Cosa ci è piaciuto: assetto, comoda per il passeggero, finitureCosa non ci è piaciuto: manca un po' di carattere al motore, poca autonomia
FUORI DAL CORO Con lei Aprilia ha giocato la carta della personalità e della differenziazione a tutto tondo: motore bicilindrico da 750 centimetri cubi farcito di tecnologia e un design completamente differente dalle altre la rendono a suo modo unica sul mercato e, per scelte tecniche, inequivocabilmente italiana.
GIOVENTÙ BRUCIATA Purtroppo sul mercato la Shiver ha sofferto a causa qualche problema di gioventù alla mappatura del sistema di Ride by Wire. Del resto essere pionieri può comportare qualche rischio. Per fortuna con la versione 2008 (va sottolineato che tutte le 2007 vendute sono aggiornabili nelle mappature), tutto si è risolto e la bicilindrica di Noale ora può giocarsela senza problemi con le concorrenti.
ABITABILE In Aprilia sono stati generosi con le dimensioni, la Shiver è più "grande" di tutte le altre, vista dalla sella sembra una moto di maggiore cilindrata (già pronta per ospitare il bicilindrico 1.200 prossimo venturo) di conseguenza è anche quella più abitabile, con una sella ampia e comode maniglie per il passeggero che a bordo è trattato meglio che su tutte le altre (se quindi viaggiate spesso in due tenetene conto). Sella che è anche un po' alta anche se in quest'ultima versione Aprilia ha "seduto" un po' la moto per guadagnare centimetri preziosi.
COSTA DI PIÙ, OFFRE DI PIÙ Di contro appare un po' meno propensa a svicolare tre le auto anche perché il raggio di sterzo (pur migliore di quello della Triumph) non è il massimo. Delle tre è anche quella più cara, ma è anche vero che la Shiver ha una dotazione e un tasso di finiture superiore (manubrio di alluminio, pedane regolabili, forcellone in alluminio, pinze radiali) che, almeno in parte giustificano gli oltre 8.000 € richiesti.
BELLA CICLISTICA Alla fine di questa comparativa quello che ci è piaciuto in modo particolare della Shiver è la ciclistica, che, pur avendo perso un pizzico di precisione sull'anteriore rispetto alla primissima versione (proprio per il fatto di essersi "seduta" un po'), appare alla fine come la più equilibrata delle tre, con una definizione dell'assetto direi quasi perfetta per questo genere di moto.
IL GIUSTO COMPROMESSO Buone le sospensioni che offrono un mix adeguato tra comfort e sostegno quando si alza il ritmo. Pur non essendo la più leggera, quindi, alla fine nel misto la Shiver gioca bene questa carta, anche perché in sella ci si sente padroni della situazione grazie ad un'impostazione di guida ottimale. Anche i freni sono ok: potente l'anteriore, con un attacco deciso ma mai problematico.
SPORTIVO IN APPARENZA Il bicilindrico fa il suo dovere: ha un bel sound, prende i giri in fretta e ai bassi, risponde in modo piuttosto brillante (anche perchè i valori di coppia sono ottimi) soprattutto se si utilizza la mappatura sport che apre le farfalle con più decisione (anche se a mio parere manca ancora un pizzico di linearità tra azione e reazione) ed è quella che esalta il motore, mascherando però solo parzialmente il gap di cavalli che il V2 italiano ha rispetto alle due contendenti. Se la risposta alla prima apertura è vivace, poi la Shiver si appiattisce un po' verso la zona alta del contagiri, allungando fino quasi ai 10.000 giri indicati ma senza troppa spinta.
SERBATOIO PICCOLO Il suo serbatoio però è evidentemente grosso fuori e piccolo dentro. Porta solo 15 litri e nel corso della nostra prova è stato quello che si è svuotato più in fretta, troppp in fretta. L'autonomia non raggiunge nemmeno i 200 km e con la Shiver la spia della riserva si accende un po' troppo in fretta costringendo a soste un po' troppo frequenti dal distributore. Peccato perché è anche comoda e con un paio di accessori giusti potrebbe anche essere una buona viaggiatrice.
La prova al banco