“Ciao Danilo, ti farebbe piacere venire a visitare lo stabilimento di Schuberth?” Così Alpa Distribution – importatore ufficiale per l’Italia di Schuberth e non solo – mi ha stuzzicato la fantasia. Ero già pronto a rispolverare quelle 3-4 parole in croce che mi ricordo di tedesco, ma leggendo bene la mail ho notato una cosa “sospetta”: il ritrovo per l’evento è a Schio… in Veneto, altro che Germania! Ebbene sì, l’eccellenza del costruttore di caschi teutonico per definizione ha sede in Italia, grazie alla divisione Schuberth Performance, specializzata nella realizzazione delle calotte dei caschi in fibra di carbonio per l’automobilismo e, con la nascita delC5 Carbon, anche dei caschi da moto. Sono stato tra i fortunati a prendere parte alla visita guidata all’interno del centro produttivo, una piccola realtà (poco più di 20 operatori), ma ad elevato tasso di professionalità e cura del dettaglio. Ora vi racconto cosa mi ha colpito e qualche segreto sulla realizzazione del casco C5 Carbon di Schuberth.
LABORATORIO SEGRETO Più che un centro produttivo – che uno si aspetterebbe caotico, sporco e rumoroso – sembra quasi un laboratorio segreto hi-tech il capannone di Schuberth Performance: tutto ordinato, regna la pulizia e il rumore (ad eccezione di alcune zone di lavorazione con macchinari in pressione) è ridotto al minimo. E d’altronde, come poi avrei avuto modo di scoprire nel proseguir della visita, in certe fasi delicate è fondamentale, quasi quanto abbassare il volume dell’autoradio quando si fa manovra.
PARTE TUTTO DA LI’ Alla base di tutto c’è la fibra di carbonio che, indovinate un po’, anche questa arriva da un’azienda italiana. Al contrario di quanto fatto da molti altri competitor, quella utilizzata per la realizzazione dei caschi Schuberth è già pre-impregnata delle resine indurenti. Questo consente l’utilizzo di “ricette” e pesi specifici in base all’utilizzo finale della fibra, che può essere strutturale (dunque più resistente) o estetica. Per entrambe vale lo stesso metodo di conservazione, ovvero un frigo a bassa temperatura che le mantiene al fresco e “dormienti”, col calore infatti le resine si attivano e il tessuto si indurisce perdendo malleabilità.
ZERO ERRORI Dopo aver tagliato la fibra in tanti piccoli pezzi sagomati (grazie al controllo numerico gli scarti sono ridottissimi) si passa alla realizzazione della calotta, la fase più delicata di tutto il procedimento, tanto dedicata da poter essere svolta solamente da pochi operai – forse meglio definirli artigiani – altamente specializzati. Il loro compito è quello di stendere i vari strati di fibra di carbonio – strutturale ed estetica – in stampi che Schuberth Performance ha affinato con anni di ricerca: indovinate in che materiale sono realizzati? Ovviamente in fibra di carbonio, materiale pià leggero dell’alluminio e meno stancante da maneggiare per la durata di un interno turno di lavoro, un’attenzione nei confronti dei suddetti operai, al fine di rendere il lavoro meno faticoso e ridurre al minimo ogni possibilità di errore. Si procede realizzando metà calotta alla volta, queste poi vengono assemblate e “cotte” e unite in autoclave. Dopo 3 ore a 130 °C a 7 bar di pressione la calotta prende forma, ma non è ancora tempo di cantare vittoria: se tra le due metà ci sono più di un paio di millimetri, o emergono altri errori nella stesura del tessuto in fibra, il casco viene scartato. Il procedimento e l’attenzione al dettaglio sono gli stessi, che si stia realizzando il casco del Campione del Mondo di F1 Max Verstappen o quello del Signor Mario Rossi. L’ultima fase della lavorazione è quella del taglio di tutte le aperture visiera e prese d’aria oltre a quelle necessarie per il fissaggio di tutte le componentistiche accessorie. Dopo una levigatura - e verniciatura trasparente presso un’azienda esterna sempre italiana – i caschi vengono inviati in Germania per l’assemblaggio del resto delle componenti.
F1 GP Emilia Romagna 2024: Max Verstappen (Red Bull) | Foto: XPB
SOLDI BEN SPESI Attenzione ai materiali, alle fasi di lavorazione e un continuo controllo di qualità (ogni fase di lavoro è seguita da un gestionale) rendono il C5 Carbon uno dei migliori caschi modulari attualmente in commercio, e giustificano la spesa “non popolare” per poterlo acquistare: il suo prezzo di listino è di 1.500 euro. Tanti? Personalmente i soldi necessari all’acquisto di un casco vanno visti come un investimento sulla propria sicurezza, e vi racconto un aneddoto emerso durante la visita al museo Schuberth attiguo allo stabilimento: i piloti di F1 – dove Schuberth è leader e uno dei soli 3 produttori abilitati – scelgono il casco che più li fa sentire sicuri e non vengono (salvo rari casi) sponsorizzati – e dunque pagati - come avviene nel motociclismo. In Schuberth oltre a Verstappen hanno avuto fiducia Heifeld (il primo), Michael Schumacher, Hulkenberg, Perez ma anche Vettel e Ricciardo. Insomma, direi che c’è da fidarsi, no?