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Prova

Hyosung Comet GT 650 S


Avatar Redazionale, il 14/12/05

19 anni fa - La coreana si dà arie da grande

Arriva dalla Corea, e praticamente è la prima moto vera, non giapponese a varcare i confini della vecchia Europa. Come tutti i prodotti del Far East ha un prezzo interessante, ma la Comet mostra anche insospettate qualità di guida. Le finiture però non sono ancora all'altezza.

COM'È Mettiamola così, quando le prime auto coreane arrivarono in Italia tutti sorrisero e le guardarono non senza una certa ilarità, giudicandole con sufficienza. Non molti mesi fa, però, per avere una Kia Sorento c'era una lista d'attesa di 10 mesi... Occhio quindi a non fare lo stesso errore con le moto, perché questi signori, se si mettono di impegno, ottengono dei bei risultati e, soprattutto, riescono a tirare i prezzi come pochi altri. Va giudicata in questo senso la Hyosung Comet 650. Al momento è lei l'avanguardia delle "altre" moto con gli occhi a mandorla. Ha una linea tutto sommato piacevole, costa poco e si muove anche bene, le mancano solo delle finiture più curate e un nome blasonato alle spalle, ma il resto c'è. Perché poi l'importatore Italiano si è mosso così bene che i concessionari dove trovarla in Italia non sono pochi, anzi (dare un occhio al sito Hyosung.it per averne una idea).

LA PRIMA GRANDE
Va comunque dato atto al costruttore coreano di aver saputo osare, abbandonando le piccole cilindrate per proporre una moto vera di ben 650 cc. La seiemmezzo Hyosung è declinata in tre configurazioni. Potete averla nuda (GT) semicarenata (GT-S) o completamente carenata (GT-R), differenziate esclusivamente per il vestito perché la base tecnica è assolutamente identica per tutte e tre. Viene fin troppo facile trovare la musa ispiratrice di questa Comet.
SUZUNG
In qualche posto più o meno nascosto della fabbrica ci deve essere qualche Suzuki SV 650 vecchio tipo, che la Comet (soprattutto nella versione nuda) ricorda non solo per il motore a V di 90° gradi con quasi identiche misure di alesaggio e corsa, ma anche per l'andamento del telaio che simula vagamente il traliccio. V2 MADE IN COREA Il motore è comunque interamente progettato e realizzato da Hyosung, omologato Euro 2 è alimentato a carburatori con distribuzione bialbero in testa e scarico catalizzato. Come potete vedere dalla nostra prova, al banco è anche un progetto piuttosto riuscito perché come il suo antagonista giapponese, anche il V2 Hyosung riesce a spuntare un'ottima cavalleria in relazione alla cilindrata: oltre 74 cavalli rilevati all'albero a 9.000 giri con una coppia max di 6,53 Nm a 7500 giri sono dati tutt'altro che disprezzabili per una 650. Comunque molto vicini a quelli del bicilindrico Suzuki da tutti giudicato un ottimo motore.
UN INSIEME BEN AMALGAMATO
Anche la ciclistica è all'altezza, non ci sono materiali pregiati, sia telaio sia forcellone sono realizzati in acciaio, cui sono abbinati una forcella a steli rovesciati da 41 mmregolabile sia nel precarico molla sia nel ritornoidraulico e un monoammortizzatore anch'esso regolabile. Tutto fatto in corea, naturalmente, come i freni che vedono delle pinze flottanti a doppio pistoncino mordere dei dischi da 300 mm all'anteriore e un disco da 230 al posteriore. PECCATUCCI Insomma, la dotazione tecnica non è assolutamente male ma dove la Comet si rivela deboluccia è nella qualità percepita. La verniciatura non è male, ma le fusioni sono piuttosto porose, le finiture superficiali della piastra di sterzo e delle stesse pinze sono un po' tristarelle, mentre non sono male silenziatore e pedane quest'ultime addirittura regolabili in altezza come sulla Ducati 999 (!).

DISPLAY ALLA CIECA Anche la strumentazione è in linea con le tendenze, con il contagiri affiancato dal classico display multifunzione molto completo, anche se quest'ultimo è davvero poco visibile, soprattutto in una luminosa giornata di sole. Manca poi la regolazione della distanza della leva del freno. Peccati tutto sommato veniali anche perché il prezzo di listino è molto interessante, o almeno lo era fintantochè non sono arrivate le nuove leve delle entry level giapponesi a complicarle la vita. Perché adesso i 6.120 euro franco concessionario richiesti per la Comet S (disponibile tra l'altro anche in versione depotenziata) sono poco meno di quelli richiesti per una MT-03 e addirittura di più di quelli della Kawasaki ER-6n, moto che risulta davvero difficile non prendere in considerazione. Parliamo sempre di listini ufficiali, perché poi si può sempre trattare, no?


COME VA
Si vive piuttosto bene in sella alla Comet, la correlazione sella-pedane-manubrio è corretta e ci si accomoda su un cuscino ben sagomato e ben raccordato con il serbatoio nella zona di passaggio delle gambe. Non mi fa impazzire il manubrio con le estremità un po' troppo spioventi, ma nel complesso la posizione è di buon controllo e poco stancante. La moto è piuttosto leggera e mette subito a proprio agio anche in città dove chiunque è in grado di disimpegnarsi agevolmente. BELLA GUIDA La guida è una piacevole sorpresa, la Comet non è affatto messa male di ciclistica, il telaio sufficientemente rigido lavora in sintonia con sospensioni tendenzialmente morbide ma dall'affondamento ben controllato, così che chi guida si giova di un bell'equilibrio ciclistico che consente di togliersi anche qualche soddisfazione sul veloce. La maneggevolezza non è in discussione, la Comet diverte, è agile e anche precisa e solo quando si alza il ritmo seriamente chiederebbe una frenatura più rigorosa delle sospensioni.
FRENI LUNGHI
I freni fanno il loro dovere ma senza lode, l'impianto anteriore è potente ma con un comando che quanto a feeling non è il massimo perché dopo l'attacco delle pastiglie al disco manca proporzionalità tra la trazione alla leva e l'aumento dell'azione frenante. MOTORE BRILLANTE Il motore conferma con i fatti quanto rilevato con il banco prova. Ha un funzionamento piuttosto ruvidino, nel senso che trasmette qualche vibrazione ed è un po' rumoroso di meccanica, ma il suo funzionamento è comunque molto valido. Elastico ai bassi, si muove bene alle minime aperture del gas; dai 3.000 giri spinge brioso e ai 7.000 cambia carattere dando ulteriore impulso alla spinta che si protrae fino ai 10.000 indicati, dove conviene cambiare senza aspettare la zona rossa. Agli alti regimi l'aumento di rumore e vibrazioni non pare proporzionale all'aumento della spinta, ma la Hyosung sfodera comunque prestazioni interessanti e allineate con la concorrenza. CONSUMA POCO Anche in autostrada non si hanno molti problemi, il cupolino offre una protezione più che sufficiente a mantenere velocità ben superiori a quella imposta dal codice e il serbatoio da 17 litri unito ad un consumo medio che si aggira sui 17 km/litro offre anche una buona autonomia per chi volesse affrontare qualche viaggio.
VUOLE CRESCERE
Insomma è una moto che fa il suo dovere fino in fondo con qualche peccatuccio tipico di chi non ha ancora "preso la mano" su certi particolari. Come detto più sopra, però, attenzione perché i coreani imparano molto in fretta, e attenzione a non trattarli con superficialità, perchè spesso sono più seri di molti altri. Potrà piacere o non piacere ma la Hyosung non è un artigiano che vende sogni, ma un colosso industriale con i conti in attivo che le moto le produce davvero e le mette sul mercato, in mezzo a tanti marchi che arrivano e poi scompaiono in un battito di ciglia anche questo non è da sottovalutare.


La prova al Banco della Hyosung Comet 650


Le curve della Comet mettono in evidenza la buona erogazione del propulsore coreano senza buchi o flessioni. Un buon motore, in grado di competere agevolomente con i concorrenti più blasonati quanto a prestazioni.


Pubblicato da Stefano Cordara, 14/12/2005
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