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Prova

Kawasaki ER-6F


Avatar Redazionale, il 18/01/06

18 anni fa - Si copre per viaggiare meglio.

Come naked è già diventata una best-seller ma ora punta ancora più in alto. Con questa nuova versione carenata "f" la ER6 strizza l'occhio a chi vive la moto a 360°. Ottima per il tragitto casa-ufficio e a suo agio anche nel misto più tormentato, è già in vendita a 6.590 euro.

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F COME....
fairing, che in inglese sta per carena. Non si sono spremuti molto le meningi alla Kawasaki per battezzare la nuova versione della ER-6, che in allestimento "n" (naked, of course) è piombata come un fulmine a ciel sereno ai vertici della hit-parade dei modelli più venduti. In fondo, però, li si può anche perdonare: ad Akashi hanno già dimostrato gran fantasia nel disegnare questa bicilindrica e sul nome era obiettivamente inutile stare lì a scervellarsi più di tanto.

PUDICA CON CLASSEVestire una nuda non è quasi mai un'impresa facile. Il rischio che si corre a voler dare un taglio più turistico e funzionale è che le varie appendici aerodinamiche sembrino come appoggiate sulla moto piuttosto che integrate nel suo design. La ER-6 fa invece la sua onesta figura anche quando si copre pudica dietro una casta carenatura intera, che prende il posto dell'ammiccante completino composto da fianchetti laterali e cupolino della versione "n".


CAMBIA VOLTO
La carenatura della "f" ha forme piuttosto snelle né potrebbe essere diversamente: la ER-6 ha un fisco asciutto e longilineo e con addosso con una carrozzeria oversize avrebbe fatto la figura di un clown del Circo Medrano. Le plastiche girano così piuttosto attillate attorno al motore, per allargarsi invece nella parte superiore con l'ovvio intento di offrire una buona protezione aerodinamica. Dal frontale scompare il curioso faro a tre piani della "n", che lascia il posto a un proiettore vagamente rettangolare. Nello stile ricorda quello della Z1000 ma fa inesorabilmente perdere qualcosa in termini di personalità.

TECHNICOLOR Nella parte interna del cupolino, il ponte di comando si fa decisamente più importante, anche se gli accoppiamenti non sono da lode. Una classica coppia di strumenti analogici prende il posto del cruscottino con contagiri e display multifunzione a cristalli liquidi che si trova sulla "n". Per il resto l'estetica resta immutata, con il telaio tubolare e il forcellone chilometrico in Technicolor, l'ammortizzatore in bella mostra sul lato destro e lo scarico che spunta da sotto il motore. Chiude il quadro un codino esile e pulito, che non fa davvero molto per attirare a sé l'attenzione.


ALLUNGA IL PASSO
Le novità della ER-6f non finiscono qui ma per accorgersi delle altre occorre per forza spulciare la scheda tecnica armati di lente d'ingrandimento. Anche per l'osservatore più acuto sarebbe altrimenti impossibile accorgersi a occhio nudo che la forcella si allunga di 10 mm, con l'angolo del cannotto di sterzo che passa da 24,5° a 25°. Di conseguenza variano anche l'avancorsa e l'interasse, che ora misurano rispettivamente 106 mm (+ 4 mm) e 1.410 mm (+ 5 mm). Inoltre la taratura della sospensione posteriore è modificata, per essere meglio in sintonia con la nuova geometria dell'avantreno. Insomma l'operazione fatta da kawasaki con la ER6 è la stessa fatta a suo tempo con la Z 750 che nella versione S ha ricevuto una ciclistica leggermente più stabile.

CON I PIEDI PER TERRA Sedendosi in sella non c'è modo di accorgersi che pure la sua altezza è cresciuta di 5 mm, da 785 a 790 mm. Il valore è sempre ragionevolissimo a chiunque riesce a poggiare saldamente le piante dei piedi per terra. E' un qualcosa che dà sicurezza e fa piacere, non solo ai neofiti che si avventurano in passeggi trialistici in mezzo al traffico e alle donzelle che non hanno mai potuto ambire alla finale di Miss Gambe.


FALSA GRASSA
Nei primi metri si ha invece l'impressione di avvertire i 4 kg dichiarati in più dalla Kawasaki per la "f", che ferma così l'ago della bilancia a 178 kg. La sensazione è però passeggera, innescata più che altro dagli ingombri della carena, che danno l'illusione di una maggior corpulenza. Peccato però che la maggior larghezza non aiuti gli specchietti ad offirire la giusta visibilità posteriore. Così come sono vanno bene alle ragazze per truccarsi ma nella guida dietro si vede pochino. Nel giro di poche centinaia di metri ci si ritrova a danzare negli spazi angusti esattamente come se nulla fosse cambiato. La maneggevolezza è da standing ovation. Complice anche il ridottissimo raggio di sterzata, si riesce a invertire la marcia in un fazzoletto d'asfalto senza che si avverta mai un senso di pesantezza o la tendenza a chiudere da parte dello sterzo.

L'EQUILIBRISTA L'eccellente equilibrio non viene meno neppure con il salire della velocità. Le diverse quote ciclistiche rendono la ER-6f un pelo meno rapida della "n" nei cambi di direzione ma per lamentarsi ci vuole davvero un bel coraggio. L'ingresso in traiettoria è pulitissimo e anche arrivando un po' lunghi, con i freni ancora pizzicati, si riesce comunque a far passare le ruote là dove si desidera.


W LA SINCERITA'
In fase di percorrenza questa Kawasaki mette in mostra una notevole scorrevolezza e invoglia a tenere una guida il più tonda possibile.In ogni condizione, anche in presenza di asfalto sporco e umido come quello incontrato nel corso della prova, si sente la situazione sotto controllo, con le gomme Bridgestone che offrono informazioni precise e puntuali sul grado di aderenza. La ER-6f è inoltre pronta a rispondere alle correzioni e non oppone resistenza né per allargare né per chiudere le traiettorie. Eppure, quando si viaggia in autostrada, anche a velocità da ritiro immediato della patente, il rigore direzionale è esemplare. In ogni condizione, la cosa che più colpisce è l'incredibile facilità di guida, che permette di viaggiare anche allegramente e di divertirsi senza il benché minimo impegno psicofisico.

METTETEVI COMODI Ad andatura sostenuta si apprezza pure la carena che, pur senza avere dimensioni enormi e forme troppo ricercate, fa comunque bene il suo lavoro ed elimina la pressione dell'aria dal busto. Solo la parte superiore del casco resta un po' esposta ma non ci sono comunque scuotimenti o vortici in grado di turbare il comfort di marcia. A quest'ultimo danno il loro bravo contributo anche le sospensioni. La nuova messa a punto riesce a replicare in sostanza l'ottimo compromesso già visto sulla "n", con un assetto che digerisce con la stessa disinvoltura il pavé e i curvoni autostradali. Le vibrazioni sono molto limitate e non danno grande fastidio, se si eccettua una noiosa risonanza proveniente dalla zona del serbatoio.


A TUTTA FORZA
Solo conferme, infine, dal motore, immutato rispetto a quello montato dalla sorella nuda. Il bicilindrico Kawasaki si rivela ancora una volta in gran forma. I suoi 72 cavalli accettano di buon grado di viaggiare al passo e non scalpitano nemmeno se la lancetta del contagiri scende nell'orbita dei 2.000 giri. Aprendo il gas, il crescendo è arzillo e regolare fino poco oltre i 6.000 giri. A questo punto, neanche avessero ricevuto un colpo di sperone, i cavalli cambiano temperamento e portano d'un fiato fino a ridosso dei 10.000 giri. Insistere ulteriormente è possibile e volendo si può fare il solletico al limitatore, toccando gli 11.500 giri. Tuttavia, quando si guida allegri, è ben più redditizio cambiare marcia prima, appena varcati i 9.000 giri, per sfruttare anche la perfetta rapportatura del cambio e ritrovarsi nel rapporto più lungo vicino regime di coppia massima.

SU MISURA In buona sostanza, mentre la "n" strizza l'occhio alla clientela più modaiola, la ER-6f guarda a tutti coloro che cercano una moto più versatile anche sui percorsi a medio raggio e in grado all'occorrenza di prestarsi a un impiego turistico. Per esaltare la sua vocazione di globetrotter, alla Kawasaki hanno allestito una versione Abs che ha un sovrapprezzo di circa 600 euro e una linea di accessori ad hoc che comprende il portapacchi, il bauletto, i tamponi laterali, il parabrezza fumé e maggiorato e una sella più imbottita. Per chi invece bada di più al look è in arrivo una linea di capi marchiati ER6 opera della Dainese.


Pubblicato da Paolo Sardi, 18/01/2006
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