L'edizione dei trent'anni doveva essere quella della festa invece si è spenta ancora prima di partire. Toppo rischioso attraversare la Mauritania, il carrozzone sopravvissuto perfino alla morte del suo inventore deve fermarsi. Non era mai successo.
FERMATE I MOTORI Uno stop che ha del tragico, un po' per le motivazioni e un po' per i danni colossali che porterà all'organizzazione e agli stessi partecipanti. Dopo trent'anni di edizioni ininterrotte la Dakar 2008 deve inginocchiarsi alla paura del terrorismo.
MAURITANIA A RISCHIO Il problema è in Mauritania, lo Stato più apprezzato dai motociclisti per le sue difficoltà, e che avrebbe ospitato ben otto tappe della maratona africana. Il Paese non è proprio tranquillo, la vigilia di Natale quattro turisti francesi (di cui due bambini) sono stati uccisi da un gruppo terroristico e già il governo di Parigi aveva caldamente sconsigliato l'organizzazione dall'attraversare il Paese. Le voci sempre più insistenti, di attacchi terroristici kamikaze proprio rivolti alla carovana francese hanno fatto il resto, e la Dakar è stata annullata.
LA PRIMA VOLTA Si tratta di un evento straordinario, mai prima d'ora la maratona africana più famosa si era dovuta fermare. Dal 1978, a questa corsa spesso criticata per la sua pericolosità, hanno preso parte oltre 13.000 partecipanti, la maggior parte dei quali in moto, la disciplina considerata ovviamente più difficile ma anche più "pura" per vivere l'Africa con un mezzo a motore.
IL PERCORSOIl percorso del 2008 partiva da Lisbona e raggiungeva Dakar dopo 9.273 km di fuoristrada, con tappe Marathon che arrivavano anche fino a 834 km. Il nodo centrale della gara era proprio la Mauritania e per questo l'organizzazione ha dovuto dare forfait (annullare una tappa non sarebbe stato un problema, è già successo altre volte).
ANNO RECORD Questo sarebbe stato l'anno dei record anche per gli iscritti, che hanno toccato le 570 unità, metà dei quali motociclisti e quasi il 40% alla prima partecipazione. Una gara, quindi, il cui fascino andava ben oltre le critiche che ogni anno piovevano addosso a Etienne Lavigne, il patron della competizione, e che, sia pur snobbata dai grandi media,manteneva un grande appeal. Non si giustificherebbero altrimenti i quasi 500 giornalisti accreditati.
DAKAR ADIEU? Questo annullamento rappresenta senz'altro un colpo durissimo per l'organizzazione. Sarà da vedere come la ASO gestirà una situazione senza dubbio problematica con i concorrenti "lasciati a piedi". Il rimborso dell'iscrizione pare il minimo ma come la mettiamo con la preparazione dei mezzi, le ferie, gli investimenti fatti dai corridori (la maggior parte privati)? Certo il pericolo era forte e la decisione giusta, ciò non toglie comunque che monsieur Lavigne adesso abbia una bella gatta da pelare.