nessun problema, entrambi i motori hanno viaggiato per ore senza batter ciglio.C1 AL TOP Per la C1 abbiamo fatto le cose in grande scegliendo la versione 200 con colorazione Williams F1 (così pare di andare più forte) ed equipaggiata come una berlina di lusso con Abs, porta telefonino ma, soprattutto, con l’essenziale (per una spedizione del genere) baulone modello speedy pizza. Per la verità la C1 ci pare quasi più gradevole così che senza nulla dietro e poi avere un vano così capiente, fa sempre comodo.
ADIVA ULTIMA VERSIONE
L’Adiva è sempre lei, o meglio è l’ultima versione, quella con le modifiche allo sportello del bagagliaio, al tettuccio e alla ruota anteriore. Il motore è sempre il monocilindrico Piaggio quattro tempi da 150 cc a due valvole raffreddato ad aria e capace una dozzina di cavalli. Un bel po’ meno rispetto ai 21 del motore BMW che in più ha quattro valvole, il raffreddamento a liquido, l’iniezione elettronica e il catalizzatore, ma che anche deve spingere un bel po’ di chiletti in più.LA PREPARAZIONE Nessuna, i due scooter sono partiti così come ci sono arrivati in redazione, un piccolo controllo a olio e pressione pneumatici e via.
Caricarli è persino un piacere: Adiva e C1 portano comodamente un sacco di bagagli, anche se un piccolo vantaggio lo diamo alla BMW perché caricarla è un po’ più semplice, offre un piano d’appoggio vero e proprio, il portello del baule è incernierato in alto si può impilare meglio il bagaglio senza pericolo che rischi di cadere. Quanto a capacità di carico l’Adiva non è seconda a nessuno ma solo quando il tetto è estratto, di fatto per stivare un bagaglio consistente si è obbligati a viaggiare a tetto chiuso anche se c’è pieno sole. La collocazione degli oggetti è un po’ più difficoltosa anche perché il bagagliaio incernierato in basso e con apertura "a cozza" non offre nessun piano d’appoggio, per cui occorre ricorrere alle reti di contenimento. Di contro, sulla C1 quello che ci sta deve stare tutto nel baule, l’abitacolo monoposto non consente di piazzare null’altro, nemmeno tenere uno zaino in spalla. Viaggiando da soli, l’Adiva mette invece a disposizione anche lo spazio del passeggero, su cui si può benissimo appoggiare una borsa e legarla con una rete elastica.
PRESTAZIONI
Vedere il mondo dall’abitacolo di questi mezzi non è poi così male. Si capisce subito che l’andatura la deve fare l’Adiva perché ha prestazioni minori. Gas completamente aperto e via, sul filo dei centocinque all’ora, sarà così per tutto il viaggio. Il motore Piaggio fa quello che può ma la sezione frontale dell’Adiva non è uno scherzo e con 12 cavalli non si fanno miracoli. Per l’Adiva ogni salita è una penitenza. Basta una minima inclinazione e la velocità scende 90 all’ora, 80 all’ora, sulla salita del Gottardo vediamo anche i sessanta. Non sarebbe male avere qualche cavallino in più anche perché sarebbe molto più facile sorpassare il camionista sadico che appena ti vede accelera quel tanto che basta per tenerti li di fianco per una trentina di chilometri.
LA PROVA DEL TIR Il risultato è che, a volte, si percorrono decine di chilometri in balia delle scie dei Tir, che ti sbatacchiano a destra e sinistra. Stiamo andando a cento all’ora ma guidare così richiede comunque un certo impegno. L’Adiva viaggia esattamente a velocità TIR, o appena di più. Il sorpasso diventa quindi una lotta, a volte impari, con il bestione. Una questione di tattica, astuzia e se possibile un filo di pendenza a favore.
Viaggiando veloci, il peso considerevole si trasforma addirittura in vantaggio. La C1 se ne frega delle scie, fila dritta come un fuso e se deve sorpassare il solito camionista sadico basta dare gas.
MORBIDOSA C1
Stare in sella per ore è stancante, qualsiasi mezzo si guidi. Se poi il mezzo ti impone una posizione obbligata può diventarlo ancora di più. In sella alla C1 si sta seduti, allacciati… e basta. Non ci sono molte soluzioni alternative. Va detto che per essere una posizione obbligata non si sta poi così male. La sella è sufficientemente morbida per rendere comodo anche un lungo trasferimento, in autostrada non ci sono ne buche ne tombini, ergo, la risposta secca delle sospensioni non si avverte più di tanto. La posizione corretta è: busto dritto e schiena appoggiata allo schienale; bello da dirsi, ma dopo cinque o sei ore in sella (per il viaggio di andata sono state 12) si tende naturalmente ad accasciarsi un po’, il sedere tenta di scivolare in avanti e si va a scontrare con una punta della sella dura e per nulla piacevole al tatto.MA LE GAMBE... A soffrire sono anche le gambe, il tunnel centrale mortifica gli spostamenti laterali, si possono spostare un po’ i piedi indietro, poi si ritorna in mezzo, poi si prova a portarli un po’ in avanti ma c’è poca
profondità e non si riescono a distendere le gambe: si scende sempre un po’ rattrappiti. Quello che sulla C1 da più fastidio è il turbine che entra nell’abitacolo dal buco posteriore. Finché si viaggia in città e per brevi tragitti la cosa è sopportabile ma se si devono fare 1800 km in due giorni… Vi facciamo una confessione, per il viaggio abbiamo usato il casco, non tanto per scarsa fiducia nella sicurezza del mezzo (ricordiamo che BMW ne sconsiglia l’utilizzo perché potrebbe dare problemi al collo in caso di urto) ma per guadagnarci in comfort. Meno rumore, meno aria nel collo, la C1 ci è piaciuta molto di più.PIU' SPAZIO SULL'ADIVA L’abitacolo dell’Adiva è più "claustrofobico" di quello della C1, tutto è più raccolto compatto, anche perché con lei è obbligatorio l'uso del casco. Il tetto è molto vicino alla testa, ci sono i due grossi deflettori laterali, alla fine pur non essendoci le cinture ci si sente quasi più costretti che sulla BMW. È una sensazione, ovvio, anche perché rispetto alla C1, l’Adiva concede ben più movimento al suo pilota, mettendogli a disposizione anche il posto del passeggero, semprechè non vi abbia posizionato una borsa. Anche le gambe hanno più agio di muoversi in avanti o indietro, certo non si distendono come su una cruiser ma comunque più che sulla C1. Per fortuna, vien da dire, perché la sella e la pedana sono molto vicine e la posizione di guida è molto rannicchiata. Non potersi muovere sarebbe una vera sofferenza. Sul fronte comfort vanno valutate anche le vibrazioni, scarse su entrambi i mezzi e comunque meno fastidiose sul Benelli. La sella dell’Adiva è anche più morbida, il fondoschiena ringrazia.
A PROVA DI PIOGGIA L'acqua non può mai mancare in un viaggio che si rispetti, e infatti l’abbiamo presa anche noi. Gli ultimi 100km prima di arrivare a Parigi li abbiamo fatti sotto un temporale e qui l’Adiva si prende la sua piccola soddisfazione battendo la C1 quanto a protezione ed entrando addirittura in competizione con le automobili. All’interno dell’abitacolo non arriva che qualche sporadica goccia, mentre la C1 lascia "fuori" spalle e braccia e impone (in caso di pioggia forte) l’utilizzo di una giacca impermeabile. In compenso, quando piove, a bordo della C1 si avverte una confortante sensazione di sicurezza, data anche dalla presenza dell’ABS. L’impianto frenante della BMW merita la lode per la sua efficacia, nonostante il peso non certo contenuto i due dischi offrono grinta e modulabilità eccellenti, non si affaticano mai e l’ABS non entra mai a sproposito offrendo quando piove davvero un bell’aiuto.
QUASI ASTEMIE
Questa è la voce delle sosprese. Sappiamo che i moderni monocilindrici quattro tempi vanno poco d’accordo con i benzinai ma il risultato del viaggio è quantomeno sorprendente. Ottima l’Adiva, soprattutto considerando che ha viaggiato costantemente a gas spalancato. Un pieno ogni 200 km si può considerare un’autonomia più che sufficiente per un veicolo del genere anche quando si deve affrontare un lungo viaggio. Alla fine il monocilindrico Piaggio si accontenta di poco un litro di verde (abbiamo sempre utilizzato verde a 98 ottani) ogni 24 km, davvero niente male.
LA C1 COL CONTAGOCCE Ma se l’Adiva beve poco, l’iniezione al mono BMW la benzina gliela dà addirittura con il contagocce. Abbiamo impiegato tre pieni prima di convincerci che quello che diceva la calcolatrice era reale: oltre 180 km con sei litri di verde significa oltre 30 con un litro. La punta massima è stata di 32,4 km/litro, quella minima di 28,8. Il consumo della C1 ci ha strabiliato: ok, non ha viaggiato sempre a pieno gas ma la mole che la 200 BMW si deve portare a spasso non è certo poca. Il serbatoio della BMW è piccolo, ma sufficiente ad assicurare un'autonomia che supera di gran lunga i 200 km. Quando la lancetta dell’Adiva si appoggiava sullo zero, la C1 non aveva ancora acceso la spia della riserva. Eccezionale.
Non ci sono stati altri consumi, quello dell’olio è irrilevante, quello dei pneumatici va a favore dell’Adiva che ha "mangiato" meno pneumatici (soprattutto il posteriore) rispetto alla C1. Abbiamo rispettato il programma, in tre giorni siamo andtati e tornati da Parigi e abbiamo anche avuto il tempo di visitare il Salone. Missione compiuta, Adiva e C1 passano l’esame.