La XT non muore, anzi risorge in un corpo tutto nuovo, più forte e veloce di prima, con un look fresco che si ispira alle ultime naked della Casa d'Iwata. Un ritorno gradito di una grande sigla.
Ai tempi era una semplice 500, bassa, stretta, con le ruote tassellate da 18" ed un serbatoio che ha fatto la storia, tutto argentato con la siglona rosso fuoco XT lì in mezzo a catturare sguardi indiscreti.
40 cv buoni, racchiusi in un semplice quanto affidabile monocilindrico tutto alette, che nel 1976 ebbe il coraggio di andare contro le mode di quegli anni, quando a dettar legge erano i tempi scanditi dai motori plurifrazionati: 2,3,4 perfino 6 cilindri; negli anni di piombo non c’era limite alla fantasia dei tecnici delle due ruote, spinti dall’inesauribile desiderio di cercare il limite superiore.
Di anni, comunque, né sono passati e quel mono ad aria né ha fatta proprio tanta di strada. Si è visto crescere di misura fino a 600 cc (1983 nasce la prima XT come la conosciamo oggi), mentre il vestito della XT prendeva le forme snelle e poco impegnative di enduro-stradale più moderna o di corpulenta e grintosa conquistatrice di deserti con il nome storico di XT-Z 600 Ténéré.
Ma oggi siamo nel 2003 e la XT ha deciso di fare un passo in avanti più deciso. Non un semplice ritocco estetico, ma qualcosa di profondo: telaio nuovo e cuore tecnologico per la gioia degli amanti del fuoristrada soft.
XT 660R, un nome come gli altri, ma pieno di significato. Una sigla, XT, per rievocare una gloria passata, numero a tre cifre coinvolgente ed una "R" finale dal simbolismo magico, capace di risvegliare pruriti fangosi ormai sopiti. La nuova XT 660R parla da sola nella sua nuova veste muscolosa, con serbatoio gibboso da 15 lt, sella più larga e comoda, ruota anteriore da 21", musetto e coda da naked, con tanto di scarico 2-in-2 e terminali alti ad abbracciare la sella. Colori? "Racing Blu" per chi vuole essere pilota "ufficiale" Yamaha o un aggressivo "Yamaha Black" per i più elegantoni.
Ma andiamo al sodo. La nuova 660R abbandona il vecchio "mono" ad aria in favore di un tutto nuovo monocilindrico raffreddato a liquido, con tanto di iniezione elettronica e distribuzione a 4 valvole SOHC.
Obiettivo dei tecnici Yamaha era ottenere un "mono" compatto, leggero, dotato di una buona dose di kgm ai bassi e medi regimi, senza perdere nulla in fluidità d’erogazione, grazie anche all’utilizzo di un’alimentazione con iniettore a 12 fori per ottimizzare la nebulizzazione della benzina.
Il nuovo cilindro in alluminio ha un alesaggio di 100 mm ed una corsa di 84 mm ed è rivestito con uno strato a base di ceramica per migliorarne la dispersione di calore e limitarne gli attriti. Per contenere i pesi (e quindi le masse in movimento), il pistone è forgiato. Nuova anche la trasmissione a 5 velocità.
Per consolidare l’importanza di questo passo in avanti della XT, i tecnici di Iwata le hanno regalato un bel diamante in tubi d’acciaio come telaio, con il motore con funzione di elemento stressato per ottenere maggiore rigidità rispetto al vecchio monotrave superiore.
Il serbatoio dell’olio è integrato nel telaio stesso, soluzione tipica delle moto da enduro e cross, così come l’utilizzo di sospensioni dalla lunga escursione, che ne migliora il comfort e la tenuta sugli sterrati. Difatti, la forcella ha steli da 43 mm con una escursione di ben 225 mm, mentre al posteriore la XT monta un monoammortizzatore regolabile nel precarico molla su 5 posizioni, con sistema di leveraggi progressivi ed una escursione di 200 mm.
Le misure parlano chiaro, questa nuova XT 660R è una vera enduro, lunga il giusto con i suoi 2.240 mm, la sella alta da terra 855 mm, un interasse di 1.500 mm e, udite, udite, solo 165 kg a secco dichiarati dalla Casa.