Darwin diceva che tra uomo e scimmia mancava un anello di congiunzione. Ecco, tra i primi anelli di congiunzione tra bici e moto troviamo il Derny, che è letteralmente una bicicletta a motore che ha dato il nome a una specialità che, oggigiorno, è passata di moda. Il fascino di questa gara anacronistica resta ancora forte per gli appassionati di ciclismo: il Derny, guidato da un coach, si posizionava davanti al ciclista che, grazie all’effetto scia, raggiungeva velocità anche vicine ai 100 km/h (sia su pista, sia in strada come la Bordeaux – Parigi). Le distanze coperte erano tra i 25 e i 40 km per evento. Sembra di parlare di preistoria, pensando soprattutto alle e-bike che fungono da ''Derny'' nelle gare di ciclismo su pista.
Una foto d'archivio del Derny con livrea Motul
LA STORIA Il Derny è stato progettato e realizzato da Roger Derny e dai figli, una famiglia di ciclisti tra il 1936 e il 1958. Sostanzialmente è una bicicletta caratterizzata da un telaio più robusto rispetto a una bici tradizionale. Altra caratteristica peculiare di questo progetto è il serbatoio posto sotto al manubrio, che contiene una miscela di benzina-lubrificante che alimenta un motore monocilindrico 2 tempi da 98 cc. Il cambio a due marce garantisce una velocità massima che, spesso, superava i 100 km/h. La produzione di questi veicoli cessò nel 1958, dopo circa 7.000 veicoli prodotti e un progressivo avanzamento delle motociclette.
Il Derny con livrea Motul è stato realizzato tra gli anni '30 e '50
COSA CENTRA MOTUL CON I DERNY? L’azienda francese ha iniziato una partnership con Derny negli anni ’50, con ottimi risultati pubblicitari ma anche tecnici: non è mai stato registrato nessun guasto tecnico ai Derny che han partecipato alle gare ufficiali in Francia. Il modello protagonista del nostro articolo è stato utilizzato per alcune gare “storiche” fino al 1985, anno in cui è stato abbandonato a sé stesso. 36 anni dopo, Motul l'ha scovato nel sud della Francia, lo ha acquistato e lo ha riportato... a casa.