Un viaggio sulle Alpi tra ghiacciai e tornanti, per capire quanto possa essere "calda" una Harley. Diario di bordo di un tester "invernale".
MENO TRE Non è il finale di un conto alla rovescia ma la temperatura che troviamo a Sankt Moritz, nonostante sia ormai quasi primavera e a Milano inizino a sbucare le primule. Forse è la ragione per cui ci guardano come marziani a bordo delle nostre Harley e pensare che non hanno visto nulla: lungo la strada, al Passo del San Bernardino, il termometro è sceso fino a meno undici. Una prova anomala, un vero test per dimostrare che la moto, se si è ben equipaggiati, si può utilizzare tutto l'anno. Le moto, poi, sono Harley-Davidson, considerate classiche moto da aperitivo, quelle a cui spesso i proprietari dedicano più tempo a personalizzarle di quanto ne spendano in sella.
VOGLIA DI FREDDO Un ristretto manipolo di facinorosi prende parte all'avventura con le Harley ben attrezzate per affrontare il clima rigido montano, dotate di manopole riscaldate e le mutande sui paramotore per proteggere anche le gambe dall'aria. La Electra Ultra non ha bisogno di ulteriori protezioni, mentre le altre Harley nude montano il parabrezzone tipo CHiPs per proteggere noi novelli Poncharello e Baker (nel telefilm non guidavano un Harley ma tant'è...) che ci avviciniamo al sole dell'Engadina. E pure noi centauri invernali siamo attrezzati per affrontare ghiaccio e neve, con abbigliamento Harley imbottito alla bisogna.
IL TOUR Il tour parte da Milano, sfora in Svizzera da Chiasso, poi Lugano, Bellinzona, Passo del San Bernardino, Chur e arrivo a Sankt Moritz. Al ritorno si fa la via più breve, ma più rischiosa se cade neve sulla strada, con i tornanti ripidi del Passo del Maloja, e poi Chiavenna, Lecco, Milano.
HERITAGE Per il viaggio di andata scelgo la sellona di una Heritage Softail Classic. Le borse sono grandi ma hanno la bocca piccola per cui vanno imboccate un poco alla volta come un bimbo che mangia la sua prima pappa. E le fibbie di plastica semi nascoste sotto le vere fibbie cromate sono pratiche, ma tolgono tanta poesia. Pronti al peggio, minaccia neve in Svizzera, ed equipaggiati di tutto punto, nel traffico per uscire da Milano si schianta di caldo. Inizio a sudare e non è per il mio rapporto con la cicciottella cromata. A parte il manubrio un po' troppo alto per i miei gusti, la Heritage Softail si guida bene.
CUORE FORTEMotore facile, inspegnibile anche volendo, cambio più veloce di quello di alcune pseudo sportive, con l'opzione della leva a bilanciere per inserire le marce lunghe. Preferisco usare la punta per tutte le marce ma il bilanciere è comodo per inserire con un tocco il folle. I freni non sembrano fenomenali e hanno bisogno di mani maschie per strizzare bene la leva e ottenere l'effetto sperato. Si pesta bene invece sul freno posteriore, con il pedale come quello di un'auto. Utilizzati insieme garantiscono una buona frenata per le prestazioni che in genere si richiedono a una Harley. Vibrazioni zero. Il manubrio è fermo come a motore spento e anche in marcia non si viene massaggiati da vibrazioni anestetizzanti.
DOVE METTO LE PEDANE? Continuo ad avere caldo anche se viaggio sereno conla Heritage che con il manubrio un poco più in basso sarebbe anche comoda. Forse, dopo un po' di chilometri vorrei anche le pedane un poco più vicine alle mie anche, ma forse queste per una Harley sono anche troppo arretrate. Bellepedane grandi, apparentemente pronte ad accontentare sedute differenti ma che, per la posizione avanzata e per il cambio a bilanciere a sinistra, impongono comunque una posizione fissa, con le gambe un po' in avanti se non si dispone di estremità da fenicottero. Se avessi una Heritage sistemerei questi due dettagli ergonomici nel mio lavoro di customizzazione, pressoché obbligatorio per un Harley's Owner, poiché per il resto la Heritage Softail si lascia condurre facilmente lungo le curve e, vestita per affrontare il generale inverno, protegge bene anche quando al Passo del San Bernardino la temperatura scende fino a -11 gradi Celsius.
SUDORE FREDDO Ho una fastidiosa sensazione di sudore gelato all'interno della corazza stagna Harley-Davidson, non capisco se per il caldo subito alla partenza o per una scarsa traspirabilità dei materiali. La punta delle dita tende a raffreddarsi e attivo le manopole riscaldate ruotando il pomellone inserito nel terminale della manopola sinistra, regolabile in continuo su sei posizioni ma dal grip difficile con i guanti per la manovra rotatoria. Per la visiera che si ghiaccia all'interno non posso fare nulla se non aprirla un poco per far uscire il vapore del respiro, approfittando della protezione del parabrezza che non crea spifferi fastidiosi. Poco meno di 300 chilometri e siamo a Sankt Moritz, con un pieno e necessità di rifornimento poco prima dell'arrivo.
GIORNO DUE, MOTO DUE Cielo perfetto nel classico blu montagna per il risveglio del secondo giorno. Cambio moto, voglio provare se la Road King è davvero un leone stradale. A vederla in viaggio mi attira il suo manubrio basso e il suo scheletro Touring, da Electra denudata. Il manubrio è sì basso, ma anche tanto largo che nelle manovre costringe a sporgersi in avanti con il busto per utilizzare tutto lo sterzo a disposizione, che non è poco e aiuta nelle manovre. Le pedane sono un poco più arretrate oltre che montate su potenti supporti in gomma ed è quanto ho tanto desiderato in sella alla Heritage.
LO FAMO STRANO Ma il manubrione mi fa sorgere spontanea la domanda: ma chi disegna l'ergonomia delle Harley? Sono strano io o strani i collaudatori H-D? Per essere harleysta è necessaria una buona dose di masochismo o il difetto è pensato per alimentare il florido mercato degli accessori after-market? Come la piastra che sostiene il baule della Ultra, stampata e pronta a farsi sostituire da un accessorio meglio rifinito. Se i contralberi di equilibratura del motore Twin Cam 96B della Heritage Softail segavano alla radice tutte le vibrazioni il Twin Cam 96 della Road King deve contare soltanto sui suoi supporti elastici per limitare le vibrazioni, con il risultato che il manubrio sembra indemoniato se lasciato libero, ma con le vibrazioni a onda lunga che non danno per nulla fastidio se lo si afferra e quando si viaggia.
DIFFERENZE MINIME La differenza di coppia tra i due motori è minima (117 Nm a 3.200 giri per la Heritage Softail e 129 a 3500 giri per la Road King) e fatico davvero ad accorgermene. Qualche foto di rito a Sankt Moritz non ce la facciamo mancare e nell'attesa inizio ad avere caldo, anche se il termometro segna -3 gradi. Potente 'sto abbigliamento Harley... Si parte lungo il lago Inn e si scende in direzione MalojaPass, confidando nel cielo sereno e nella conseguente strada pulita. Scendere con i 332 chilogrammi a secco della Road King il Maloja innevato credo sarebbe una esperienza indimenticabile, ma non da cercare.
MEGLIO I FRENI Nelle curve in discesa verso il Maloja apprezzo i freni più potenti della Road King e più pronti a reagire (o forse mi sono abituato al comando Harley e strizzo naturalmente con forza la leva). Anche la ciclistica cambia rispetto alla Heritage Softail che mi sembra più agile, ma il manubrione sdraiato non credo mi faccia apprezzare a fondo le qualità del suo telaio. Mentre in viaggio continuo ad apprezzare le pedane un poco più arretrate che rendono la posizione di guida più corretta e non stirano i muscoli delle gambe.
IL SOLITO INGORGODal valico del Maloja al valico di Monza, con il solito ingorgo. Il manubrione largo s'infila dappertutto e mette in difficoltà soltanto quando è necessario tutto lo sterzo per svincolarsi dal traffico, ma si infila senza problemi dappertutto. Anche in questo caso procederei a una bella customizzazione, con un manubrio più umano. Fa ancora caldo a Milano e arrivo da strizzare pur avendo tenuto aperte le due feritoie di ventilazione della giacca, ma il parabrezzone è così protettivo che di aria ne fa entrare poca. Un bel giro lava cervello, una bella occasione per capire che non è necessaria la bella stagione per farsi un giro in moto tra i monti. Un bel modo per provare le Harley, fuori dal tour estivo a cui sono in genere relegate tra casa-ufficio-aperitivo.