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Editoriale

Libretto ritirato in Valtrebbia: colpa del portatarga o della Polizia?


Avatar di Giorgio Sala, il 18/10/20

4 anni fa - La Valtrebbia tra libretti moto ritirati, Polizia e portatarga

La Valtrebbia tra libretti moto ritirati, Polizia e portatarga
Portatarga irregolare o abuso di potere della Polizia Stradale? Ecco come mi han ritirato il libretto della moto... ingiustamente

L’estate. La stagione preferita di chi sogna il mare, le spiagge o semplicemente un po’ di relax. Per i motociclisti, finalmente liberi dopo mesi di lockdown, il momento ideale per fare lunghe gite il weekend senza preoccuparsi del freddo e del buio. Viene quasi la malinconia pensare a quel periodo nel bel mezzo del grigiore autunnale, tra scrosci di pioggia e giornate sempre più corte. A me, personalmente, quello che manca sempre di più è la speranza – e la voglia – di riavere il libretto della mia moto. Ma facciamo un passo indietro.
È sabato 4 luglio 2020 quando, insieme a due amici, vengo fermato dalla Polizia Stradale in Valtrebbia per un normale controllo. Ci togliamo i caschi, mettiamo le mascherine e forniamo tutti i documenti agli agenti per le verifiche del caso. Ammetto che, in vita mia, ho perso il conto di quante volte Polizia Stradale, Carabinieri, Vigili Urbani e Guardia di Finanza hanno controllato la mia moto e i documenti della mia amata Street Triple RS. Ogni controllo è sempre terminato con un saluto cordiale, qualche scambio di battute e nessun rimprovero. Mai un verbale (in moto). E soprattutto, mai si sono lamentati del mio portatarga: un Evotech in alluminio, con la targa fissata a 30°, la luce a LED e il catarifrangente.

L'incriminato portatarga Evotech montato sulla mia Triumph Street Triple RS, rigorosamente posizionato a 30°L'incriminato portatarga Evotech montato sulla mia Triumph Street Triple RS, rigorosamente posizionato a 30°

Uno degli agenti che mi fermano vede il mio portatarga e  inizia a tirarlo – letteralmente – verso l’alto, con entrambe le mani, per verificare se potesse muoversi oltre i 30°. Purtroppo per lui, non si è spostato. Ma spingendolo verso il basso, la targa si è mossa di conseguenza, visto che il perno fisso a 30° non poteva sostenere il peso di un agente più alto di me (1,80 metri) e decisamente più corpulento del sottoscritto. Con l’unico intento di spostare la targa. Non appena questo è avvenuto, l’agente non ha avuto dubbi: questa targa non si deve spostare. Il libretto, ce lo teniamo noi”. Al che, guardo stupito i miei amici che nemmeno loro credevano alle proprie orecchie. Io, men che meno. Dopo nemmeno 10 minuti, è tutto pronto: l’enorme verbale (che trovate qui sotto) contestava il mio portatarga con “bulloni allentati”, 430 euro di contravvenzione e il libretto sequestrato dagli Agenti in attesa di una revisione straordinaria.

il verbale della multa con cui la Polizia Stradale di Piacenza attesta il ritiro del libretto della mia motoil verbale della multa con cui la Polizia Stradale di Piacenza attesta il ritiro del libretto della mia moto

L’incubo ha inizio. L’agente che mi ferma sostiene che “con quella targa fissata male puoi spostarla per evitare che te la leggiamo”, ma quando gli chiedo di misurare l’angolo di inclinazione (per mostrargli che oltre i 30° e sotto i 20° la targa non può muoversi) la sua risposta è: “Eh no, la targa non deve muoversi, non centra l’inclinazione”. Al che, il movente del mio libretto ritirato, è immediatamente cambiato. Assieme agli altri 4 agenti di Polizia presenti, provo a chiedere delucidazioni sulla situazione, segnalando che il mio portatarga non è assolutamente irregolare. Se chi vende questi accessori ti dice delle bugie, non possiamo farci nulla” risponde un altro agente. Ed ecco che, come per magia, la colpa è della “Lobby dei produttori di accessori aftermarket”. “Noi facciamo questi controlli per il vostro bene: qua, ogni settimana, c’è un incidente con uno di voi motociclisti”. Ah, non sapevo che un portatarga fosse un elemento pericoloso tale da minare la sicurezza stradale... Sempre più confuso, vengo sopraffatto da una sensazione di rassegnazione: quegli agenti non ne volevano sapere, il mio libretto lo volevano a ogni costo. Quasi come un premio della loro battuta di caccia giornaliera.

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Posto di controllo della Polizia StradalePosto di controllo della Polizia Stradale

In vita mia, mai ho dubitato dell’operato delle Forze di Polizia, ogni giorno in prima linea ad assicurare il bene di tutti in ogni circostanza, la strada in primis. Per questo, estremamente confuso, ho prontamente contattato Evotech raccontando quanto accaduto e chiedendo chiarimenti. Passa qualche giorno e, dopo un breve colloquio telefonico, mi viene inviato l’esploso del portatarga (contenente il fermo a 30° della targa) e la certificazione che ne confermi l’idoneità all’utilizzo su strada. I file, li trovate come allegati. Il tutto, a riprova che gli agenti non potevano in nessun modo ritirarmi il libretto per quel motivo. Sta di fatto che mi sono sentito un po’ in colpa: mai ho voluto mettere in discussione la professionalità di Evotech, un’azienda italiana che produce accessori aftermarket di alta gamma, tra le più famose del mondo e con tantissimi anni di esperienza alle spalle.

La Evotech, tra le aziende più rinomate nel mondo degli accessori aftermarket per moto e scooterLa Evotech, tra le aziende più rinomate nel mondo degli accessori aftermarket per moto e scooter

Dopo qualche giorno preso per riflettere su quanto accaduto e per tranquillizzarmi, ho effettuato delle ricerche nella zona, tra articoli di giornale e testimonianze di chi vive lì. scoprendo che la situazione in Valtrebbia è davvero disastrosa. Le Forze dell'Ordine e gli abitanti sono sul piede di guerra per garantire la sicurezza e la viabilità della SS45: nei fine settimana il parcheggio è selvaggio, il traffico elevato, gli incidenti non mancano e visto l’alto transito di motociclisti (con qualche incidente che li vede come protagonisti) ecco che i centauri diventano i capri espiatori di questa situazione. Purtroppo, andando contro una minoranza di “spericolati”, ci va di mezzo anche chi vuole solo godersi una giornata di relax tra le curve. Una vera e propria forma di razzismo nei nostri confronti: stai guidando una moto? Allora sei un criminale. Non hai fatto niente? Troveremo il modo per darti la colpa. E la vera colpa, ahinoi, è sempre legata a una piccola percentuale di chi, in strada, è un vero e proprio pericolo. Non sto parlando di chi gratta le saponette sui tornanti, ma di chi sorpassa prima di una curva cieca, chi puntualmente finisce nella corsia opposta quando esce da qualsiasi curva, e chi ne ha più ne metta. 

La mia Triumph Street Triple RS quando ancora poteva circolare liberamente...La mia Triumph Street Triple RS quando ancora poteva circolare liberamente...

Chi esce sconfitto da questa storia, oltre che il mio portafoglio e la mia Street RS, sono anche la Polizia Stradale e i produttori di accessori aftermarket. I primi perché, per colpa dell’errato operato di qualche “cowboy” si rischia di compromettere la reputazione di un’intera categoria di lavoratori. Proprio come quando un politico ruba, allora sono tutti quanti ladri. Oppure come se un banchiere commette un’azione fraudolenta, le banche diventano tutte delle truffe legalizzate. Come per colpa di qualche deficiente in moto, i motociclisti diventano tutti dei criminali. I secondi rischiano di perdere qualsiasi tipo di clientela: dopo quanto mi è successo, cosa mi porterebbe a spendere soldi per gli accessori della mia moto sapendo che le Forze dell’Ordine possono fermarmi e contestarmi (ingiustamente) qualcosa? In attesa di riavere il mio libretto, mi è stato chiesto “ma perché non hai fatto ricorso?”. Semplicemente, perché il rischio sarebbe stato quello di rimanere senza libretto per tantissimo tempo (anche due anni) visto i tempi e le modalità della Giustizia Italiana. Riavere il libretto della mia moto per poterla riutilizzare entro un tempo “umano”, nella mia personalissima valutazione costi-benefici, è valso gli oltre 400 euro di verbale.

E quindi, di chi è la colpa? Purtroppo non è un romanzo di Agatha Christie, dove l’assassino viene scoperto grazie all’aiuto di Hercule Poirot, ma è come uno dei peggiori racconti di cronaca nera: oltre alla vittima, ci sono tantissimi coinvolti e nessun vero colpevole. La colpa è essere passati quel giorno, in quel momento, in quell’esatto posto. Insomma, la cara e vecchia “sfiga”.


Pubblicato da Giorgio Sala, 18/10/2020
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